RECENSIONE: “GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI” – MARTINO SGOBBA – DIALOGHI EDIZIONI

RECENSIONE: “GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI” – MARTINO SGOBBA – DIALOGHI EDIZIONI.

 

La raccolta di racconti, che hanno t tti legati dalo stesso filo conduttore, scritti da Martino Sgobba è assolutamente godibile.

La scuola è l’argomento attorno al quale in un modo o nell’altro ruotano i racconti, anche se forse sarebbe meglio definirli sketch.

L’autore conosce bene l’ambiente della scuola essendo ex-docente di filosofia nonché ex-dirigente scolastico.

Alla raccolta, fa da sfondo, ma fino a un certo punto, la presenza della religione, come si può notare dal titolo: “Gli ultimi saranno i primi” in cui viene presa in prestito un’ affermazione di Gesù, presente nella “Parabola dei lavoratori” del Vangelo secondo Matteo.

Non c’è assolutamente rigore religioso nel lavoro di Martino Sgobba, anzi la vena umoristica è ben marcata. I racconti nel libro sono nove  e chissà se questo numero è casuale o è una scelta per richiamare ancora una volta al sacro.

Nel volume troviamo:

 

  • Gli ultimi saranno i primi
  • Il miracolo
  • La salvezza
  • L’evangelizzazione
  • Il Santo Rosario
  • La legge
  • La provvidenza
  • La riforma
  • L’esistenza di Dio

 

In questa particolare raccolta di racconti, l’autore Martino Sgobba presenta una galleria di situazioni che si verificano nel mondo della scuola, dove l’istituzione preposta alla nostra formazione umana e culturale è tutt’altro che perfetta, fra docenti assunti senza merito, studenti svogliati, dirigenti dittatori, candidati agli esami che li passano per il rotolo della cuffia. Il tutto è affrontato con una buona dose di ironia, fra personaggi che sono palesemente delle macchiette già a partire dai loro nomi e cognomi, piuttosto indicativi di ciò che sono e che fanno.

La presenza della religione ha molteplici chiavi di lettura, secondo me il messaggio subliminale e ancora una volta ironico e lo interpreterei così: per salvare la scuola abbiamo un terribile e imminente bisogno che Dio ci aiuti.

Matteo Melis

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