Intervista a Ippolito Edmondo Ferrario – “I diavoli di Bargagli” – Frilli

Intervista a Ippolito Edmondo Ferrario – “I diavoli di Bargagli”

Abbiamo da poco recensito “I diavoli di Bargagli” (Fratelli Frilli Editori) di Ippolito Edmondo Ferrario che torna a trovarci per scambiare quattro chiacchiere, per parlare del suo ultimo libro, per approfondire un po i temi in esso contenuti.

Buongiorno Ippolito Edmondo, grazie per essere tornato a trovarci, è sempre un piacere ospitarti sulle nostre pagine.

  • Eccoci di nuovo qui, a parlare di Raul Sforza. Dopo il successo del primo capitolo, Il banchiere di Milano (Fratelli Frilli Editore), Raul torna più agguerrito che mai. Quando hai iniziato a scrivere di questo personaggio ti saresti aspettato il successo che il pubblico ti ha dimostrato?

Grazie a voi innanzitutto per lo spazio dedicato al sottoscritto, ma soprattutto al banchiere nero. Non voglio risultare scontato o fare il finto modesto. Mi sento di dire che ero quasi certo che il banchiere Raoul Sforza era destinato a incontrare il favore del pubblico, ma non certo perché io sia un genio.

Semplicemente perché “il banchiere nero” rappresenta un qualcosa di nuovo nel suo genere e allo stesso tempo incarna un modello che si ripete ed è alla base dei personaggi di successo, ovvero solletica il lettore a identificarsi con lui. Credo che in molti vorrebbero essere come il banchiere nella vita di tutti i giorni: incurante di tutto e di tutti, sprezzante al punto giusto, impassibile.

  • Al centro della storia che vede coinvolto Raul Sforza c’è un fatto di cronaca che ha realmente fatto parlare di se in un arco temporale anche abbastanza lungo, che va dagli anni 40 fino ai primi anni 80, quello del famigerato “Mostro di Bargagli”: Come mai hai voluto riaccendere i fari su quella vicenda?

E’ stato un semplice caso. Un amico scrittore mi aveva parlato della vicenda del cosiddetto “mostro di Bargagli” di cui non sapevo nulla. Mi interessai alla storia vera, ma poi non andai oltre. A distanza di tempo, qualche anno dopo, me ne ricordai e trovai interessante adattarla e romanzarla per tornare in libreria con il secondo libro della serie del banchiere. E così feci entrare Bargagli nella vita di Raoul Sforza, o meglio nel suo passato.

  • Ad un certo punto del romanzo parli della caligo, detta anche “Nebbia di mare”, di quello che rappresenta e di quello la leggenda racconta che essa sia. Ci racconti meglio come la tradizione interpreta questo fenomeno?

La caligo è un fenomeno che verifica di tanto in tanto, ed è prettamente meteorologico, ma il folklore ligure ci regala una toccante interpretazione dello stesso che ha a che fare con il mondo dei morti e con le anime che giacciono ancora sulla terra in attesa di trovare la strada verso l’altro mondo. Quando la nebbia giunge dal mare le anime dei defunti che hanno trovato la loro strada ritornano sulla terra a indicarla a quelle che ancora non vorrebbero lasciare il nostro mondo. La nebbia servirebbe a rendere questo passaggio meno traumatico,  a far sì che l’addio al mondo terreno sia un  poco più dolce.

  • In questo secondo romanzo la vicenda narrata tocca Raul sul personale, va a riaprire una ferita che in realtà non si è mai completamente rimarginata. Si può dire che il Raul Sforza che racconti nei tuoi romanzi sia in qualche modo nato dalle ceneri di quel terribile episodio della sua vita?

Sì, sicuramente c’è un Raoul Sforza prima di quell’episodio e ce n’è uno successivo. L’episodio doloroso è quello che poi lo porta a diventare il banchiere nero, il personaggio ambiguo, sfuggente e a tratti crudele che però nasconde in sé sprazzi di autentica umanità e bellezza. Sforza è un personaggio complesso e trasversale, questo almeno per come appare al sottoscritto. La sua dote principale, per me che ne sono l’autore, rimane l’inafferrabilità. Raoul non lo si può prevedere e non lo si può comprendere mai del tutto.

  • Bargagli ed i suoi dintorni sono descritti in maniera molto curata e molto precisa. Immagino che non possa essere mancata, da parte tua, qualche puntatina da quelle parti. C’è qualcosa che ti ha colpito in maniera particolare di quel luogo?

Ci sono stato, ma poco. Credo che per descrivere un luogo non sia importante la quantità di tempo trascorsa, ma la qualità. I luoghi si possono descrivere attraverso poche righe, l’importante è coglierne l’anima, ciò che comunicano. Bargagli con le sue frazioni è un luogo ridente che io però ho voluto tingere di noir e di malinconia.

  • Leggendo i due romanzi dedicati a Raul Sforza non passa inosservato il tuo grande amore per la musica, soprattutto per un certo tipo di musica. Cosa rappresenta per te la musica, quanto la senti importante?

La musica è energia, è fondamentale per me esattamente come per Sforza. Un brano musicale può darti la spinta giusta, può ispirarti, può spronarti a fare qualcosa o ancora ispirarti quando la stesura di un libro fatica. La musica è forza vitale.

  • Confesso di essere diventato un grande fan di Raul Sforza e per questo non posso esimermi dal chiederti se lo ritroveremo prima o poi nuovamente all’opera, se sarà ancora protagonista di nuove avventure. C’è già un progetto in questo senso?

Certo. Sono al termine della stesura del terzo romanzo e nel frattempo sto lavorando ad un albo illustrato con protagonista il banchiere nero. Di Sforza non sarà semplice liberarsene tanto presto….

Grazie Ippolito Edmondo Ferrario per essere stato ancora una volta nostro gradito ospite e speriamo di averlo ancora presto qui con noi per parlare ancora dei suoi magnifici libri.

David Usilla

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