Intervista a Ricky Avataneo “Antifurto. Una storia di mutanti” (Sillabe di Sale)

Intervista a Ricky Avataneo “Antifurto. Una storia di mutanti” (Sillabe di Sale)

Abbiamo da poco recensito “Antifurto. Una storia di mutanti” (Sillabe di Sale) di Ricky Avataneo e abbiamo ora la possibilità di farci raccontare dall’autore qualcosa sul suo ultimo libro.

Buongiorno Ricky, grazie per essere passato a trovarci. Mi permetto di darti del tu se per te non è un problema:

È la prima volta che ti recensiamo e che quindi abbiamo il piacere di
intervistarti. Come prima cosa ci piace sempre scoprire oltre all’autore anche
l’uomo che vi si cela dietro. Ci puoi raccontare un po’ di te?

Ciao! Intanto, grazie a voi. Dunque, sono nato nei remoti anni sessanta. Era
previsto che nascessi in Luglio a Torino, invece sono nato ad Albenga in
Giugno. Mia mamma si era concessa qualche giorno al mare prima di
partorire, ma io decisi di rovinarle il soggiorno nascendo prematuro. Quando
mi chiedono: “ah, ma allora sei ligure?”, rispondo “no, sono un piemontese
nato in vacanza”. Sono cresciuto a Portacomaro, in provincia di Asti (sì, certo, il
paese del papa, ma pure del grignolino). Ho vissuto a lungo in Val di Susa, e
attualmente vivo a Moncalieri. Sono animatore musicale in campo sociale,
cantastorie, musicista folk, appassionato di cultura popolare. Dal 2004 al 2017
sono stato il cantante, chitarrista, armonicista e autore del gruppo folk-rock
valsusino “Polveriera Nobel”. Attualmente collaboro con altri musicisti folk, in
Piemonte e in Toscana, e occasionalmente con la compagnia astigiana “Teatro
degli Acerbi”. In solitaria, pandemia permettendo, giro le piole di Torino con la
mia chitarra e le mie armoniche. In qualità di scrittore, ho pubblicato i romanzi
“Una discarica, o forse il mare “ (Impressioni Grafiche, Acqui Terme, 2002) e,
appunto, “Antifurto”, con Sillabe di Sale. A breve dovrebbe vedere la luce
“Scambiatevi un segno di pace”, sempre per Sillabe di Sale. A chi fosse
interessato a seguirmi, nei concerti, nelle presentazioni e nelle altre
mirabolanti imprese, segnalo la mia pagina Facebook: Ricky Avataneo Doc.

2- Hai creato un modo di supereroi improbabili e molto particolari. Come ti è
venuta l’idea di questo romanzo?

Come dicevo poc’anzi, ho vissuto praticamente sempre in contesti
extraurbani. Quando nel 2013 mi sono trasferito nella prima cintura torinese,
ho iniziato a studiare il territorio e gli abitanti con un approccio antropologico.
A un certo punto, per gioco, mi è venuto da leggere questa realtà con la lente
ironica del fumetto dei supereroi americani, attribuendo a ogni personaggio
un superpotere, in base al suo abituale comportamento. Volevo rappresentare
questa attualità incattivita, stressata e conflittuale, in cui il prossimo è sempre
visto come potenziale nemico e si è disposti a uccidere per un parcheggio, nel
modo più divertente possibile. I personaggi del mio romanzo hanno sì
sviluppato dei superpoteri, ma non quelli grandiosi dei comics della Marvel,
bensì quei superpoteri modesti, cialtroni, meschini, quando non imbarazzanti,
che ben si sposano con il contesto rappresentato (tagliare la fila in posta,
rigare le macchine a distanza, rendere rumorosissimo qualunque veicolo
guidato, mettere fuori uso i sistemi anti taccheggio dei negozi, etc.). Il
protagonista avrebbe a disposizione un potere davvero notevole, ma a causa
dell’ansia da prestazione che lo perseguita, non è in grado di controllarlo.

3- La domanda sorge spontanea, sei un appassionato di fumetti e di supereroi?

Sono cresciuto coi fumetti della Marvel, prima di appassionarmi alla musica (e
a qualche eroe dello sport), la mia passione sono stati l’Uomo Ragno, Devil, i
Fantastici Quattro etc. Sono stati il vero Poema Epico della mia infanzia. In
qualche modo, “Antifurto” vuol essere anche un tributo a questa mia antica
passione. Qualche hanno fa mi sono ricomprato le ristampe delle serie
storiche della Marvel, e le custodisco con amore nella mia libreria. Devo
ammettere che la nouvelle vague dei supereroi non mi appassiona, e
attualmente mi capita di rado di leggere fumetti

4- C’è oltre all’Io narrante principale anche un secondo Io narrante, un
edicolante con velleità da giornalista. Come mai hai voluto inserire anche
questo secondo punto di vista con le sue storie?

Il principale io narrante è Alberto Raviotti, supereroe riluttante e protagonista
principale del romanzo, e come tale coinvolto nell’azione. Mi serviva un
secondo punto di vista, neutrale, che raccontasse le altre vicende che
incrociano la narrazione principale, ovvero la storia d’amore fra i giovani Dila e
Maria con le sue drammatiche conseguenze, e la saga del sensitivo Xavier
Vayres. Inoltre, a questa seconda voce sono delegate una serie di osservazioni
e considerazioni sul clima sociale che permea la cittadina di Moschetto, teatro
di tutte le vicende narrate.

5- Si può dire che l’assemblea condominiale, con i condomini che valgono per i
millesimi che rappresentano, sia una sorta di proiezione del parlamento?

In un certo senso un’assemblea condominiale è una versione in scala ridotta di
una seduta del parlamento, è comunque un consesso umano in cui è prevista
una discussione e un voto finale, e quindi risponde alle medesime dinamiche
e prevede rituali assai simili. In questo contesto, dove i millesimi determinano
i rapporti di forza, i personaggi danno il peggio di se stessi, mostrando tutta la
loro aggressività e la loro presupponenza. E’ uno dei passaggi principali del
romanzo (spero anche dei più divertenti), anche se, nella mia vita, non ho mai
partecipato a nessuna assemblea condominiale, ma ho ascoltato resoconti
molto dettagliati e coloriti. Del resto, Manzoni non ha dovuto ammalarsi di
peste per scrivere “I promessi sposi”.

6- Domanda che spesso mi piace porre agli autori. Ricky Avataneo, se questo romanzo avesse
una trasposizione televisiva o cinematografica chi vedresti come attori per i
tuoi protagonisti? E che colonna sonora sceglieresti?

Ah, questa è la domanda che mi ha messo maggiormente in difficoltà. L’unico
nome che azzarderei è quello di Teco Celio nella parte del villain, il malandato
ma irriducibile antagonista di Alberto. Per il resto non riesco a individuare, nel
novero delle attrici e degli attori italiani che conosco, qualcuno che possa
impersonare i due protagonisti Alberto Raviotti e Liò Veneziani – anche per
una questione anagrafica, i due sono sulla trentina (per la parte di Alberto
sarebbe stato perfetto, vent’anni fa, Valerio Mastandrea). Magari potrebbe
essere l’occasione per lanciare qualche volto nuovo, e comunque sarei
davvero curioso di scoprire le scelte dell’ipotetico regista (e suppongo che
sarei in feroce disaccordo, come accade quasi sempre in questi casi…). Per ciò
che concerne la colonna sonora, immaginerei una soundtrack strumentale,
orchestrale e pomposa, una sorta di parodia dei blockbuster americani, e,
visto il carattere locale del mio romanzo, inserirei una serie di canzoni
prodotte da cantautori e musicisti di area torinese, magari non conosciute dal
grande pubblico, ma molto efficaci nell’evocare i luoghi e le atmosfere della
storia. Mi vengono in mente, così su due piedi, “Mariel & il capitano” di
Eugenio Rodondi e “Una stagione in silenzio” di Linda & the Greenman. A quel
punto, proverei a proporre al regista anche qualche mia canzone, perché no…
Anni fa, col mio gruppo “Polveriera Nobel”, sono andato vicino a veder inserita
una mia canzone in una colonna sonora, per cui mi è rimasto un po’ di
rammarico (ma questa è una storia che magari racconterò un’altra volta…). Ne
ho giusto una che fa….

Grazie mille  a  Ricky Avataneo per la disponibilità, arrivederci a presto sulle pagine de I gufi narranti.
David Usilla

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