Intervista ad Angela Gagliano – La paziente zero – Les Flaneurs edizioni

Buongiorno Angela, grazie per la disponibilità. Dopo aver recensito il tuo romanzo “La paziente zero”, edito dalla “Les Flaneurs Edizioni”, vediamo di conoscerci meglio …

  • Innanzitutto, visto che è la prima volta che recensiamo un tuo lavoro, siamo curiosi di sapere qualcosa più riguardo all’Angela scrittrice e all’Angela privata. Quanto dell’Angela privata c’è poi nelle storie raccontate dall’Angela scrittrice?

Le esperienze, vissute personalmente o soltanto ascoltate, sono le fondamenta del mio lavoro di scrittrice. L’ispirazione nasce all’improvviso, ma è sempre un evento a scatenarla. Una conversazione con uno sconosciuto, per esempio, può fruttare spunti davvero interessanti. Mi approccio con chiunque mi capiti, in ogni ambito, questo mi permette di fare amicizia con persone diverse da me, che proprio per questo possono insegnarmi cose che altrimenti non avrei occasione di imparare. I viaggi giocano un ruolo importante in tutto questo, perché è proprio da lì che arrivano gli imput migliori.

  • Il tuo lavoro, “La paziente zero”, è ambientato in Francia, per la precisione a Parigi. Come mai questa scelta così particolare?

La Francia è stata la mia prima città europea, fuori dall’Italia. Ero un’adolescente, in viaggio d’istruzione. Ricordo che la maggior parte dei miei coetanei si lamentava del cibo, mentre io sperimentavo con entusiasmo sapori e abbinamenti ai quali non ero abituata. -La paziente zero- è un omaggio alla cucina francese, così come l’ho conosciuta e apprezzata. Di Parigi, in particolare, mi affascina la storia dalla sua nascita: la Senna come confine tra la città dell’economia e quella dell’intellettualità. Non ho avuto dubbi nell’individuare l’ambientazione ideale per le protagoniste di questa storia.

  • All’interno della storia si trattano problematiche molto forti come il disagio giovanile e l’autolesionismo. Perché hai deciso di affrontare un tema di questo tipo?

Sono stata adolescente e ho vissuto in prima linea le problematiche di questa fase di crescita. Sono sensibile all’argomento, in quanto madre di tre figli. I giovani di oggi subiscono stimoli diversi da quelli a cui è stata sottoposta la mia generazione. In una realtà sempre più -social-, l’informazione è fondamentale. In questa storia ho voluto esprimere il disagio giovanile, ma sopratutto le conseguenze di un comportamento ermetico da parte dei genitori, che spesso rifiutano la realtà, per la paura e per l’incapacità di affrontare i problemi dei figli. Farsi aiutare non è un’espressione di debolezza, ma di grande coraggio.

  • Colette mi ha dato l’impressione di una ragazza piena di insicurezze e fragilità. Come è nato questo personaggio?

Colette è l’icona degli introversi. Farsi strada nel mondo è già abbastanza difficile, lo è ancora di più per chi, senza le guide giuste, rischia di soffocare se stesso per riuscirci. Ci sono insicurezze che rischiano di rovinarti la vita, se non le affronti. Io sono un’introversa che ha avuto la fortuna di crescere in un ambiente carico di stimoli positivi. Ho trovato il mio posto scoprendo il giusto equilibrio tra i -miei- momenti e quelli per il resto del mondo.

  • Ho trovato interessante il modo in cui fai interagire le due sorelle, Nathalie e Colette. È un continuo turbinio di emozioni che vanno dai sorrisi alle lacrime. Come sei arrivata a creare questa interazione?

Sono state le dinamiche familiari della mia vita ad ispirarmi. I problemi ci sono anche nelle famiglie migliori e, aggiungo, ben vengano! I litigi portano al confronto, purché affrontati con interesse e voglia di superare le difficoltà. Nathalie e Colette sono unite da un affetto profondo, il problema è che a un certo punto della loro vita hanno smesso di dirselo. Nei rapporti la comunicazione è fondamentale. Quello che succede tra le due sorelle è la dimostrazione del fatto che con il dialogo è possibile combattere le insicurezze e le paure.

  • Un’ultima domanda viene spontanea. Ci sono all’orizzonte nuovi progetti? Hai in cantiere nuovi romanzi?

Sfruttando il NaNoWriMo (National Novel Writing Month), sto ultimando la stesura di un romanzo ambientato nella Sicilia degli anni ottanta. Con il teatro sono invece impegnata alla realizzazione di un nuovo spettacolo, del genere distopico, basato sul mio racconto titolato – L’Es glorioso. L’estasi dell’Io-.

Ringraziandoti nuovamente per la disponibilità, ti facciamo un grosso in bocca al lupo, arrivederci a presto sulle pagine de I gufi narranti.

David Usilla

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