Intervista esclusiva allo scrittore Maurizio Vicedomini

Intervista a Maurizio Vicedomini

Maurizo Vcedomini
Maurizo Vicedomini

In seguito alla recensione del libro “Ogni orizzonte della notte” di Maurizio Vicedomini edito da “Augh! edizioni” nella collana ” Frecce” abbiamo il piacere di intervistarne l’autore:

D. Ciao Maurizio possiamo darci del tu?

R. Certo, Sandra. Ti ringrazio per l’invito.

D. Parliamo prima del tuo libro. Perché hai scelto la notte come ambientazione?

R. La notte è il momento in cui ciò che conosciamo, ciò che siamo abituati a riconoscere nella routine giornaliera, cambia faccia. La stessa strada che percorriamo tutte le mattine per andare al lavoro, di cui riconosciamo i tratti salienti alla luce del sole, cambia aspetto di notte, quando è poco trafficata, quando tutti dormono. Ecco, allora: la notte indica un cambio di prospettiva. Un guardare il mondo che conosciamo con una diversa luce e riscoprirlo, e scoprirlo, anche. Come fosse la prima volta.

D. Il tuo libro ha un’altra caratteristica: il tuo personaggio non ha un nome è da considerarsi autobiografico o lasci libero ognuno di immedesimarsi?

R. I personaggi dei racconti non hanno nome per diverse ragioni. Certo: c’è la forte carica d’immedesimazione, l’everyman che la sottrazione di un nome comporta. Ma “Ogni orizzonte della notte” è anche un libro sull’identità, sulla ricerca di una propria identità nella società contemporanea. Sono persone che cercano un proprio posto nel mondo, un affetto duraturo, un momento di calore, una parola. Sono alla ricerca di tutto questo nel rapporto con gli altri, nella distanza che li separa da chi li circonda. Ecco: il loro nome, in un certo senso, non l’hanno ancora trovato, e continuano a cercarlo.

D. Con quale criterio hai scelto il numero dei racconti da inserire nel libro?

R. Per esclusione. Nei tre anni di lavoro dalla stesura del primo racconto alla pubblicazione, ho scritto per questo libro ventidue racconti. Nel corso del tempo, del labor limae, delle revisioni, ne ho eliminati molti e ne ho scritti di nuovi. È stato un processo lungo, finché il libro non mi è sembrato completo, equilibrato, organico. Quando è accaduto, i racconti erano undici, e tali sono rimasti.

D. Quando c’è di realmente accaduto nei tuoi racconti?

R. Poco. Espedienti narrativi, frammenti d’esperienza. Solo un racconto è davvero basato su una storia vera, “Il rinoceronte”. Lessi la storia di Sudan, l’ultimo rinoceronte settentrionale bianco che era sorvegliato ventiquattr’ore su ventiquattro in Kenya per proteggerlo dai bracconieri. La vicenda mi colpì a tal punto che volli scriverne.

D. Visto che oltre ad essere scrittore sei anche direttore della rivista culturale on line: “Grado zero” come ti trovi in questa doppia veste?

R. Essere da entrambe le parti di una scrivania è molto utile. Permette di comprendere dinamiche che altrimenti sarebbero sconosciute, permette di comprendere le difficoltà nella gestione di un portale o una rivista, i tempi di pubblicazione, e tutto l’iter che c’è dietro. Permette inoltre di avere a che fare con molte persone capaci, con la necessità – a volte – di far la voce grossa perché il progetto proceda sulla via prescritta. La principale differenza è proprio questa: come direttore di Grado Zero sono parte di un insieme, ho un vicedirettore che mi aiuta costantemente, è un lavoro di gruppo. Come scrittore, invece, ho bisogno di essere solo, è un rapporto intimo quello fra un autore e la pagina bianca – prima – e con il lettore poi.

D. Vuoi consigliarci un libro che è poco noto al “grande pubblico” ma che tu reputi sia interessante conoscere?

R. Contravvengo alla regola e ne cito due, fra i tantissimi che consiglierei: “Gennaio senza nome” di Max Aub e “Il giorno che diventammo umani” di Paolo Zardi.

Grazie per la disponibilità e alla prossima sulle pagine dei gufi narranti

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