La Forma Dell’Acqua – The Shape Of Water – Acqua. Amore. Libertà.

La Forma Dell’Acqua – The Shape Of Water

Anno: 2017

Titolo originale: The Shape Of Water

Paese di produzione: USA

Genere: fantascienza, drammatico, commedia, sentimentale

Regia: Guillermo Del Toro

Produttore: Guillermo Del Toro, J. Miles Dale

Cast: Sally Hawkins, Michael Shannon, Richard Jenkins, Doug Jones, Michael Stuhlbarg, Octavia Spencer, Nick Searcy, David Hewlett, Lauren Lee Smith, Morgan Kelly, Stewart Arnott, Nigel Bennett, Martin Roach, John Kapelos, Jayden Grieg, Brandon McKnight

Elisa è muta e fa’ le pulizie in un laboratorio del governo americano, dove un giorno capita quello che viene definito il reperto più importante accolto nel laboratorio stesso: un uomo pesce da cui Elisa si sente immediatamente attratta. E’ l’inizio di una storia d’amore bizzarra ma tenerissima, sulla quale però aleggia minaccioso il colonnello Strickland e il generale Hoyt, che vogliono vivisezionare la creatura per carpirne i segreti.

Quando ci si accinge alla visione di un film come questo, che indaga l’irreale servendosi di un racconto sentimentale, si ha sempre paura che la storia rimanga inchiodata in uno schema narrativo visto e rivisto e che non proponga nulla di nuovo. Spesso è così. Evidentemente quando c’è Del Toro alla regia no. Perchè se La Forma Dell’Acqua ricorda qualcosa di già noto, nei suoi innumerevoli rimandi e citazioni, si rimane meravigliati dalla qualità filmica con cui il regista messicano sia riuscito ad imbastire questo blockbuster. Una meraviglia tale che fa’ riflettere sulle infinite possibilità che ha il cinema di raccontare sempre le stesse cose ma con occhi diversi che, in questo modo possono arricchirci continuamente, farci eccitare di nuovo.

Sally Hawkins e la creatura mentre emerge dall’acqua.

Non a caso, La Forma Dell’Acqua è steso con un carattere poetico e incantato che ricorda molto da vicino un’altra grande opera degli ultimi anni non particolarmente innovativa ma di grande impatto e sostanza, cioè La La Land. Di Chazelle, Del Toro ha lo stesso gusto, lo stesso rigore e colore per l’immagine, la medesima cadenza sognante e liberatoria (al di là della breve ma bellissima scena di ballo in bianco e nero tra Elisa e la creatura). Il grande salto de La Forma Dell’Acqua è comunque contenutistico, dove emerge tutto il suo essere americano e non americano allo stesso tempo. Come in Avatar, altra favola fantascientifica contemporanea, seppur in maniera ridimensionata, c’è la classica contrapposizione tra gli animi buoni, pacifici e tolleranti e i cattivi che arrivano per spazzare via ogni valore comunitario in nome del progresso e del guadagno. Banale,direte voi, ma che una lotta così semplicistica sia ancora attuale è un dato di fatto. E già questo è di per se inaspettato da parte di un autore che ha fatto del modesto intrattenimento il suo marchio di fabbrica; Hell Boy e Pacific Rim sono titoli dal grande incasso ma dal livello medio basso. Elisa è un’emarginata ma può contare sull’amicizia di Zelda, collega afroamericana, e di Giles, il vicino di pianerottolo omosessuale. Poi viene l’uomo pesce, derubato dall’uomo bianco conquistatore al suo paradiso amazzonico in cui era una divinità, ora anch’esso parte del mondo degli indesiderati. Una schiera fatta di persone semplici e dal grande cuore che si stringono intorno all’essere sconosciuto e si fanno forza l’un l’altro contro i governi che si contendono il mostro (che in definitiva di mostruoso ha solo l’aspetto). Il sodalizio dell’acqua che avvolge tutto e tutti e rivela una nuova realtà in cui i discriminati si rigenerano (in tutti i sensi!) e si liberano per inseguire i loro valori.

Là fuori la grande Guerra Fredda, russi e americani che si concorrono e si uccidono nella folle corsa al progresso, disposti a tutto per arrivare prima dell’altro ed inibirlo. La giostra acquatica di Del Toro funziona alla grande grazie alla forza dei dialoghi, delle scene molto più potenti e politiche del solito(tremenda quella del diner); ma soprattutto grazie ad interpretazioni che si ricordano. Sally Hawkins alla definitiva conferma delle sue immense capacità recitative, un ottimo Michael Shannon che scava mirabilmente nella psicologia del cattivo e le piacevoli spalle quasi comiche Octavia Spencer e Richard Jenkins. Elisa Esposito (questo il cognome da orfana) si eleva simbolo del mondo dei non considerati, quel mondo in cui la semplicità riscopre una leggerezza e una forza vitale che trasformano in poesia ogni attimo della vita e dove l’amore non conosce frontiere.

Zanini Marco

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