Intervista ad Alessandro Pagani: autore de: “500 chicche di riso”

Intervista ad Alessandro Pagani : autore de: “500 chicche di riso”

Rue De La Fontaine Edizioni

  • Ciao Alessandro Pagani  grazie per la disponibilità, possiamo darci del tu?

Mi sembra il minimo 🙂

  • Visto che i nostri lettori non ti conoscono, vuoi dirci qualcosa di te?

Sono nato nel 1964 a Firenze, dove ancora vivo. Lavoro nella Pubblica Amministrazione, suono la batteria con un gruppo alternative rock, gli Stolen Apple (a Febbraio uscirà il secondo album) e da una decina d’anni mi diletto nella scrittura a sfondo umoristico, ma non solo (ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo che stavolta virerà sul surreale, con velature grottesche). Oltre a ciò, nel poco tempo libero che mi rimane, sono volontario animalista in un canile alle porte di Firenze.

  • Abbiamo da poco recensito il tuo libro: “500 chicche di riso” edito da Rue De La Fontaine Edizioni. Come nasce l’idea di questa raccolta umoristica?

In questo ‘teatro dell’assurdo’ che è il nostro tempo, dove tutti siamo spettatori, attori o semplici comparse, è difficile rimanere impassibili di fronte ai molteplici paradossi della vita. Così ho pensato di servirmi di queste stramberie, attraverso l’uso infinito delle parole che la lingua italiana offre, per trasmettere il sorriso agli altri, in un momento in cui il mondo ne ha realmente bisogno. Anche questo nuovo lavoro, che è il naturale proseguimento del precedente “Io mi libro” che conteneva altrettante 500 frasi comiche, nasce dalla curiosità di affrontare e riadattare, da un lato più ironico, gli avvenimenti e i personaggi che ogni giorno ruotano attorno alle nostre esistenze, per sdrammatizzare, ridimensionando, luoghi comuni, vizi e difetti della nostra società.

  • Chi ha pensato al titolo geniale nella sua brevità?

Chi risponde a quest’intervista, dopo notti insonni non a contare le pecore, ma a decifrare parole.

  • Da quanto tempo raccoglievi le freddure?

Potrei dire da sempre: ogni fraintendimento, controsenso, illogicità, come pure la più banale delle semplicità, è per me fonte di calembour, di gioco di parole, di sketch, o motivo per una nuova battuta.

  • Alcune le hai inventate personalmente?

Sono tutte farina del mio sacco.

Ti ringraziamo per la disponibilità e simpatia dimostrata e per chiudere ci lasci una chicca di riso inedita?

Traduca: “Individuò il mammifero marino nel parco naturale” – “Focalizzò”.

Sandra Pauletto

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