Intervista ad Alessandro Milan – Un giorno lo dirò al mondo – Mondadori

Alessandro Milan

Abbiamo da poco recensito “Un giorno lo dirò al mondo” (Mondadori) di Alessandro Milan e abbiamo ora la possibilità di scambiare con lui quattro chiacchiere per approfondire i temi sviluppati nel libro.

Buongiorno Alessandro Milan, a distanza di poco più di un anno dal tuo precedente lavoro (Due milioni di baci, edito da Dea Planeta) abbiamo il piacere di averti di nuovo qui sulle nostre pagine.

  • In questo libro spieghi in maniera molto chiara i motivi che ti hanno portato ad essere convinto, fortemente convinto, che la pena di morte sia sempre e comunque sbagliata. Questa tua convinzione è maturata proprio durante la vicenda che hai raccontato o avevi già questo tipo di orientamento?

“Sono sempre stato contrario alla pena di morte senza se e senza ma. Un conto però è percepire la problematica in astratto, un altro è sbatterci la faccia, toccarne con mano lo schifo. Avere conosciuto a fondo la storia di Barnabei mi ha permesso di imboccare una via irreversibile. Dopo quella vicenda, non posso più rimanere indifferente sul tema”.

  • Hai raccontato la vicenda di Derek Rocco Barnabei in maniera molto precisa e coinvolgente, quasi fosse una sorta di Legal Thriller, senza dare un giudizio finale in merito alla sentenza di colpevolezza e lasciando che sia il lettore a farsi un’idea della situazione. Perché hai scelto questo approccio?

“Perché io non so se Barnabei fosse innocente come si proclamava, anzi mi ha sempre dato fastidio l’approccio innocentista. Io non so. Per vent’anni sono stato ossessionato dalla ricerca della verità, che non ho trovato nemmeno leggendo e rileggendo le 4mila pagine di atti giudiziari. Ho perso ore e ore di sonno per cercare di capire cosa diavolo sia successo la notte del delitto, conosco ogni movimento di ogni singolo protagonista della vicenda, per filo e per segno. I dubbi esistono, alcune discrepanze emerse al processo sono clamorose e per questo, nel dubbio, un buon avvocato avrebbe fatto assolvere Barnabei. Ma ho capito che questo approccio era sbagliato. Così mi sono spogliato dei dubbi per abbracciare un’unica certezza: comunque siano andate le cose, una condanna a morte non rende il mondo un luogo migliore, anzi”.

  • Tra le tante figure che racconti c’è quella di Giancarlo Santalmassi giornalista di enorme spessore e grande professionalità. Quanto è stato importante questa figura per la tua carriera giornalistica? Quanto ti ha dato in termini di insegnamenti e consigli?

“Santalmassi, insieme al direttore di allora Elia Zamboni, mi ha insegnato quasi tutto quello che so. Santalmassi è stato un maestro severissimo, egocentrico ma anche illuminato. Una di quelle persone che condividono il sapere professionale con l’allievo, e non se lo tengono per sé”.

  • Tu sei uno speaker radiofonico tra i più apprezzati, hai mai pensato di prestare la tua voce per far diventare degli audiolibri i tuoi scritti?

“Io in realtà sono un giornalista, la voce certo è il mio strumento principale perché fare radio è sempre stato il mio sogno, la mia aspirazione. Ma vi stupirò: non credo di essere un grande interprete come lettore. Per cui, cedo il passo ad altri più bravi di me. Però, mai dire mai”.

  • È passato poco più di un anno da quando giravi le librerie italiane a presentare “Due Milioni di baci”, presentazioni molto belle e coinvolgenti (ad una, a Vicenza ho avuto il privilegio di presenziare). Che effetto fa, ora, vivere tutto solo da remoto?

“È una tristezza infinita, davvero, lo dico con il rispetto verso chi ha sofferto e sta soffrendo per questa pandemia. Per chi scrive un libro non c’è cosa più bella che una serata di condivisione, all’interno di una libreria. Gli scrittori e i lettori devono incontrarsi lì, dove altrimenti?”

  • Questo terzo libro certifica il tuo valore e talento di scrittore, la tua bravura nel coinvolgere il lettore nelle cose che scrivi, riuscendo a trasferire a chi legge le emozioni che hai provato e provi. Credi che quello della scrittura sarà sempre più parte integrante della tua crescita professionale o la ritieni comunque ancora solo un hobby, una passione, un qualcosa di laterale rispetto il tuo orizzonte lavorativo principale?

“La scrittura è nata in me con la necessità di esternare un dolore indicibile, dopo la morte di mia moglie Francesca. Però mi fa piacere scoprire che molte persone vengono coinvolte dal mio modo di scrivere, asciutto e diretto, proprio come si parla in radio. Lo posso dire: scrivere mi appassiona, e non intendo fermarmi qui”.

  • Racconti in questo libro di come si lavorava a Radio 24 un po’ di anni fa. Oggi la radio, Radio24 in particolare, è ancora come allora? Nel caso, come si è evoluta?

“Il mezzo è sempre lo stesso: immediato e intimo al tempo stesso. Ovviamente la radio è cambiata molto nel frattempo grazie all’avvento della tecnologia che ne ha cambiato la fruizione. Prima si ascoltava la radio da un apparecchio, ora lo si può fare ovunque, con il telefonino o tramite i podcast, quindi non in diretta. Ma il modo in cui nasce un programma radiofonico è e sarà sempre identico: passione, ritmo, dedizione e magia”.

  • La storia di Derek Rocco Barnabei negli anni è svanita dalla memoria collettiva, è stata un po’ sepolta nell’oblio e come questa probabilmente tante altre storie importanti stanno seguendo la stessa sorte. Perché credi che succeda?

“È un mondo che tritura tutto a velocità supersonica. Ironia della sorte, era quello che mi diceva sempre Derek: “Viviamo sempre a ritmo frenetico, con uno schiacciasassi mentale”. E aggiungeva: “Fermatevi: apprezzate un tramonto, annusate l’erba, date un bacio a vostro figlio. Io non posso più farlo”. Siamo pronti a emozionarci per una storia così, ricordo che vent’anni fa non si parlava di altro, perfino il Papa si pronunciò due volte a favore di Barnabei. Poi, nel giro di qualche giorno, si passa alla storia successiva. Non giudico, non so se sia un male o un bene, ma siamo fatti così”.

  • Alessandro Milan hai già in mente nuovi progetti letterari? Ci sono cose che prima o poi vorresti raccontare ai tuoi lettori?

“Ne ho in mente uno ma… un pizzico di pazienza, ne parliamo nel 2022”.

 

Ringrazio di cuore Alessandro Milan per la sua disponibilità e per essere sempre in grado, con tutti i suoi lavori, di trasmettere forti emozioni. Speriamo di averlo ancora presto ospite sulle pagine dei Gufi Narranti.

 

David Usilla

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