Intervista a Davide Pappalardo autore di “Doppio inganno”

Intervista a Davide Pappalardo autore di “Doppio inganno”

Davide Pappalardo

 

 

Ciao e bentornato sulle pagine dei Gufi Narranti.

 

D: Parliamo del tuo nuovo testo da noi recensito “Doppio Inganno”; come possiamo definirlo? Racconto lungo o romanzo breve?

R: E’ un vecchio dilemma. La collana i Gechi della casa editrice Todaro è dedicata ai racconti lunghi in edizione e-book. Come sai non amo tantissimo le etichette, ma il mio è un racconto lungo striato di venature da romanzo breve. Un racconto lungo, al di là delle battute e delle cartelle, ha una sua linearità e di base si fonda su un’idea forte, il romanzo ha più intrecci, salti temporali, diramazioni. “Doppio Inganno” credo possa essere considerato un ibrido.

D: Un testo che si discosta dal tuo genere noir per il quale il pubblico ti conosce. Hai avuto difficoltà a scriverlo?

R: Per me è stata soprattutto una sfida. Non è facile togliersi dall’area di comfort e cambiare stile e genere. Non ho però riscontrato particolari criticità nella fase di scrittura. Più che altro emergevano tanti dubbi. Ce la farò? Sarà un racconto all’altezza degli obiettivi che mi sono posto? Deluderò qualcuno? La nebbia, che c’è anche nel racconto, è stata spazzata via dai primi riscontri. Tutti quelli che lo hanno letto mi hanno spiazzato. Reputavo le storie criminali più nelle mie corde e ora sono invece quasi tentato dal riprovarci con un romanzo sullo stesso stile di “Doppio Inganno”.

D: “Amor vincit omnia”. Solo nei romanzi si è disposti a tutto per amore?

R: L’amore è un tema universale. Ci accompagna sin dalla genesi. E’ un motore potentissimo e può essere anche qualcosa di devastante, un’arma pericolosa se non gestita con equilibrio.

D: In questo racconto ci sono due gemelli. Parliamo di te; sei figlio unico?

R: Ho una sorella di nove anni più grande di me, Donatella. Ne approfitto per salutarla. La scelta dei gemelli non ha nulla a che fare con la mia storia familiare. Mi piaceva partire da una contraddizione forte nata in seno a delle persone che vivono in simbiosi. L’opzione di puntare sull’amore conteso fra due gemelli è scattata in automatico.

D: Il presente continua a non piacerti particolarmente e quindi trovi ancora nel passato un rifugio confortevole per ambientare le tue storie?

R: Vivo col collo storto. Mi piace il passato, mi piace la storia. Forse la mia è una scelta da vigliacco. Non amo il presente e per non guardarlo in faccia e assumermi le responsabilità di quanto avviene intorno a me giro la testa verso il passato. Anche i lavori sui quali sono adesso all’opera sono ambientati in tempi non recentissimi, 1973-1974 per una nuova avventura con Libero Russo, il protagonista di Buonasera (signorina) e metà anni ’90 per un romanzo siciliano.

D: Racconto dal finale potenzialmente aperto. Perché questa scelta?

R: “Doppio Inganno” rappresenta un gioco fra me e il lettore, un viaggio tra realtà e finzione, tra realtà e apparenza. Il finale per forza di cose doveva rimanere un po’ sospeso in questa sorta di atmosfera di realismo magico di cui è imbevuto il racconto.

D: Il tuo romanzo esce solo in digitale. Qual è il tuo rapporto con questo nuovo metodo di lettura?

R: Domanda scomoda ma Veronica Todaro mi perdonerà (spero). Io prediligo il cartaceo ma sono novecentesco fino al midollo. Capisco però i fautori del digitale. E’ comodo e non occupa spazio. Io al momento ho la casa invasa dai libri e sarò costretto a vendere vagonate di copie dei miei romanzi e a diventare ricco per comprarne una più grande con delle librerie enormi. Il digitale inoltre garantisce leggibilità e altri dannati affari e funzionalità che, essendo una delle persone meno tecnologiche del mondo, non riesco nemmeno a definire. Inoltre, il formato del racconto lungo per costi di tipografia e distribuzione è quasi impossibile da realizzare sua carta, mentre è ottimo per essere veicolato attraverso il supporto digitale.

Grazie per la disponibilità e in bocca al lupo per il tuo nuovo lavoro, “Doppio inganno”.

Grazie a voi, cari amici gufi narranti. W il lupo!

Chiacchierata con Davide Pappalardo raccolta da Sandra Pauletto

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