L’Ombra Dello Scorpione – Edizione integrale – Immenso. Forse troppo.

L’Ombra Dello Scorpione – Edizione integrale

Nel 1990 quasi tutta la popolazione mondiale viene sterminata da un’arma batteriologica sfuggita dai laboratori americani. La mutazione dell’influenza in questione si propaga come un virus con una velocità impressionante e ha un tasso di mortalità terrificante. Sulla Terra, divenuto un pianeta desolato, c’è tuttavia qualche sopravvissuto. Nonostante si trovino a diverse miglia di distanza, in differenti città del nord America, alcuni finiscono per incontrarsi e arrivano a comporre un gruppo di persone, prima sparuto, poi sempre più numeroso. Tra le difficoltà nel cercare di ricostituire una nuova società, i superstiti scoprono che, oltre al terribile virus, ci sono forze sconosciute che tentano di manipolare la situazione. Alcune sono buone, altre cattive.

L’Ombra Dello Scorpione irrompe nella letteratura di King come opera imponente, non solo per la lunghezza raggiunta dalla tardiva edizione integrale (1975 – 1988, più di mille pagine), ma anche per i suoi toni apocalittici e devastanti. Proporzioni ed ambizioni che coincidono più o meno con quelle dell’altro celebre tomo,It. In ogni caso L’Ombra Dello Scorpione rappresenta una novità per lo scrittore americano, che decide di cimentarsi in una storia che fin da subito potrebbe nascondere un messaggio politico. Non è difficile infatti riconoscere nello sterminio di quasi tutta l’umanità ad opera di un’influenza mortale, una metafora sul clima di tensione indotto dai conflitti dell’epoca come la Guerra del Vietnam e la Guerra fredda. Nel finale poi si capisce quanto King fosse terrorizzato dall’eventuale scoppio di una nuova Guerra mondiale. Lo spiccato senso critico del romanzo si realizza in un tono cinico e nichilista che descrive la propagazione del morbo e gli effetti che produce sulle sue vittime. Memorabili in questo caso gli interi capitoli che lo scrittore dedica ai contagiati e presto defunti, trattati con un umorismo nero così sottilmente gelido che non può non divertire. Non manca naturalmente la fluvialità descrittiva e narrativa che ha ormai giustificato la lunghezza degli ultimi romanzi, che bisogna dirlo a tratti scade nella ripetitività e nella prolissità. Allo stesso tempo sarebbe ingiusto non riconoscere la qualità della prima parte del libro. Liberazione accidentale della malattia, sterminio della popolazione e presentazione dei personaggi principali vengono affrontati da King con il piglio giusto e una rancidità perfetta per descrivere il clima epidemico e malato. Ciò che rende così oscuramente affascinante l’avvio de L’Ombra Dello Scorpione è proprio la soddisfazione con cui King sembra volerci raccontare il declino dell’umanità, il lento ma inesorabile marcire di ogni individuo colpito dall’influenza. Mentre a chi non muore lo scrittore “regala” un percorso di liberazione. Il tema della libertà emerge più di una volta, con l’evasione da un carcere o da un laboratorio, che stanno a significare l’inizio di una nuova vita, forse più soddisfacente di quella ante epidemia. Una delle chiavi di lettura più sconcertanti e a mio avviso, macabramente esaltanti, dell’opera è proprio questa. A più riprese infatti lo scrittore evidenzia con trasporto quanto la situazione venutasi a creare dopo il contagio abbia significato una rottura (definitiva o temporanea) delle catene che costringevano l’uomo nella sua società prigione. E’ il caso del laconico Stuart Redman, tecnico in una fabbrica di calcolatrici del Texas, che diventa il leader dei sopravvissuti. King si dimostra ancora una volta abilissimo tessitore di storie e creatore di personaggi, che riesce a venare del giusto carisma; in assoluto è il caso di Larry Underwood, musicista sul punto di diventare famoso, instabile ma coraggioso (descritto da King in introduzione come una sorta di alter ego di Bruce Springsteen). Poi c’è il dramma di Frances Goldsmith, disconosciuta dalla madre perchè rimasta incinta, e costantemente avvicinata dal ragazzo che la ama, Harold Lauder, uno studente obeso, insicuro e rancoroso. Questi, come altre persone, perdono i propri cari e si trovano a vagare per un Mondo che si è fatto deserto. Ma se prima della super influenza esisteva la malvagità, questa ora non si è certo estinta. Ecco profilarsi anche sopravvissuti violenti: l’ex criminale Lloyd Henreid; Donald Merwin Elbert, detto “Pattumiera”, un ragazzo rimasto orfano e diventato un piromane con gravi problemi mentali; e poi una figura nera che sembra attirarli a sé. Colui che vaga solo nel deserto, in grado di alzarsi da terra, è Randal Flagg, la vera entità maligna uscita allo scoperto approfittando del momento di debolezza dell’umanità per mettere in atto il suo piano oscuro. Ma se c’è il male deve esserci anche il bene, ed ecco quindi apparire anche una figura messianica, in questo caso quella di una vecchia donna afroamericana, Mother Abagail. Questa e Randal Flagg entrano sovente nei sogni dei superstiti comunicandovi telepaticamente. Coincidente con il delineamento delle due forze in gioco, con i rispettivi adepti e sostenitori, L’Ombra Dello Scorpione inizia un continuo e prolungato declino narrativo, che vede King perdere la tonalità grezza e anticonvenzionale della partenza in favore di un approccio molto più scontato e per il grande pubblico; dove per altro trova modo di esistere una parabola cristiana dai toni molto patetici ed inaspettata da parte dello stesso autore di un’opera iconoclasta come Carrie. Diventa sempre più facile trovare analogie con l’opera omnia di J. R. R. Tolkien, Il Signore Degli Anelli: i lunghi pellegrinaggi a cui sono costretti i protagonisti alla ricerca prima di una terra promessa (come Gran Burrone), poi della tana del leone (come Mordor); la presenza di Randal Flagg che si percepisce a volte come un grande occhio che osserva (come Sauron). La storia a questo punto pecca sicuramente di originalità e ci mostra un King molto più interessato a soddisfare i palati meno fini, mettendo in scena una lotta tra bene e male che non offre niente di nuovo su cui riflettere, mancando soprattutto la valida opportunità di regalare ai posteri un sensazionale e ruvido manifesto di disaffezione per la razza umana; non è un caso che i capitoli più interessanti siano quelli dedicati ai cattivi. D’altronde L’Ombra Dello Scorpione è l’opera che ha richiesto più tempo per essere completata (sedici mesi) e che ha anche riconosciuto un momento di blocco creativo dell’autore dopo le prime cinquecento pagine. Momento di stasi interrotto improvvisamente da un’intuizione che lo portò a concludere il romanzo in nove settimane. Sarà stato in questo momento che King ha smarrito le sue intenzioni? L’illuminazione che ha avuto sarà stata proprio quella di ovviare al suo tipico tono incandescente per preferirgli qualcosa di più commestibile? E’ un vero peccato perchè nel complesso L’Ombra Dello Scorpione non può che risultare un’opera controversa e mette in luce uno scrittore un po’ confuso e a tratti dallo stile difficilmente rintracciabile. Nonostante nel finale cerchi di recuperare terreno con dei colpi di scena di assoluto rispetto, il danno è già stato fatto in quella lunga, noiosa, patetica ed inutile fase centrale che rovina tutta la tetra poesia che sembrava aver inaugurato L’Ombra Dello Scorpione.

Zanini Marco

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