Lili Refrain – ULU (EP)
Anno: 2019
Paese di provenienza: Italia
Genere: post metal – ambient
Membri: Lili Refrain – voce, chitarra, timpano e synth
Casa discografica: Subsound Records
- Gula
- Terra 2. 0
- Mul
“Psichedelia incontrò Metal a teatro e insieme decisero di fondare un’orchestra lirico sinfonica formata da un solo elemento.”
Così enuncia una descrizione presa dalla pagina Facebook di Lili Refrain, giusto per condensare più di una verità in poche parole. Tanto invece ci sarebbe da dire sulla musicista/ performer in questione, che arriva al 2019 con un prodotto del tutto inedito nella sua veste e nel suo significato. ULU infatti è un audio poster; si presenta tra le nostre mani con questo bel disegno di Francesco Viscuso, al cui interno non c’è nient’altro che un codice da riscattare sul bandcamp di Lili Refrain appunto, per poter godere della musica incisa solo in digitale, in tutti i formati possibili. Una scelta provocatoria che mi ha lasciato decisamente sorpreso in quanto amante del supporto fisico. In ogni caso la musicista romana ha voluto riservare questo suo ultimo lavoro solo ai sostenitori più determinati che, al suo concerto potranno solo ed unicamente acquistare l’audio poster per poterne scaricare su bandcamp, solo ed unicamente il contenuto.
Insomma, Lili è una che vi vuole sempre sul pezzo, pronti a farvi guidare dalla sua personalità straripante, e voi lasciateve guidà! A conferma di ciò prima di tutto c’è il modo in cui si approccia all’esecuzione live, che la vede impegnata con un timpano, un synth, una chitarra, più svariati pedali, tra i quali il fondamentale loop, che le permette di sovrapporre varie tracce sonore in tempo reale. Secondo, ma non per questo meno importante, l’impatto scenico, che si sprigiona tra il pubblico con cui Lili interagisce. Nell’ultimo suo concerto a cui ho assistito, è sgusciata in mezzo al pubblico con un campanello per richiamare l’attenzione, e vi assicuro che per quanto possa risultare una cosa innocua, nel locale è calato il silenzio e quel suono mi ha fatto venire i brividi. Mi ha ricordato una veglia funebre e noi eravamo chiamati per assistervi. D’altronde è lo stesso scampanellìo che apre ULU, quest’ultimo componimento uniforme di ventidue minuti, suddiviso idealmente in tre fasi, più che tracce. Dai rintocchi di timpano e dai fumosi richiami di synth infatti Lili non si ferma mai, aggiungendo man mano partiture di chitarra ipnotiche e vocalizzi evocativi. L’impressione è quella di essere incappati in una parentesi dimensionale dei Tool, dove massimo risalto viene dato alla contemplazione e all’essenza del suono, piuttosto che all’intrico di riff e cambi di tempo. Gula è della stessa sostanza lisergica di 10.000 Days, ma guadagna un’intensità più vicina al neo folk. La voce di Lili sembra evocare antiche battaglie o rituali dimenticati, un sentore epico sopito nell’estasi di un sogno psichedelico.
Si parlava di riff di chitarra ed eccoli, a poco più di nove minuti, annunciare l’immersione in una nuova fase, Terra 2. 0. All’inizio stentoree, le linee sonore si fanno più incalzanti e drammatiche, mentre sotto si agita un tappeto di timpano tribale. L’essenzialità della proposta riempie comunque tutto lo spettro sonoro e avvolge l’ascoltatore trasportandolo con la mente in un altro antro del tempo e dello spazio dominato da sonorità post metal. La composizione si chiude con Mul, un rito intenso prima inquietante, poi rigenerante, in cui è grande il lavoro in sovrapposizione di tracce vocali. Cosa dire in definitiva di ULU? E’ l’opera che porta la firma di un’artista visionaria, dalle notevoli capacità comunicative e dal gusto imprescindibile.
P.S. : a questo giro niente registrazione in studio come allegato alla recensione, per ovvie ragioni, ma un estratto del bellissimo live che Lili Refrain ha fatto lo scorso sabato a Chez Art di Piacenza, organizzato dal collettivo Dappertutto.
Voto: 10
Zanini Marco