Intervista: Gianluigi Bodi –  Il peso dell’assenza – Les Flaneurs

Intervista: Gianluigi Bodi –  Il peso dell’assenza – Les Flaneurs edizioni

Gianluigi Bodi

Abbiamo da poco recensito il romanzo “Il peso dell’assenza” di Gianluigi Bodi edito da Les Flaneurs edizioni e abbiamo la possibilità di scambiare con lui quattro chiacchiere.

Ciao Gianluigi, grazie per essere passato a trovarci, possiamo darci del tu?

Ciao a tutti, vi ringrazio di avermi ospitato e per quel che riguarda il tu per me è sempre un’ottima idea.

  • L’argomento del tuo libro è molto delicato, quanto è stato difficile scriverlo?

Direi che non è stato difficile scriverlo, è stato difficile mettere tutti i tasselli in ordine prima di iniziare a scriverlo. Il nucleo di questa storia, diciamo l’immagine che ha dato poi vita a “Il peso dell’assenza” è nato circa venticinque anni fa. All’epoca avevo anche provato a scriverci qualcosa, ma mi sono arenato subito perché mi ero reso conto di non avere ancora le idee chiare. C’era qualcosa che mi sfuggiva. Poi un paio di anni fa, all’improvviso, mi sono reso conto di aver finalmente trovato la strada giusta e la scrittura è arrivata da sé, quasi senza intoppi. Tutto quadrava.

 

  • Quanto la scrittura può essere una cura alla malattia?

Questa è una domanda davvero molto bella e interessante. Io credo che scrivere possa essere la soluzione ad alcuni dei problemi che abbiamo, credo che ognuno di noi abbia bisogno di assecondare il proprio lato creativo, magari non necessariamente con la scrittura. Qualcuno può abbracciare la pittura, la musica, la scultura, mille altre sfumature di creatività. Per quel che mi riguarda c’è un preciso momento, quando scrivo qualcosa che mi sembra funzionare, che mi pare di essere in un bel posto, mi sembra che tutto abbia senso e funzioni come dovrebbe funzionare. C’è una sorta di pace che forse cura le ansie della vita. Al di là di questa prospettiva molto personale però sono anche convinto che la scrittura abbia un potere terapeutico, conosco delle persone che hanno affrontato gli aspetti mentali della malattia che stavano affrontando proprio grazie alla scrittura

 

  • Perché hai scelto Venezia per ambientare il tuo romanzo?

Perché per me Venezia è una presenza reale. Perché la reputo un personaggio del libro al pari del narratore senza nome o di Barrante. Ed è proprio pensando a questo che ho cercato di costruire la mia Venezia. Avevo bisogno di una città riconoscibile da tutti e quindi ecco l’utilizzo di alcuni luoghi sacri del turismo come Piazza San Marco e il Ponte di Rialto, ma avevo bisogno che nascondesse anche delle insidie, che fosse ingannevole, che fosse capace di inghiottirti all’entrata di una calle. Ecco perché accanto ai posti che ho già citato ho voluto inserire dei luoghi di passaggio che nessun turista degnerebbe di uno sguardo ma che per il protagonista sono parte integrate della propria storia.

 

  • Cosa pensi dei libri come traghettatori di memoria nel tempo?

Mi ha sempre affascinato l’idea che per alcune delle persone che hanno abitato questo mondo ci saranno sempre delle opere a ricordarli e renderli attuali alle generazioni future. Dopo centinaia di anni stiamo ancora leggendo e studiando Shakespeare, Cervantes e Dante, per fare alcuni esempi che vanno a scomodare i grandissimi della letteratura. Finché ci sarà vita su questa terra potremo osservare le loro impronte letterarie, restare affascinati dalle loro gesta artistiche. Anche se non credo che per loro l’immortalità fosse un aspetto importante credo che il fatto che ancora oggi siano sulla bocca di molti sia una cosa incredibilmente affascinante. In un certo senso, magari anche come movimento inconscio, credo che chiunque scriva desideri lasciare una traccia di sé ai lettori futuri perché l’oblio completo fa paura.

 

  • Gli omaggi a Stephen King nel tuo libro sono palesi, vuoi raccontarci come questo autore ha influenzato la tua scrittura o i tuoi gusti letterari?

Stephen King è una presenza importante, spesso mi chiedo “Cosa farebbe lo zio Steve in questo frangente?”, ma al di là di questo non credo di poter affermare con certezza che King influenzi la mia scrittura. Non penso di essere in grado di scrivere come lui, credo però che lui abbia una grandissima abilità, cioè la capacità di raccontare una storia e farti precipitare dentro di essa in poche righe. King a quell’effetto che mi piace definire “vieni, siediti accanto a me attorno a questo fuoco che ti racconto una storia”. In questo senso vorrei davvero essere in grado di rubargli questa caratteristica al di là che alcune delle cose che scrivo possano essere imparentate alla lontana con le sue e altre invece non avere nulla in comune.

Gli omaggi ne: “Il peso dell’assenza” mi sono sembrati quasi necessari. Nel momento in cui uno dei personaggi del tuo libro è un clown dalla dubbia moralità mi è parso evidente che la maggior parte dei lettori lo avrebbe messo in relazione con Pennywise. Ho voluto strizzare l’occhio al lettore, dirgli che sapevo perfettamente a cosa stava pensando e che per me andava benissimo.

 

  • Sei anche amministratore di un blog, vuoi parlarci di questa tua attività?

Ho fondato Senzaudio.it nel 2013. Ero da poco diventato padre e mi sono reso conto che ero passato dall’essere un impiegato a diventare un impiegato con un figlio. Non volevo essere solo quello, volevo fare qualcosa solo per me, per sentirmi meglio. Mi è sempre piaciuto leggere, ma non avevo mai preso in considerazione di fare delle recensioni. Quando ho aperto Senzaudio.it il blog era multi autore, c’erano collaboratori che andavano e venivano e di letteratura si parlava molto poco. Poi a un certo punto mi sono deciso a fare l’unica cosa che mi pareva sensata e Senzaudio.it si è trasformato in quello che è ora, un blog che si occupa di recensire libri di case editrici indipendenti. Sono passati undici anni e mi sa che Senzaudio.it è diventato uno dei blog più longevi del settore e anche se il ritmo dei miei interventi è un po’ diminuito non ho alcuna intenzione di smettere. Anzi, da un anno a questa parte io, Annachiara Biancardino e Gianluca Massimini abbiamo aperto un secondo blog chiamato Postfazioni in cui recensisco libri che non sono necessariamente pubblicati da case editrici indipendenti.

 

  • Cosa pensi degli audiolibri come veicolo di storie?

Ecco, qui posso dire che Stephen King mi ha influenzato di sicuro. Anni fa lessi una sua intervista in cui diceva di leggere sempre e ovunque, ma che in macchina, quando guidava, non potendo ovviamente leggere un libro cartaceo, si era convertito agli audiolibri. Il mercato americano, al momento della lettura di quell’intervista, era molto più florido del nostro, ma ora le cose stanno andando molto meglio per cui ci sono migliaia di titoli in catalogo. Titoli che da un lato abbracciano i classici e dall’altro propongono gli ultimi romanzi usciti da poco. Penso che quasi tutti i romanzi in finale all’ultimo Premio Strega siano già disponibili. Per cui, quando vado a fare una passeggiata, quando devo fare un viaggio in macchina da solo o semplicemente quando ho del tempo libero da trascorrere fuori casa e non ho con me un libro cartaceo, indosso le cuffie e ascolto un audiolibro.

Quindi, per rispondere in sintesi alla domanda che mi avete posto, degli audiolibri penso un gran bene. Anzi, ne approfitto per chiedere che vengano diffusi il più possibile proprio gli audiolibri di Stephen King.

 

  • Qualsiasi malattia è sempre difficile da gestire per chi ce l’ha e per le persone che gli stanno attorno, ti senti di poter dare qualche consiglio?

È difficile dare dei consigli su come gestire una malattia, soprattutto quando la persona malata è un membro della famiglia. Credo che ognuno di noi affronti la propria malattia e quella dei propri cari in maniera diversa e francamente non me la sento di intrufolarmi nella sensibilità degli altri.

 

  • Stai lavorando a qualche nuovo progetto?

Come è successo per “Il peso dell’assenza” al momento sto cercando di mettere al proprio posto tutti i tasselli. Non so quando tempo mi ci vorrà, ma spero che non siano venticinque anni come per questo romanzo.

 

Grazie per la disponibilità, arrivederci a presto sulle pagine de I gufi narranti

Grazie a tutti voi!

Sandra Pauletto

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