Intervista a Diego Collaveri, scrittore.

 

 

 

Diego Collaveri classe 1976, scrittore poliedrico, attivo fino al 2000 in ambito musicale, in collaborazione con

la EMI MUSIC.

Unisce la sua passione per la musica con quella per il cinema, vincendo il concorso “Minimusical”, indetto dalla accoppiata “La Repubblica” e “Fandango” con cui in seguito collaborerà.

Vista la sua capacità e passione, fonda nel 2003 la “Jolly Roger Production” etichetta indipendente di produzioni video.

In ambito letterario i suoi racconti noir sono stati pubblicati sul settimanale “Cronaca Vera” e i suoi romanzi sono editi dalla Fratelli Frilli Editori. Trovate la recensione del suo libro “La bambola del Cisternino” nel nostro archivio.

Ma ora vediamo di conoscerlo meglio, grazie all’intervista che Diego Collaveri ha rilasciato in esclusiva al nostro blog:

D. Ciao Diego possiamo darci del tu?

R. Assolutamente sì.

D. La bambola, sostantivo che appare nel titolo del tuo ultimo libro, ma che rimanda anche alla canzone di Patty Pravo. È un omaggio all’artista? Oppure puoi spiegarci com’è nata l’associazione con la canzone?

R. Sì, è senz’altro un omaggio a lei, la ragazza del Piper, che durante il mio percorso musicale ho avuto il piacere di conoscere, ma diciamo che è anche il giusto gancio per poter tirare un bilancio amaro tra la società di oggi e quella di anni fa, specie nei rapporti sociali. In questo ho sfruttato, dando al testo un significato particolare, una canzone nazional popolare che ormai è nel DNA di tutti per dar vita a un personaggio (in realtà due, uno ai giorni nostri e uno quando il commissario era piccolo) che fosse immutabile nel tempo. Questa figura poi è eterea, alla fine pervade e accompagna per tutto il romanzo senza mai esserne al centro, come appunto una colonna sonora.

D. Il Cisternino ha esercitato il suo fascino per il racconto o è nato da altri spunti?

R. Quando scoprii che il secondo nome del Cisternino era “il Purgatorio”, il richiamo dantesco mi affascinò al punto di pensare subito a una trama che includesse una parte di quella storia livornese persa che, come nei libri precedenti, ormai ho deciso di andare a ripescare. La zona di periferia dedita alla prostituzione poi, era lo scenario perfetto per un noir metropolitano, genere narrativo che a tutti gli effetti racconta la cronaca di oggi.

D. Fra i tre componenti della squadra, a quale ti senti più legato?

R. Busdraghi è quello che sento più vicino, in quanto è il classico livornese, capace di passare in un attimo dalla superficialità assoluta figlia dei nostri giorni, a una saggezza rurale nascosta nella semplicità del quotidiano eppure così profonda.

D. Il carattere del commissario Botteghi ha dei momenti molto bui, e ha un modo poco “romantico” di passare le serate, ti sei ispirato a qualcuno in particolare per creare il tuo personaggio?

R. Diciamo che il pregresso dei grandi personaggi del noir americano è ciò che ha ispirato Botteghi, il quale è stato poi pennellato e adattato alla realtà urbana in cui è immerso.

D. Botteghi tutto sommato è un debole, mentre la figlia appare molto più determinata. Credi che in generale attualmente “il ruolo” delle donne nella società stia cambiando?

R. Non ritegno Botteghi un debole, anzi, tutto il contrario ed è proprio nello scontro con la figlia che questo viene evidenziato. Valentina ha la foga e la rabbia della sua giovinezza, rinnega il padre per una colpa e un dolore di cui lo accusa, per questo è facile vomitargli addosso tutto il rancore; ma Botteghi invece porta la sua croce in silenzio, rendendosi un’ombra tra la gente, una croce che si è messo sulle spalle da solo per il bene degli altri, per questo gli costa così tanto ammettere anche a sé stesso la pena che prova. Diciamo che è un Atlante che tiene sulle sue spalle un mondo che diventa pesante ogni giorno di più ed è un sacrificio che ha deciso di fare consapevolmente proprio perché riteneva avrebbe aiutato le persone coinvolte, sua figlia in primis.
Il gioco dei ruoli all’interno della società moderna è più complesso e intricato di quello dei “troni”, sicuramente meno cinematografico, ma è innegabile che tutto cambia perché è nella natura dell’essere umano. Noi stessi non siamo i medesimi di un attimo prima, per la moltitudine di fattori(esterni o interni) che determinano variazioni nel nostro essere. Per quanto riguarda le evoluzioni o le involuzioni, solo il tempo potrà dircelo; per adesso possiamo limitarci a guardare indietro a passi di circa trenta anni e vedere come sono cambiati i costumi fino ad ora.

D. E infine, la solita domanda che facciamo a tutti gli autori che intervistiamo, puoi dirci il titolo di un libro poco noto ma che ti è piaciuto?

R. Reborn di Miriam Mastrovito. Lo ritengo un piccolo gioiello che meriterebbe davvero di essere conosciuto e apprezzato dal grande pubblico, come la sua autrice che ha uno stile davvero profondo e graffiante.

Grazie per la disponibilità e alla prossima intervista sulle pagine dei gufi narranti.

Grazie a voi.

Sandra Pauletto

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