La libellula depressa – approfondimento

La libellula depressa – approfondimento

Foto di Antonio Duilio Puosi
Foto di Antonio Duilio Puosi

La libellula a differenza di altri insetti ha subito diverse mutazioni nel corso dei secoli. Basti pensare che esistono da circa 350 milioni di anni (addirittura prima delle catene dolomitiche).

I resti fossili ritrovati ci parlano di un animale con apertura alare fino a 75 centimetri. Attualmente la libellula più grande ne misura appena 11.

C’è da dire che solo l’apertura alare è mutata nel tempo, per il resto l’insetto è rimasto pressoché identico.

La libellula depressa (tra poco sveleremo perché ha questo nome) fa parte del gruppo degli  anisotteri (dal latino  ANISOPTERA ossia con ali diverse).

Esistono anche libellule del gruppo degli ZIGOTTERI (dal latino ZYGOPTERA ossia con ali uguali), ma di loro parleremo eventualmente in un altro articolo.

La libellula depressa ha occhi grandi e appaiati, le ali anteriori (come detto diverse da quelle posteriori) sono molto più ampie alla base.

La libellula depressa è una volatrice provetta, a differenza delle libellule con le ali uguali, che riescono per conformità a compiere dei brevi voli a pelo d’acqua. Un’altra caratteristica della libellula depressa (e delle sue sorelle della famiglia degli anisotteri, è quella di dormire tenendo le ali aperte.

Per la libellula depressa, e per la libellula in generale l’organo più importante è quello della vista.

Gli occhi infatti occupano gran parte della testa, e sono formati da un massimo di 30.000 occhi elementari. Questo permette loro un campo visivo che sfiora i 360° con una precisione che rasenta la perfezione se pensiamo che possono percepire fino a 175 immagini al secondo.

Le quattro ali delle libellule depresse oltre ad essere diverse tra loro sono anche indipendenti nel movimento. Questo rende possibile il fermarsi in volo, effettuare repentine virate, e addirittura volare all’indietro!

Le libellule depresse sono delle volatrici provette ed estremamente veloci (nonostante il loro nome 😉 ) e riescono a raggiungere i 40km/h. Sono dotate di sei zampe fondamentali per catturare le prede, ma anche per aggrapparsi durante il riposo

Il colore della libellula depressa è anch’esso una magia della natura, infatti normalmente nel mondo degli insetti una pigmentazione accesa indica spesso che l’insetto in questione è velenoso, questo non vale per la libellula depressa in quanto è assolutamente innocua per l’uomo. Il colore sul corpo quindi ha per loro un’altra funzione ossia di termoregolarizzatore e protezione dai raggi UV del sole.

I colori variano con il clima: a temperature basse assumono una colorazione più scura in modo da assorbire più calore, viceversa con le alte temperature si schiariscono tendendo all’azzurro, riflettendo via i raggi solari evitando così’ il surriscaldamento del corpo. Infine il colore come spesso accade  permette di distinguere al volo i mashi dalle femmine.

Foto di Antonio Duilio Puosi
Foto di Antonio Duilio Puosi

La libellula predilige come alimentazione le zanzare, vivono nei pressi  degli specchi d’acqua ricchi di vegetazione.

Ce ne sarebbe da dire ancora molto su questa curiosa libellula depressa, ma so che chi è arrivato fin qui a leggere l’ha fatto principalmente per sapere perché questa libellula è triste.

Ha difficoltà a trovare il compagno? Assolutamente no, perché le libellule maschio lottano per conquistare la femmina.

Soffre allora di solitudine? Neanche, perché della famiglia delle LIBELLULIDAE esistono 70 generi e oltre 1000 specie.

Ma allora che cos’è che rende la libellula depressa?

Semplicemente il suo addome che rispetto a quello delle sue compagne è lungo e appiattito quindi anatomicamente depresso.

Niente umore triste quindi, magari è un insetto che se la ride, sicuramente di noi umani che da bravi pessimisti avevamo subito pensato ad una questione d’uomore!

4 Risposte a “La libellula depressa – approfondimento”

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