Occhiali Neri – Atmosfere, oscurità e una sensibilità inaspettata!

Occhiali neri

Anno: 2022

Titolo originale: Occhiali neri

Paese di produzione: Italia, Francia

Genere: thriller

Regia: Dario Argento

Produttore: Asia Argento, Noëmie Devide, Brahim Chioua, Vincent Maraval, Laurence Clerc, Conchita Airoldi, Laurentina Guidotti

Cast: Ilenia Pastorelli, Asia Argento, Andrea Gherpelli, Mario Pirrello, Maria Rosaria Russo, Gennaro Iaccarino, Xinyu Zhang, Paola Sambo, Ivan Alovisio, Giuseppe Cometa, Gianluca Giugliarelli, Guglielmo Favilla, Viktorie Ignoto, Gladys Robles, Mario Scerbo, Maurizio Jiritano, Fabrizio Eleuteri, Tiffany Zhou

A Roma un serial killer prende di mira le prostitute. Una di queste viene aggredita appena uscita da un hotel e brutalmente strangolata. Diana, qualche giorno dopo, ha un incontro strano ed inquietante con un cliente e la sera stessa diventa vittima di un devastante incidente stradale, in cui una coppia di coniugi muore e il figlio si salva miracolosamente. Anche Diana sopravvive ma l’impatto la rende cieca probabilmente per sempre. Chin, il bambino che si è salvato e rimasto orfano, finisce a casa di Diana, che tormentata dai sensi di colpa decide di fargli da madre adottiva. Nel frattempo gli indizi portano a far pensare alla polizia che il serial killer di prostitute e chi ha spinto Diana al tremendo incidente sia la stessa persona. Lei e Chin iniziano ad indagare sulla faccenda.

Potrei dire che considero Dario Argento un regista sopravvalutato, ma non sarebbe corretto. Sopravvalutato si addice a chi in realtà non ha talento, e il buon Dario invece ha dimostrato fin dai suoi primi film di poter dare tanto al cinema e infatti ecco che arrivano capolavori quali Profondo rosso e Suspiria. Devo invece ammettere che arrivato ad un certo punto ha toccato un culmine creativo che si è sgretolato via via sempre di più. Grande colpa imputabile al cineasta è stata a mio avviso quella di accontentarsi e scavarsi una nicchia nel trash, ma quello sbagliato, quello che si prende sul serio. Vittima della ripetizione di dinamiche conclamate, ribadite all’inverosimile, fino alla nausea, il declino di Dario Argento ha voluto obbligare le masse ad assistere a film deboli, o privi di pathos o troppo ricchi di esso, scanditi da recitazioni scadenti e dialoghi insulsi, con sceneggiature al solo ed unico servizio del suo ristretto immaginario. Insomma, dopo Suspiria, per quanto mi riguarda, un disastro.

La sorpresa ad assistere a Occhiali neri è perciò stata considerevole! Il regista romano stavolta, pur non rinunciando ad un intreccio già visto all’interno della sua filmografia, sembra tornato allo stile autoriale degli esordi, in cui atmosfere e messa in scena vengono messi in primo piano rispetto al mero delitto efferato. Musiche carpenteriane (plauso necessario per Arnaud Rebotini) fanno così da corollario ad una Roma principalmente notturna, a tratti boschiva e in cui compare anche un fiume pieno zeppo di serpenti, segno dell’immaginazione mai abbastanza tracotante ed imprevedibile di Dario Argento. Sotto le spire opprimenti di Occhiali neri si snoda il dramma di Diana, bellissima donna che perde la vista e deve per giunta difendersi da una presenza oscura che la tormenta.

Occhiali neri

Trovo sia stata proprio questa scelta ad infondere al nuovo film di Argento una profondità assente alle sue passate produzioni, un inaspettato impeto di maturità che gli ha fatto scovare una scintilla di umanità e sensibilità all’interno di un’escalation continua di violenza spesso insensata e robotica. Dialoghi e equilibrio tra silenzi e parlato vengono affrontati con la giusta enfasi, dando un’intensità interpretativa quasi catartica. Recitazione e approfondimento dei personaggi risulta per lo più soddisfacente, considerati gli standard; troviamo persino una Asia Argento rinvigorita e convincente nei panni dell’istruttrice per ipovedenti, mai così immedesimata nel personaggio. Brava e naturale la Pastorelli nel ruolo di Diana. Rimane la paura e la tensione, sfere per le quali Argento padre si dimostra abile maneggiatore. Emerge meno l’indagine e il thriller riguarda più la giustizia personale, mentre l’elemento horror tanto inseguito stavolta viene totalmente ignorato. Torna invece un elemento principe dei film del regista, ovvero quello della natura salvifica degli animali; dopo gli insetti in questo caso si parla di cani.

Non un’opera storica Occhiali neri, quanto lo sono stati Profondo rosso o Suspiria, ma sicuramente un film solido, elegante nel suo dispiegarsi, dalle idee chiare e coerente dall’inizio alla fine, capace di coniugare cinema italiano e internazionale, come già era successo nella carriera di Argento, ma questa volta con un tocco di classe inaspettato. Una firma davvero sorprendente. Bravo!

Marco Zanini

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