Recensione: Il giullare di morte di Elia Banelli edizioni  Alter Ego 

Recensione: Il giullare di morte di Elia Banelli edizioni  Alter Ego

 

“Il giullare di morte” (Alter Ego) segna il ritorno sulle scene letterarie del brigadiere Franco Laganà meraviglioso personaggio uscito dalla penna e dalla fantasia di Elia Banelli. Dopo le vicende narrate nel precedente romanzo intitolato “L’uomo dei tulipani” (Alter Ego) e aventi come scenario principale Città d Castello, un nuovo caso aspetta di essere risolto dal brigadiere. Questa volta si tratta di dover volare, in Calabria, nella città di Catanzaro dove oltre alla normale, si fa per dire, lotta contro la n’drangheta gli uomini della Procura locale si trovano a dover fare i conti con una serie di strani omicidi. Laganà viene quindi inviato in terra calabra proprio per essere aggregato agli uomini del Comando provinciale di Catanzaro e dar loro supporto per una rapida risoluzione di questi che vengono visti in un certo senso come casi minori. Per Laganà, emiliano di nascita ma calabrese d’origine, è un po’ un salto nel passato, a quando passava le vacanze estive con la famiglia ad Africo, un paesino in provincia di Reggio Calabria che ha dato i natali a suo padre. Rispetto alla primo romanzo, quando Laganà si è dovuto scontrare con il mondo viziato dell’alta società e delle storture del sistema bancario, questa volta dovrà da fare i conti con la microcriminalità che imperversa nei quartieri delle periferie abbandonate a se stesse e con storie di reale disagio, abbandono, solitudine. Elia Banelli usando la cornice del giallo ci racconta molto di un territorio che vive enormi controsensi, ne svela i malcostumi endemici in una sorta di denuncia sociale molto forte. Senza dubbio Il giullare di morte può essere visto come una sorta di esperimento letterario molto coraggioso, ma a mio avviso molto ben riuscito, quello di raccontare con uno stile molto vicino a quello dei migliori giallisti del Nord Europa una vicenda che si svolge in contesto, anche geografico ma non solo, decisamente antitetico rispetto alle ambientazioni a cui quel tipo di narrazione ci ha abituati.  In questo romanzo Banelli ci racconta una Catanzaro sconosciuta al grande pubblico in maniera molto profonda non mancando di regalarci scorci di tradizione sia a livello di costume che culinario. Per la dovizia di particolari con cui Elia Banelli ci descrive il capoluogo calabrese sembra davvero di essere lì, a fianco di Laganà e dei suoi compagni di indagine, si riescono a percepire vividamente le atmosfere, i suoni e gli odori dei vicoli e delle vie della città regalando al lettore un’esperienza di lettura molto molto interessante. Anche i vari personaggi sono caratterizzati in maniera assolutamente eccelsa e questo aiuta il lettore a creare con essi un rapporto quasi intimo che si protrae per tutto il tempo della lettura. Ovviamente il momento in cui la storia finisce, in cui si volta l’ultima pagina, sarà un po triste sapendo di dover salutare i personaggi che fino a quel momento ci hanno fatto compagnia, ci hanno accompagnato nel racconto delle loro vicende. La speranza è ovviamente che per Laganà si tratti solo di un arrivederci a presto e non di un addio. Gli ingredienti per un bel noir ci sono tutti, non manca infatti una buona dose di azione come non manca naturalmente il lato investigativo, il tutto condito con una spruzzatina di eros. La scrittura è sicuramente molto fluida, il linguaggio forbito è arricchito, alla bisogna, da un buon contributo del dialetto locale. Noir sicuramente ben strutturato, elegante, coinvolgente, intrigante, emozionate e soprattutto molto intelligente. Non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo della saga dedicata a Laganà perché non posso pensare che un personaggio di questo livello possa fermarsi qua.

David Usilla

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