Intervista ai Senketsu No Night Club per l’uscita di Shikkoku

Quando Toten Schwan mi ha inviato Shikkoku sono rimasto subito incuriosito dal nome (possibile sia un gruppo italiano?) e dal concept di copertina intrigante. Dopo averlo ascoltato le tinte fosche del jazz noir mi hanno avvolto completamente. Sentire la musica dei Senketsu No Night Club è un’esperienza totale: cinematografica, atmosferica, straniante. Un percorso che consiglio a tutti di intraprendere. Ma ora è tempo di saperne di più e noi de I Gufi Narranti non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di approfondire. Via all’intervista!

  1. Ciao ragazzi, benvenuti su I Gufi Narranti. Le prime domande che vengono spontanee, suscitate da questi continui riferimenti alla cultura giapponese, sono: perchè Shikkoku? Perchè Senketsu No Night Club? Aiutateci a capire meglio come mai questa virata verso il Sol Levante. La componente Giapponese è presente nel nome, nell’ispirazione e nell’estetica e viene
    dalla nostra passione per la cultura nipponica, è supportata da Furachi Life, poetessa e
    perfomer che si occupa dei nostri artwork, ma anche di molti dei titoli e del concept.
    Il Giappone è una fonte inesauribile di ispirazione, in esso collidono tradizione e ansia di
    modernità, è contraddittorio e affascinante, così come immaginavo questo progetto ancor
    prima di buttare giù le prime note.
    Shikkoku si potrebbe tradurre come “nerissimo”, “più nero del nero”, ed in effetti le luci ed i
    colori che di quando in quando compaiono, sono soltanto chimere, fuochi fatui.. è un lungo
    viaggio nella notte, dove si incontrano soltanto individui perduti.
  2. Il gruppo tra l’altro, se non mi sbaglio, non è da molto che esiste. Eppure avete già pubblicato due dischi. E’ strabiliante! Ci lavorate su da molto in realtà o avete veramente i super poteri? Abbiamo fatto due album nel 2019. Il primo uscito in cd-r per Old europa Cafe era il primo
    esperimento di SNNC, e la prima volta che abbiamo collaborato io (Adriano) e Giovanni. Il
    risultato è stato esaltante ed entrambi sentivamo l’urgenza di comporre un nuovo lavoro
    dove le atmosfere Noir Jazz fossero più presenti. L’esordio si era contraddistinto per una
    contaminazione Power Noise molto più marcata e tipicamente nipponica, questo perché si
    ispirava al cinema estremo del Sol Levante. Da qui il grande lavoro anche di Ian Ferguson
    su quest’ultimo album. Non suoniamo moltissimo, ma sappiamo quello che vogliamo
    ottenere e come ottenerlo. Penso a SNNC come ad una band free jazz, le idee corrono
    libere, ci scambiamo continuamente files e appunti audio, ma l’improvvisazione rimane
    sempre al centro del nostro lavoro.
  3. Furachi Life in un bello scatto artistico.

    L’altra particolarità del vostro progetto è che voi componenti siete piuttosto distanti l’uno dall’altro. Uno di Roma, uno di Sassuolo, uno di Londra e Furachi di Tokyo! Come vi siete conosciuti? Com’è nato tutto? Giovanni ed io frequentiamo lo stesso giro musicale pur essendoci conosciuti solo
    quest’anno anche fisicamente (al Destination Morgue festival dove abbiamo appunto
    suonato con SNNC). Ho da sempre apprezzato il suo lavoro e ho pensato che potesse
    essere interessante lavorare con lui con SNNC. Lui ha accettato il mio invito e devo dire che
    senza di lui questo progetto non esisterebbe. Ian è un grande sassofonista e lo conoscevo
    per i sui progetti nell’ambito di queste sonorità, ero certo che il suo sax sarebbe stato
    perfetto. Furachi Life, diciamo che lei è stata l’ispirazione per dar vita al progetto.

  4. L’unione d’intenti che unisce persone lontane è una cosa straordinaria e penso veramente che voi stiate sperimentando qualcosa di speciale in questo modo. Tuttavia è una condizione che comporta anche qualche complicazione logistica. Come vi arrangiate per le esibizioni dal vivo? Per ora abbiamo fatto solo un live dove abbiamo suonato soltanto io e Giovanni. Sarebbe
    quasi impossibile visti i cache di oggi e la crisi di pubblico in ambito underground, far
    viaggiare i vari componenti dall’Inghilterra o dal Giappone, magari per una singola data. In
    ogni caso la dimensione live non è preponderante nell’idea del progetto. Non abbiamo alcun
    rimpianto.
  5. Con l’approccio jazz noir di Shikkoku mi avete ricordato le atmosfere di Blade Runner. E’ una cosa voluta? Io se fossi regista tutto il disco lo userei molto volentieri come colonna sonora di un film. Che rapporto ha il cinema con la vostra musica? Sicuramente il Noir Jazz come genere ha una valenza cinematica altissima, per cui si
    concordo con quanto da te detto. Shikkoku è una lunga colonna sonora per cuori solitari
    sotto la pioggia.
  6. Parlateci un po’ di Furachi Life. Questa artista così intrigante e particolare che si presenta sulle copertine dei vostri dischi e vi accompagna anche nei concerti. Purtroppo no, non ci accompagna dal vivo, ma sarebbe bellissimo un giorno condividere un
    palco con lei e supportare uno dei sui reading di poesia e una session di body art.
  7. Ancora Furachi stavolta tra le foto promozionali di Shikkoku.

    Tutti voi avete o avevate altri progetti musicali. Potete parlarcene un po? Certamente, siamo un po’ tutti impegnati su diversi fronti, io personalmente sono attivo da
    quasi vent’anni con Macelleria Mobile di Mezzanotte, una band che partendo da radici
    industrial e power electronics, ha poi virato verso atmosfere noir e cinematiche. Senza falsa
    modestia posso dire di essere stato un pioniere in Italia di questo tipo di approccio. Poi
    Cronaca Nera, Zoloft Evra, Detour Doom Project.. insomma mi tengo parecchio impegnato!
    Giovanni é anch’egli titolare di diversi progetti come cantante, strumentista e sound artist:
    Siegfried, Carnera, Divisione Sehnsucht e con il suo solo project.
    Recentemente con Giovanni ed uno stuolo di eminenze grigie della scena Neofolk/
    Industriale italiana, abbiamo realizzato un album in uscita nei primi mesi dell’anno nuovo, in
    vinile e cd. L’Amara, un viaggio nella tradizione del Neofolk Hosteria di band come Ain Soph,
    Calle della Morte, Foresta di Ferro.Roba di malavita, coltelli, donne, vino e cuori spezzati..
    Ian con The Sarto Klyn V, il suo personale progetto dark jazz, più una serie infinita di
    collaborazioni e scambi di materiale sonoro, che in realtà sono sempre stati fondamentali in
    questi ambiti sotterranei. Qui girano pochissimi soldi, ma tante idee.

  8. Una delle rarissime occasioni in cui Senketsu No Night Club si sono esibiti dal vivo, accompagnati da Furachi.

    Avete suonato all’estero? Che riscontro avete ottenuto dal pubblico? Purtroppo no, per i motivi di cui ti parlavo, ma anche se il progetto è recentissimo, abbiamo
    già avuto diverse proposte che abbiamo dovuto declinare per questioni logistiche ed
    organizzative. Credo che pubblicare quest’ultimo disco con l’etichetta russa Aquarellist, in
    collaborazione con la Toten Schwan records di Mr. Valenti, ci abbia dato una buona visibilità
    anche in Paesi dove certe sonorità sono molto più apprezzate che non qui in Italia. Qui se
    parli di free Jazz o Noir Jazz, qualcuno potrebbe pensare che suoniamo roba per hipsters
    finto sofisticati, da circolo del jazz..niente di più lontano dalla nostra attitudine.

  9. In Italia attualmente una musica come la vostra ha una buona cerchia di fan?In Italia certamente no, si tratta di una nicchia molto ristretta, ma a noi non è mai interessato
    diventare delle pop star, facciamo ciò che ci piace fare e lo facciamo al meglio delle nostre
    possibilità.
    Saremo sempre sconfitti, ma fieramente perderemo e perderemo ancora. Sempre meglio. Zanini Marco

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