Meglio con loro. Diario di un veterinario libertario di Paronuzzi Alessandro

Meglio con loro. Diario di un veterinario libertario di Paronuzzi Alessandro

Paronuzzi

Dago, Batman, Nathan Never, Rambo, Elvis: chi di noi non si sente un po’ uno di loro? Per non parlare di Mosè, Briciola, Birba, Cipollina…
Inutile menare il can per l’aia: è un mondo di bestie, e si vede.
Come mascotte della biblioteca comunale mi sono fatto un’enorme cultura sul mondo umano dalle pagine che tappezzano il fondo della mia gabbia, pagine che vengono quotidianamente sostituite, dopo che vi ho apposto i miei commenti freschi di giornata.
La lettura è l’unica cosa che riesce a risarcirmi almeno in parte dei voli mancati e di tutte le pappagallesse che non potrò mai conoscere.
Ho avuto l’occasione di scorrere alcuni stralci di un famoso libro ritenuto sacro dagli animali-uomini, il quale sostiene che essi sono solo gli ultimi arrivati. Anche un tale Darwin era giunto a una simile conclusione, per tutt’altre vie. Purtroppo la sua teoria, che dovrebbe insegnare una sorta di francescana umiltà, è stata spesso impugnata e travisata dai suoi fratelli umani.
La legge del più forte e del più adatto è divenuta la bandiera di quanti vedono la natura come un grande supermercato dove l’homo sapiens è autorizzato a servirsi senza farsi troppi scrupoli.
“Gli esseri umani sono animali. A volte mostri, a volte sublimi, ma sempre animali. Preferiamo pensare a noi stessi come ad angeli decaduti, ma in realtà siamo scimmie evolute.”
Così dice il famoso antropologo Desmond Morris, e i miei otto grammi di cervello pappagallesco ci tengono a sottolineare come “evoluto” non significhi affatto “migliore”, allo stesso modo in cui le razze umane più arcaiche non sono inferiori o meno intelligenti di quelle più recenti.
Per la Natura siamo tutti sullo stesso piano, qualunque sia il nostro numero di zampe, ali o pinne, e comunque suoni il verso con il quale diciamo il nostro “sono qui!” al mondo.

Un tema molto importante, a qualunque specie e classe voi apparteniate, è quello della salute. Per questo è stato istituito l’ordine dei veterinari.
Alcuni di essi sono specializzati in esseri umani, gli altri non hanno che da sbizzarrirsi nel milione e mezzo circa di specie restanti.

A quest’ultimo manipolo di coraggiosi appartiene Alessandro Paronuzzi, di razza triestina, che impugna il suo caduceo per guarire gli amici mici, i cani di tutte le marche, i volatili ed altri pazienti più o meno occasionali.
C’è chi tiene il quaderno dei sogni, chi il registro delle entrate e delle uscite, quest’individuo, veterinario veterano, tiene da anni il diario delle sue esperienze in studio e sul campo.
Centinaia di spezzoni compongono il racconto, brandelli di allegria, di apprensione, di stranezze, addii e benvenuti, conditi con lacrime di gioia e di tristezza, registrati senza artifici letterari né forzature, messi in piatto, o meglio in ciotola, così come stanno.
Come dimenticare quella signora che per non far sapere ai vicini che possiede quattro gatti ha dato loro il nome di Alice I, Alice II, Brava e Vienmagnar, di modo che all’ora del pasto può dire: “Alice, brava, vienmagnar!”, facendo credere di stare chiamando un gatto solo? Poi c’è Simba, uno dei gatti dell’autore, ghiotto di melone; una gatta per la quale i padroni hanno scelto il nome tipicamente femminile di “Ugo”, e Hoover, cane chiamato come una famosa marca di aspirapolvere per la sua abilità nel fare piazza pulita del cibo. Qualche raro animale riesce a passare alla storia, come il cane Rigel, che con il suo abbaiare nel buio ha permesso di salvare decine di vite umane nella tragedia del Titanic. E vi sono soprattutto tutti quei piccoli episodi intrecciati alla nostra quotidianità che narrano di uomini bestiali e bestie umane, storie che sono spesso, ma non sempre, a lieto fine.
Per giunta qua e là fanno capolino, come tante buone arachidi in mezzo alle noci, fior di citazioni letterarie, da Saint-Exupéry a Dostoevskij, da Baudelaire a Camus, e tanti altri.
Insomma, ce n’è per tutte le teste e per tutti i cuori.
Non vi resta che precipitarvi in libreria, ed acquistare “Meglio con loro”.
Se non fanno entrare i vostri padroni, niente paura: legateli fuori, e vi aspetteranno, mi auguro pazientemente, al massimo emetteranno un po’ dei loro buffi versi infarciti di vocali e consonanti, con i quali pretendono di comunicare, ed in effetti non ci riescono.
Ma conto sempre nell’evoluzione della specie… è la nostra unica speranza. Basta non farsi prendere dal pànico, o, nel nostro caso, dal panìco.

“Meglio con loro”, di Alessandro Paronuzzi, Stampa Alternativa 2005

 

Francesco Gizdic
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