Intervista ai Regarde – Epidemic Records di Marco Zanini

 

Intervista ai Regarde – Epidemic Records

Regarde

 

  1. Ciao ragazzi, benvenuti su I Gufi Narranti. Innanzitutto complimenti, mi sono proprio gustato la vostra musica in formato digitale, molto bravi. Aiutate i nostri lettori a conoscere qualcosa della vostra storia. Quando si formano i Regarde, come e perché?

 

Ciao, grazie mille per i complimenti! Il progetto Regarde nasce nel 2014, a partire da altre band della scena underground del vicentino: Andrea B, Andrea C e Guido avevano iniziato da pochi mesi ad abbozzare qualche pezzo con tendenze 90’s e poi Marco, condividendo da sempre l’amore per quella decade, si è aggiunto alla formazione. Dopo un paio di mesi siamo entrati in studio per registrare il nostro primo EP e da lì non abbiamo più smesso!

  1. In questo momento siete sotto Epidemic Records (etichetta bresciana che abbraccia ed accoglie quasi tutto lo spettro del punk hardcore e suoi derivati; tra i suoi gruppi annovera Marnero, Disavow, Zeit, Lamantide). Com’è avvenuto l’avvicinamento a questa casa discografica?

 L’avvicinamento con Gab di Epidemic è avvenuto con l’uscita del primo full length “Leavers”. È stato il primo a credere nel progetto, tra l’altro in un momento molto delicato quale il lancio del primo disco e ha spinto – e continua a spingere – tantissimo, spronando anche noi a dare sempre di più; con l’etica che lo contraddistingue è stato davvero naturale fidarsi di lui e creare una collaborazione che è sfociata in un’amicizia.

 

 

  1. Qual è il significato del nome Regarde?

 

Letteralmente “Regarde” è un termine francese che significa “guarda” – all’imperativo; è un nome è uscito un po’ per caso, prevalendo come spesso succede su altre ipotesi meno probabili. Ci piaceva sia la sonorità che il significato della parola, l’abbiamo sempre inteso come una sorta di monito ad alzare gli occhi e guardare quello che ci circonda.

  1. I componenti di Regarde  hanno o hanno avuto altri progetti musicali?

 Andrea B e Guido arrivano dagli “Step On Memories”, band post-HC di Vicenza, Andrea C ha suonato in vari progetti da 15 anni dall’Hcm con gli “Anger” allo sludge/doom con “Whales And Aurora”, Marco ha suonato con “Suncity Falls” band local Hcm/Punk rock e suona con il batterista Andrea C nei “Trifle”, band di amici che arrivano sempre da esperienze underground del vicentino.

  1. Ricordo con particolare nostalgia che circa dieci anni fa proliferavano i concerti punk hardcore, soprattutto nel per me vicino territorio cremonese (vedasi centri autogestiti come Kavarna o Dordoni), o più generalmente in quasi tutto il nord Italia. Il Veneto stesso in quegli anni ha sfornato parecchie band validissime. Ultimamente ho notato che l’ambiente e i concerti sono un po’ in crisi. Voi che siete di Vicenza diteci: il Veneto è ancora una roccaforte

Di sicuro la presenza di concerti e band storiche è diminuita ma da quello che vediamo nel vicentino c’è ancora la voglia di suonare e notiamo con piacere che nei più giovani sta tornando la voglia di sbattersi in saletta a macinare pezzi. Senza dubbio la più prolifica è la scena Veneziana, che, rappresentata da quella bellissima realtà che è il “Venezia Hardcore”, ha un grande impatto sulla gioventù locale e sprona ancora di più la proliferazione di band emergenti.

  1. Per l’hardcore o il fenomeno si è affievolito anche da voi rispetto a prima?

 L’evoluzione secondo noi è in atto, a livello di genere l’HC sotto certi punti di vista può essere considerato stagnante dagli anni ’90 ma se il contenuto è valido anche la ripetitività di un genere lascia spazio al messaggio, che crediamo sia la cosa fondamentale di questi tempi. Bisogna saper cogliere le sfaccettature che le band emergenti e non stanno portando al genere e vedere il cambiamento come cosa positiva se è associata ad un messaggio comune e significativo. Se si dà il giusto peso alle cose e si vive liberamente questo pensiero siamo convinti che la musica arrivi molto prima alla testa e al cuore di chi la ascolta.

  1. Raccontateci qualcosa di The Blue And You. Com’è stato registrarlo? Com’è avvenuta la produzione?

 

“ The Blue and You” è stato registrato in 13 giorni di tracking a Leeds dal giovane Bob Cooper, produttore inglese che abbiamo scelto per la sua “maniacalità” nella cura del suono. Il disco è stato scritto nei 9 mesi precedenti alla sessione di registrazione e, a differenza di “Leavers” non avevamo testato live nessuno dei pezzi scelti; abbiamo lavorato molto in sala prove sui suoni che volevamo portare in questo disco e con Bob nelle sessioni di registrazione abbiamo portato ad un livello superiore tutte le nostre scelte: ogni canzone ha un suono di rullante diverso e alla fine dei 13 giorni avevamo usato una quarantina di pedali in 28 combinazioni diverse nelle 10 tracce che avevamo concluso. A volte è stato frustrante ma gli sforzi sono stati ripagati della soddisfazione di sentire il disco per intero. È stato registrato e mixato da Bob Cooper a Leeds e masterizzato da Maurizio Baggio alla Distilleria a Bassano del Grappa – amico da anni, che ha saputo dare il colore finale al prodotto che stavamo cercando di raggiungere.

  1. Quali sono i temi trattati nei testi di The Blue And You? Che significato hanno il titolo dell’album e la copertina?

  Quasi tutti i testi di “The Blue and You” parlano di esperienze personali, in maniera più o meno velata. Ci piace fare in modo che l’ascoltatore possa immedesimarsi con le storie di vita quotidiana di cui parliamo. Il mood generale rispecchia il concetto che sta alla base dell’album e la stesura dei testi è stata influenzata non poco dall’atmosfera generata dal sound dei pezzi. La scrittura a rriva infatti quasi sempre alla fine del processo: partiamo da un concetto ben preciso e le parole vengono scelte, arrangiate e cambiate a seconda della loro musicalità in relazione alla parte strumentale. Il titolo “The Blue and You” nasconde al suo interno l’inevitabile confronto con noi stessi, di quel momento in cui guardiamo in faccia il blu che abbiamo dentro. Le angosce, le ansie e il malessere sono parte di noi, una nostra proiezione, anche se a volte il peso diventa insostenibile. Il blu cresce dentro di noi, assumendo varie sembianze, appare nel nostro riflesso allo specchio fino a contaminare gli angoli degli ambienti in cui viviamo. Questo concetto è stato ripreso in tutte le sue sfaccettature in copertina dal bravissimo illustratore Michele Bruttomesso, a cui abbiamo affidato l’artwork del disco.

 

  1. Ci sono dei gruppi che avete ascoltato più o meno ultimamente e che vi sentite di consigliare?

 

Ultimamente i nostri ascolti sono abbastanza vari, e diversi tra i componenti della band. Ci sentiamo di consigliare caldamente Andy Shauf, Drug Church, Gleemer, Pinegrove, Glitterer, Fiddlehead, Pile – queste le band che ultimamente accompagnano le nostre giornate, sopratutto in questo periodo di quarantena.

 

  1. Ci sono aneddoti intriganti che volete condividere con noi sulla vostra attività live? I posti più fighi dove avete suonato?

Di aneddoti dei live ce ne sono pochi perché siamo una band di timidoni che non esagera mai nel party hard ma magari si sveglia presto la mattina dopo controllando su trip advisor dove andare a rifocillarsi in maniera soddisfacente 🙂 Di live veramente fighi possiamo ricordarci del Venezia Hardcore di qualche anno fa, del live coi Totorro a Milano o di quello coi Delta Sleep a Bologna, ogni live fatto con gli amici Quercia e per finire la doppietta del nostro recente release del disco: al Bocciodromo di Vicenza, dove abbiamo ritrovato il calore di casa, e al Bloom di Mezzago per il festival di “To Lose La Track”, dove sia pubblico che palco sono stati da 10+.

 

Bene ragazzi, siamo giunti alla fine di questa provante intervista (ahahah). Ci salutiamo con questa fatidica domanda: avete voi Regarde piani succulenti per il futuro? Tipo sconfiggere il coronavirus e riportare lo sballo in Italia? Avete i mezzi per farlo? Ditecelo!! Ciao, grazie per la vostra partecipazione, a presto!

Per il nostro futuro come band speriamo di tornare presto a suonare, essere interrotti all’inizio della stagione col disco nuovo in mano ci ha lasciato con l’amaro in bocca. Per il nostro futuro come umanità non possiamo che prendere atto della situazione attuale, cercando di restare a casa il più possibile per fare in modo che questo periodo e questo problema passino in fretta, recando meno danni possibili. Ci siamo davvero tutti dentro, quindi facciamo la nostra piccola parte per darci una mano, questi sono gli unici mezzi che abbiamo!

 

Marco Zanini

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