Intervista a Roberto Gassi – “La foresta delle farfalle monarca”

Intervista a Roberto Gassi – “La foresta delle farfalle monarca”

Abbiamo da poco recensito il romanzo “La foresta delle farfalle monarca” di Roberto Gassi Edito da Les Flaneurs edizioni e abbiamo ora la possibilità di scambiare con lui quattro chiacchiere

 

D: Ciao Roberto Grazie per essere passato a trovarci possiamo darci del tu?

R: Certo che possiamo darci del tu! Colgo l’occasione per ringraziare i Gufi Narranti per la recensione e la possibilità di parlare del mio lavoro attraverso questa intervista.

D: Come sei venuto a conoscenza delle farfalle monarca? Ti interessi di entomologia?

R: Non sono un entomologo (per fortuna c’è il National Geographic), sono affascinato dagli insetti, dall’universo che nascondono e di quanto sia inversamente proporzionale alle loro dimensioni. Nei miei romanzi gli insetti sono ormai una firma che mi contraddistingue (La mosca bianca; L’uomo con la testa di scarabeo; La foresta delle farfalle monarca), sia nel titolo, nell’essere presenti nella trama come spirito guida del protagonista, nel rappresentare il surreale. Ho scelto le farfalle monarca perché una delle parole chiave di questo romanzo è: viaggio. Le monarca sono l’unico insetto al mondo a compiere una migrazione di circa 3.000 miglia dal Canada al Messico, giungendo nei santuari (così come sono chiamati dagli abitanti del luogo), aree protette nelle quali possono svernare e deporre le uova. Una specie in via d’estinzione che negli anni è stata decimata dell’80%: disboscamento; assenza di euforbia. Inoltre, secondo alcune tradizioni messicane, nel giorno dei morti sulle ali delle monarca, gli spiriti dei defunti tornano a visitare i vivi. Una folgorazione… per questo le ho scelte per questo nuovo lavoro.

D: Perché hai scelto di strutturare il tuo libro con la storia nella storia e non ne hai fatto un romanzo a parte?

R: La vera domanda è: la fine della storia o il principio? La foresta delle farfalle monarca (2021) è il prequel dell’Uomo con la testa di scarabeo (2018) nel quale si accenna al romanzo ambientato in Messico scritto da Erol Ciorba, il protagonista. Quindi ho scelto la struttura del romanzo a doppia lettura: carattere normale per la storia di Erol; carattere corsivo per quella in Messico. Ho voluto che il lettore le vivesse entrambe e quindi le ho mescolate. Il lavoro vero è stato dividerle in file distinti e capire se ogni storia si reggesse bene da sola per poi mischiarle nuovamente permettendo al lettore di viaggiare con Erol nella parte narrativa, sulle ali delle monarca in quella thriller, ovvero, in uno spietato Messico nel 1890.

Come ho scritto nella breve introduzione del romanzo, l’ambientazione messicana è un omaggio palese alla filmografia di Sergio Leone (La trilogia del dollaro), Tarantino, Rodriguez.

D: Il personaggio scrittore lo possiamo considerare un tuo alter ego?

R: Se ti riferisci al fatto che anche lui scrive, sì. Per quanto riguarda la vita vissuta siamo distanti in quanto Erol è molto più coraggioso, pervaso da un innato senso di giustizia. Per quanto scrivere ti dia la possibilità di ridisegnare la vita, reinventarla, ravvivarla di colori quando appare sbiadita, credo che nelle mie storie la riconducibilità alla mia vita personale sia minima. Nelle descrizioni invece faccio riferimento a luoghi della mia quotidianità o nei quali sono stato, alla mia Puglia poco citata ma molto presente in alcune ambientazioni.

D: Nel tuo romanzo c’è anche una parte sentimentale; cosa pensi dei romanzi cosiddetti rosa?

R: Non sono un lettore di romanzi rosa, credo che ogni libro abbia la sua dignità, che una narrativa sincera, potente, possa trasportarti ovunque indipendentemente dalla trama. Nella foresta delle farfalle monarca la parte sentimentale è legata a Erol e al suo rapporto con Leila, una relazione finita che lo tormenta, non riesce a capirne i motivi, per quanto si sforzi e frequenti altre donne, il fantasma di Leila è lì dietro l’angolo. Un sentimento vivo che lo imbriglia, un groviglio di elucubrazioni mentali, gli occhi di Leila, il suo sguardo disarmante…  Quanto pesa l’amore provato? Quanto la sofferenza? Non vi resta che scoprirlo.

D: La tua è una scrittura sicuramente versatile. In quale genere ti trovi meglio?

R: Non sono un giallista e questo lo si capisce leggendomi… Thriller? Si avvicina molto. Oppure thriller, pulp, surreale, per come lo ha definito Giusy Giulianini in una recensione su Thriller Nord, coniando un genere che mi si addice. Per quanto mi riguarda: scrivo. Lascio ai lettori e agli addetti ai lavori la noiosa etichettatura.

Come lettore invece cerco di nutrirmi in modo variegato spaziando da Fruttero&Lucentini a Landsale, Bukowski, Auster, Pennac, Will Eisner per le graphic novel, Dylan Thomas e Poe per la poesia.

 D: Dovendo sistemare il tuo romanzo in libreria secondo te sotto quale genere potremmo collocarlo?

R:  Come ho detto prima: lascio ai lettori e agli addetti ai lavori la noiosa etichettatura.

D:  Roberto GassiLa foresta delle farfalle monarca” non è il tuo primo libro: vuoi accennarci qualcosa sui tuoi romanzi precedenti?

R: La mia avventura letteraria incomincia con il concorso Narrando che mi ha permesso di pubblicare il primo romanzo La mosca bianca (2012): ambientato nel mondo del lavoro, per l’incipit ho scelto l’articolo uno della Costituzione; ogni capitolo è titolato e per quanto, sfogliandolo, possa sembrare un libro di racconti, in realtà le storie e i personaggi sono collegati tra loro. Tra la panchina e il lampione invece è una storia ambientata sul lungomare di Bari, la mia città. Uno smemorato idealmente imprigionato tra una panchina e un lampione: parenti, amici, conoscenti, lo visitano portando di volta in volta un pezzo di vita condivisa con il protagonista che tassello dopo tassello, l’aiuteranno a ricordare perché si trova lì.

L’uomo con la testa di scarabeo (2018) è un thriller in piena regola: un piccolo assassino fatto di buio che uccide sulle note di Breaking the girl dei RHCP; magazzini come sentieri bui; uno scarabeo stercorario come spirito guida; sullo sfondo il tema dell’integrazione razziale.

Nelle scarpe dello scrittore (2020) è un racconto lungo che ho pubblicato solo online, non ancora nella versione cartacea. Un viaggio on the road in un’affascinante Romania intrapreso da uno scrittore italiano senza nome e da un pesatore d’anime di nome Joan, su quest’ultimo si basano gli intrecci della trama legati a un assassino con il berretto nero. Dei miei lavori è quello che più si avvicina al genere del giallo.

 

 

Grazie a Roberto Gassi per la disponibilità arrivederci a presto sulle pagine dei Gufi Narranti

Sandra Pauletto

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