“Tartare/ i colori che accadono” – Silloge di Lorenzo Della Morte – Analisi ed intervista

“Tartare/ i colori che accadono” – Silloge di Lorenzo Della Morte – Analisi ed intervista

 

“Tartare/ i colori che accadono” è una silloge scritta da Lorenzo Della Morte e pubblicata dalla casa editrice AttraVerso nel 2021, collana Percorsi. Nella prefazione, con la data di novembre 2020, si esalta il tipo di poesia del poeta Della Morte, come capace di suggestionare, di toccare punti semplici ma essenziali. Una poesia che non spiega, ma racconta e svela attraverso sensibilità e sensi, come una pennellata dei pittori impressionisti. Tramite i versi del poeta Jean Claude Izzo (una dedica nella silloge), viene idealizzato l’amore romantico, ma non in tono melenso ed edulcorato, ma in modo profondo e semplice. La silloge consta di 58 pagine.

Nella poesia “Manifesto dell’Inarreso”, viene descritta l’estate (“Le energie del sole estivo”), ma anche la sfiducia, il nichilismo e il pessimismo verso il futuro. Ecco che il poeta Della Morte di sente svuotato della sua energia e della sua anima: alla fine prevale la speranza, il pensare al domani come una meraviglia, il proposito di cambiare e di progettare.

Nella poesia “Intimità” c’è una similitudine nascosta fra la nebbia (“Si nasconde alla vista”) e una donna amata; un’amante che appare fragile e misteriosa, ma anche forte della sua femminilità, del suo vigore. Non è la prima volta che la natura si antropomorfizza e diventa un’entità umana, assimilabile nella forma e nel contenuto a una donna o a un uomo. Per la corrente romantica, la terra è viva e pulsante, anche la parola, non è avulsa del suo significato. Tutto appare come sogno onirico, qualcosa che si è intravisto in viaggi mentali e viene raccontato nella realtà. In questa poesia la figura femminile viene caratterizzata da “abbagliante splendor”, un po’ come nella letteratura antica, quella greca, in cui veniva dato un epiteto (il piè-veloce Achille) ai protagonisti delle vicende, dall’Iliade all’Odissea, includendo le liriche greche, basti pensare alla poetessa Saffo.

In “Mirabilis Jalapa” un’altra volta si affronta un’antropomorfizzazione: la luna che si può notare di notte, quando tutti dormono e l’oscurità risplende. La luna nel corso della letteratura è stata oggetto di molte similitudini. In questo caso viene presa come spunto la notte, origine di tutti i misteri, di tutte le sensualità nascoste fra amanti, dell’inconscio che esplode. Sogniamo di notte, e l’inconscio ci pervade, tutti gli archetipi ci fanno comprendere che siamo umani, che desideriamo e nascondiamo i nostri desideri. Per Freud l’Es è la parte più misteriosa e prolifica, ma il Super-Io nasconde e razionalizza la prima parte nell’uomo.

In “Cambiamento” si auspica una rivoluzione, un cambiamento che metta in discussione tutto: ma il vero cambiamento parte da dentro noi, dalla nostra anima, dal voler modificare i nostri difetti davanti alla realtà del mondo. In questa poesia il poeta Della Morte racconta che non cambia granché, che si ritorna allo stesso punto di partenza, ma non è vero in verità: perché anche se ci sembra di stare fermi, tutta la vita scorre e noi cambiamo con essa, ci assimiliamo alla realtà, facendone parte.

In “Equilibrio dinamico”, si esplora l’altezza e la vertigine che non è paura di cadere, ma desiderio, secondo alcuni psicanalisti, di buttarsi giù, volendo osare, volendo esplorare l’aria, l’atmosfera, il cielo.

La sommità della montagna (descritta da una climax che riconduce all’alto, alla sommità e al cielo) pone interrogativi: dove siamo, dove andiamo, cosa facciamo. Domande semplici che però pongono l’uomo al centro di tutto, al centro di ogni domanda. Nell’aria si danza, ci si ricongiunge alla divinità che sta in alto secondo la tradizione cristiana,  ma in realtà il poeta Della Morte abbraccia una visione panteistica del mondo, la divinità sta nella natura che parla e che comunica in essa.

In “Onere e Onore” c’è una discussione su cosa significhi  “sentimento”: certamente la sensibilità da un lato permette di comunicare meglio e più in profondità, mediante il linguaggio dell’anima, ma dall’altro lato “sentire” ci rende più vulnerabili, più attaccabili, meno integrati nella realtà ordinaria, tuttavia bisogna affrontare il rischio di rimanere soli, in solitudine.

In “Haiku di Primavera” la natura è in simbiosi con l’uomo: tutti gli animali in primavera si risvegliano dopo un lungo letargo. La primavera è il tempo degli accoppiamenti, degli amori, delle effusioni, delle scoperte, di tutto quello che comporta avere le percezioni aumentate di intensità.  Secondo la mitologia greca, la primavera combacia con l’arrivo di Persefone/ Proserpina, la dea greca della primavera. Era stata strappata da Ade alla terra e confinata agli Inferi per sei mesi. Ma per altri sei mesi, Proserpina riesce a risalire in superficie e ricongiungersi con sua madre Demetra: sono i mesi in cui sulla terra troviamo la luce e il sole.

Ho apprezzato questa silloge per l’amore nei confronti della natura, per la lirica che non è appesantita, per il continuo sentire. Consiglio questa silloge per chi vuole intendere gli animali, come esseri sublimi (come scrive il poeta), e per chi celebra le stagioni come una meraviglia, un’apparizione. Viene descritta una Mano Suprema che muove tutto, un deus ex machina che agisce di nascosto. Tutta la divinità viene vista in forma panteistica: la divinità è in ogni dove, sublimando e vivificando l’ambiente circostante, la natura, gli animali e l’uomo.

Eloisa Ticozzi

 

Intervista a  Lorenzo Della Morte

 

Lorenzo Della Morte

Dopo aver recensito  la  silloge: “Tartare i colori che accadono”, scritto da Lorenzo della Morte, edito da Attraverso editore abbiamo  la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con il poeta

. Buongiorno, grazie di essere passato a trovarci, possiamo darci del tu?

 

  • Come vive un poeta nel 2021?

Innanzitutto grazie di questa bella opportunità per conoscerci e parlare di “Tartare”. Che dire, nulla di più e nulla di meno del modo in cui chiunque vive. Diciamo che però nel tempo ho imparato a conoscermi e a conoscere i miei tempi: so quando ho bisogno di staccare, quando non c’è tempo neanche per un sospiro e quando voglio o devo ricaricarmi in Natura. In questi momenti è più facile riflettere sui propri pensieri e appuntare qualche idea.

  • Scrivi le tue poesie sul PC o carta e penna?

Data l’estemporaneità di molte immagini e frasi che vanno poi a comporre le mie poesie, ho sempre preferito carta e penna. Anche se, non nego che è capitato di accostare la macchina, per appuntare tra le note del mio cellulare qualche verso o idea che volevo descrivere a parole.

  • Visto il tuo cognome giochiamo un po’ qual è il tuo pensiero sull’aldilà? Hai mai pensato di dedicargli una silloge?

Nella mia visione del mondo naturale, credo che la vita sia un “fatto biologico” e non la leggo in altri modi. Reputo che abbiamo tante esperienze da vivere e cose da fare in questa vita da non aver bisogno di pensarne ad altre.
Per quanto riguarda una silloge sul tema dell’aldilà, fermo restando che ritengo più interessante una silloge intera sull’aldiquà, non credo che mi sia mai passato per la mente una raccolta su questo tema, prima di tutto perché non è nel mio stile incentrare una raccolta intorno a un unico tema. Comunque, il mio pensiero sull’aldilà è già inciso tra le righe di una delle poesie di Tartare, “L’Archè della Physis”.

  • Quando hai capito che eri un poeta?

Prima di questa pubblicazione, sicuramente non mi consideravo tale. Non perché non fossi soddisfatto di quello che scrivessi, quanto per il fatto di non valutare la possibilità di una condivisione esterna. Parlando invece con l’artista Sergio Gaggiotti in arte Rossomalpelo, caro amico nonché colui che ha curato la prefazione della mia raccolta, ho imparato ad accettare che nel momento stesso in cui ho deciso di provare a dare un’eco alle mie poesie, arrivando a questa pubblicazione, sono entrato nei panni di quello che si può definire un “poeta”.

  • A quale poeta del ‘800/’900 ti senti più vicino?

Da buon romano e affezionato a stornelli e filastrocche, certamente Trilussa e i suoi animali “educatori”.

  • Stai lavorando a una nuova silloge?

Attualmente no, sto sperimentando qualche idea in prosa, in particolare dei racconti brevi, ma la poesia resta sempre il canale con cui esprimo i miei pensieri e le mie sensazioni estemporanee.

 

Grazie mille per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.

 

Grazie a voi per la chiacchierata molto stimolante.

 

 

 

 

 

 

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