Lento – Fourth
Anno: 2017
Provenienza: Italia
Genere: post metal
Membri: Emanuele Massa – basso; Federico Colella – batteria; Lorenzo Stecconi – chitarra
- A Penchant For Persistency
- Some Disinterested Pleasures
- Undisplaceable Or A Hostile Levity
- A Gospel Of Resentment
- Last Squall Before The Crack
- Cowardly Compromise
- In Itself
- Self Conviction Or Belief
- Let Bygones Be Bygones (A Grievance)
- A Matter Of Urgency
Casa discografica: ConSouling Sounds
La storia dei Lento inizia a Roma nel 2004. I tre dischi pubblicati tra il 2007 e il 2012 permettono loro di affermarsi come una delle realtà più importanti del panorama italiano underground. Il quarto album, semplicemente intitolato Fourth, aggiunge un tassello nel percorso musicale del gruppo laziale, confermando la sua caratura. Saranno i rintocchi mortali di un tappeto strumentale instabile e tragicamente movimentato che destabilizzano l’ascoltatore, ma l’energia profusa da un continuo scambio di accelerazioni e rallentamenti crea un quadro apocalittico e devastante a cui è difficile rimanere indifferenti. La partenza di Fourth, affidata a A Penchant For Persistency, è un eccezionale compendio di questa attitudine e ci prepara ad un viaggio scuro e senza parole, dove è solo la musica ad avvolgerci per annichilirci. I riff di chitarra malati di Some Disinterested Pleasures, sottolineati alla perfezione da un basso terrificante, riportano inaspettatamente alla mente la morbosità insistita e il groove micidiale dei Dark Angel di Leave Scars. L’affinità con questo tipo di thrash metal così aggressivo e serrato risalta ancora di più essendo inserita in un contesto che ha più a che fare con il post metal. Questa è una delle caratteristiche vincenti dei Lento, che per altro spesso si dimostrano tutt’altro che lenti! I tentativi di sfuggire alle definizioni sono evidenti e questo ascolto tormentato ed annichilente ne è un ottimo esempio.
Undisplaceable Or A Hostile Levity è il primo dei due intermezzi atmosferici di Fourth. Una sorta di intro dove suoni sinistri ricreano un’atmosfera nebbiosa e ricca di mistero ed inquietudine. Terreno utile per il post metal imbastardito di vecchia scuola di A Gospel Of Resentment. Le correnti musicali si compenetrano perfettamente mettendo in scena un atto claustrofobico ed alienante migliore di qualsiasi cosa prodotta da nomi ben più osannati come Meshuggah o Fear Factory. Questo perchè di determinati gruppi i Lento traggono solo ispirazione annullandone però l’esasperata complessità a favore di un approccio più conciso, quadrato e anche più vario. Per non parlare poi del cuore che ci mettono nella composizione. In questo caso l’arpeggio di Last Squall Before The Crack è qualcosa di estremamente speciale. Un momento di pausa che lascia il posto alla mitragliata di Cowardly Compromise. Un assalto violento che si trasforma in un olocausto industrial. Furente, abrasiva e impietosa. In Itself, secondo intermezzo atmosferico, in cotanta contemplazione, anticipa il massacro sonoro di Self Conviction Or Belief. Gli arpeggi oscuri ritornano in Let Bygones Be Bygones (A Grievance). La conclusione invece fa’ da contraltare proponendo un terremoto scandito dai micidiali colpi della batteria di Federico, dalla chitarra irrefrenabile di Lorenzo e dal basso profondo di Emanuele. Un arrivederci corale, dove ogni membro emerge per le sue capacità. Il tutto dipinge un quadro esistenziale che non nasconde una grande emotività. Questo è Fourth. Un disco notevole, suonato con grande sentimento ma anche con molta foga. I Lento rispondono quindi presente all’appuntamento del quarto disco e non scalfiscono ancora il loro status (vederli dal vivo e sentire il loro fragoroso muro sonoro per capire). Qualche neo però si evidenzia. Le parentesi atmosferiche, non essendo particolarmente ispirate, rallentano un po’ il ritmo dilungando un discorso già ricco. Si poteva fare meglio insomma. Aspetto che desta più perplessità del disco è comunque la registrazione. Se dal vivo il gruppo può contare su un arsenale impossibile da scalfire, questa volta esce dallo studio con un suono un po’ dimesso e ovattato che non rende merito alla veemenza della musica. Un approccio del genere l’avrei visto bene per un gruppo hardcore molto marcio. E’ chiaro che nonostante la nobile proposta musicale l’attitudine ricercata dai Lento sia quella del “fai da te”, ma per dei musicisti così trovo più appropriata una registrazione più curata. Comunque fate vostro il disco perchè merita davvero.
Voto: 8
Zanini Marco