Metallica – Kill ‘Em All – Il primo assaggio di thrash metal americano.

Metallica – Kill ‘Em All

 

Anno: 1983

Provenienza: USA

Genere: thrash metal

Membri: James Hetfield – voce e chitarra; Kirk Hammett – chitarra; Cliff Burton – basso; Lars Ulrich – batteria

Casa discografica: Megaforce Records

 

  1. Hit The Lights
  2. The Four Horsemen
  3. Motorbreath
  4. Jump In The Fire
  5. (Anesthesia) Pulling Teeth
  6. Whiplash
  7. Phantom Lord
  8. No Remorse
  9. Seek & Destroy
  10.  Metal Militia

 

Un martello insanguinato. Uccidiamoli tutti. I Metallica, rocker ultramiliardari oggi, giovani scapestrati ai tempi, inaugurarono così in California il percorso che li vide tra gli artefici principali di una nuova corrente musicale. Abbagliati dagli orpelli e dal raffinato gusto degli dèi del rock e dall’irruenza del punk, i quattro ragazzacci imbastiscono qualcosa di incredibilmente innovativo che velocemente si espande a macchia d’olio in tutto il continente e oltre.
Il discorso si apre con la fulminante Hit The Lights. E’ di chiara scuola speed metal che stiamo parlando, che preannuncia però un’abrasività e una cattiveria tipiche di quello che sarà il thrash metal. Assoli supersonici da pelle d’oca, voce acida e grattata, il tutto inaugurato da una pioggia di piatti e accordi aperti che ancora oggi vengono utilizzati da un milione di gruppi di ogni genere per aprire i concerti. Indubbiamente acerbo ma riesce a far muovere la testa ed incuriosisce non poco.

Nonostante siano al loro primo disco i Metallica si cimentano già in quello che sarà un po’ il loro marchio di fabbrica, cioè il brano lungo ed articolato (tendenza che li avvicina sicuramente alle loro radici più hard rock e progressive e che si evidenzieranno nella maggior parte dei loro pezzi futuri). The Four Horsemen è ambiziosa e infatti annovera al suo interno vari passaggi che la rendono un piccolo gioiello, anche se siamo ancora lontani dalle opere di cesello che sentiremo più avanti. Dal vivo, grazie comunque alle sue chitarre aggressive e spietate e alla sua epicità, guadagna qualcosa di più nell’impatto, limitato qui dalla produzione non eccellente. Un episodio che va valutato per l’intenzione, lasciando da parte i limiti comunque accettabili della band in quel momento. Il titolo è riferito ovviamente ai quattro componenti che in quegli anni erano definiti appunto “i quattro cavalieri”.
Immediata, semplice, senza fronzoli. Motorbreath rappresenta un po’ l’essenza del puro thrash metal. E’ infatti uno dei momenti più spediti di Kill ‘Em All, d’altronde si parla di motori. Perfetta per il pogo e l’headbanging. E’ ancora oggi una delle canzoni più ricordate dai fan. Con Jump In The Fire si passa ad una fase dell’album dove emergono le influenze più classiche dei quattro. Se non ci trovassimo di fronte ad un gruppo thrash metal infatti si potrebbe dire che sia un pezzo dei Budgie o dei Diamond Head (annoverati dai Metallica tra i loro gruppi preferiti). Anni ’70 e NWOBHM si fondono in un amalgama di chitarre calde molto lontane dalla violenza del resto del disco, che comunque riesce a farsi apprezzare per il suo gusto romanticamente rock. Anche lo strumentale seguente, (Anesthesia) Pulling Teeth, costituisce l’anima di Kill ‘Em All stratificandola. Affidato alla maestria di Cliff Burton, che tira fuori dal suo basso suoni ultraterreni suonandolo come se fosse una chitarra, l’esercizio colpisce per la particolarità delle sue sonorità e della sua scrittura. Un altro episodio che esula dal thrash metal e che prematuramente mette in luce una certa ampiezza di vedute dei Metallica.

www.youtube.com/watch?v=yxHw2CmdI9A

Whiplash invece è uno dei momenti più violenti ed influenti della storia di questo genere. Spesso ripresa da altri gruppi, mantiene ancora oggi una carica selvaggia e una potenza indomabile. In questo senso è curioso che l’esasperata ritmicità non viene data dalla batteria, piuttosto compassata considerati i picchi raggiunti da altri batteristi thrash, ma dalle chitarre implacabili. Un diamante grezzo spietato ed inarrestabile.

A questo punto il disco, a mio parere, entra nel vivo e con Whiplash, Phantom Lord e No Remorse, trasmette ciò che di meglio il gruppo ha da offrire in questo momento. Nel caso di queste ultime due tracce il pubblico è stato a mio avviso troppo parsimonioso di elogi. Phantom Lord e No Remorse sono infatti due cavalcate speed metal di assoluto valore, nonostante l’immaturità. La costruzione della prima è densa di momenti esaltanti: scorribande, arpeggi, riff cupi e assoli al fulmicotone. Condotta da un motivo di chitarra arrembante e concluso dall’urlo disperato di Hetfield: “ Fall to your knees and bow to the Phantom Lord!”. Questo è il thrash metal. In No Remorse invece gli assoli di chitarra fluviali sconquassano l’ascoltatore fino agli orecchiabili ritornelli: “War without end” “ No remorse, no repent, we don’t care what it meant, another day, another death, another sorrow, another breath.”
Seek & Destroy è un vero e proprio inno thrash, che nonostante questo si attesta su velocità davvero modeste. L’impatto viene riservato tutto alle chitarre e ai ritornelli trascinanti e orecchiabili. Suoni sporchi e scricchiolanti, un perfetto quadro del nichilismo e della disperazione stradaiola del gruppo, che si atteggia come un branco di teppisti.

Per chiudere la pratica i quattro dell’apocalisse innalzano il plotone d’esecuzione e spediscono tutti al creatore con un pezzo trita ossa. Un riff infido si insinua tra le pieghe ultra grattate delle chitarre e inaugura la devastazione rutilante di Metal Militia. E’ il primo assaggio del thrash metal americano: provocatorio, cattivo, nichilista, violento, sporco ma in grado di mantenere quell’emotività tipica di tutte le forme di rock. Kill ‘Em All, un’opera rivoluzionaria sotto tutti i punti di vista: ai tempi per aver mostrato una nuova via, negli anni a seguire per aver alimentato il percorso dei suoi artefici, unico all’interno del genere. E’ vero, è un inizio immaturo, come spesso capita. Per quanto mi riguarda però a volte per fare un grande disco non serve fare le cose perfette. Per il coraggio, la qualità e il significato che ha avuto nel tempo questo è un disco da 10.

Voto: 10

Zanini Marco

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