INTERVISTA A GIUSEPPE CONTE – DANTE IN LOVE – GIUNTI EDITORE

INTERVISTA A GIUSEPPE CONTE – DANTE IN LOVE – GIUNTI EDITORE

Giuseppe Cionte

Abbiamo da poco recensito “Dante in love”, scritto da Giuseppe Conte, edito da Giunti

e abbiamo ora l’onore di scambiare quattro chiacchiere con l’autore.

 

D: Buongiorno, grazie essere passato a trovarci, possiamo darci del tu?

R: Grazie dell’ospitalità, certo che ci diamo del tu.

 

D: Quando nasce la tua passione per Dante?

R: Vediamo, la mia passione per Dante è nata molti anni fa. Ma l’università dove a Lettere ai miei tempi ti chiedevano all’esame di recitare sei canti della Commedia a memoria, rischiò di farmela passare. Dante è troppo grande per essere soltanto oggetto di studio. Dante va amato. Ho cominciato con lo scrivere una prefazione in nove parole chiave al Paradiso, per una edizione della Commedia. Ho riletto tante pagine. Sono ritornato al sonetto giovanile Guido i’ vorrei che tu e Lapo ed io, un capolavoro di freschezza, la più bella poesia mai scritta sulla giovinezza e l’esser giovani. In verità, sono partito proprio da lì per inventare Dante in love.

 

 

D: Mi è rimasto impresso il momento in cui Dante si mette a letto, ma ovviamente il suo corpo non ha peso, non ho potuto non pensare a quando viceversa Dante sale nella: “nave piccioletta”, di Flegias nel VIII° canto dell’inferno e dice:

e sol quand’io fui dentro parve carca”.

Avevi pensato anche tu a quel passaggio?

 

R: Certo, l’idea di fondo di Dante in love è propria questa strana pena, un perfetto contrappasso per cui Dante, viaggiatore nell’Aldilà con il proprio corpo, con il peso delle proprie ossa e della propria carne, ritorna sulla terra come ombra, come fantasma immateriale che non soltanto è invisibile, ma non pesa, non ha il senso del tatto, non può neppure tentare una carezza. Dunque quando entra nel letto non vi occupa nessun spazio, il suo amore per Grace è senza carne, e questo gli dà pena.

 

D: Nel tuo libro sei riuscito a togliere al poeta quell’aurea di irraggiungibilità che da settecento anni lo accompagna, quasi non fosse stato un uomo. Perché secondo te il suo lato “umano” non viene mai palesemente preso in considerazione ma lasciato solo intendere per i più attenti?

R: Grazie, sono contento di questa tua percezione, volevo davvero togliere un po’ di polvere accumulata sulle spalle di Dante, ridotto a statua, emblema statico, austero, appunto inavvicinabile. Il fattore umano in lui non viene contemplato, interessano il letterato, il sapiente, il filosofo, il poeta, il politico sfortunato, l’esiliato, il profeta. Certo Dante è tutto questo. Ma è anche uomo all’ennesima potenza, con tutto il carico delle sue passioni, pulsioni, stimoli, quelli che chiama in un verso del Paradiso i “movimenti umani”, così forti che deve intercedere Maria Vergine perché vengano tenuti e bada e lui, il pellegrino celeste, possa arrivare a vedere Dio. La sua passione dominante è quella di Amore, umana e sovrumana. Dell’amore Dante uomo conosce tutte le declinazioni, da quella fiabesca e mondana a quella violentemente, peccaminosamente carnale, sino a quella mistica, di Beatrice, che rende possibile il suo viaggio verso la Luce.

 

D: L’idea del bacio e di come lo riceve è uno dei tanti colpi di genio, te l’ha suggerito Dante stesso quando ti è apparso o è solo frutto della tua creatività? 😉

R: Dante era apparso a Victor Hugo, l’autore dei Miserabili, e io, nano salito sulle spalle dei giganti, ho creduto che potesse apparire anche a me. In effetti, confinato in casa come non ero mai stato nella mia vita, circondato da paure e angosce, chiuso tutto il giorno nel mio studio davanti allo schermo del computer, ero nella condizione propizia per avere visioni. Dante è entrato non so come nella mia voce e mi ha suggerito come farlo parlare e agire. Quel bacio è arrivato così, senza averlo programmato, era nelle cose, era l’unica testimonianza d’amore che Dante potesse ricevere. E una testimonianza d’amore per la propria opera vale per un autore più di qualunque altra cosa.

 

D: Cosa pensi delle varie interpretazioni esoteriche della Divina Commedia?

R: Dante Templare, Dante Fedele d’Amore, persino Dante Cataro. Dante e la sua opera sono talmente vasti che reggono mille interpretazioni, anche quelle esoteriche, anche quelle che sembrano più azzardate e opinabili. Dante ha conosciuto il Libro della Scala, che racconta l’ascensione al cielo del profeta Mohammed? Ha subito l’influenza dei mistici Sufi? Io immagino addirittura che ne incontri uno all’università di Parigi, che gli parla dei Mistici Amanti di Sohravardi.  Alla fine, conta la bellezza della sua opera, e la possibilità, per noi, di leggervi l’infinito.

 

D: Secondo Giuseppe Conte, Il “fiore” sulla quale paternità spesso si discute, è attribuibile al sommo poeta?

R: Nel volume che comprende tutta l’opera di Dante in uscita da Giunti-Barbera, il Fiore è compreso. Non mi pronuncio su controversie filologiche, non ne ho la competenza. Ma a gettar l’occhio sui sonetti del Fiore, la potenza allegorica, sin dall’enumerazione delle cinque frecce d’Amore nel primo componimento, Bieltà, Angelicanza, Cortesia, Compagnia, Buona Speranza, lo sguardo volto al Roman de la Rose e al suo universo espressivo e tematico, la vena realistico-satirica che avrà così largo spazio nell’Inferno, tutto sembra convalidare che quel ser Durante, l’autore del Fiore, fosse Dante giovane, nel suo apprendistato.

 

D: Per sorridere un po’ com’è stato trovarsi improvvisamente Presidente del Consiglio?

R: Sì, un mattino ero in un piccolo caffè in riva al mare a fare colazione quando suona il telefono: Ciao, stiamo cercando un Presidente del Consiglio, verresti a farlo tu? Perché no, ho detto di getto. Poi però ci ho pensato: e ho risposto: ma io faccio già il più bel mestiere del mondo, lo scrittore, e voglio continuare a farlo. Allora hanno chiamato l’altro.

D: Se dovessimo chiudere alla fiorentina citando un verso di Dante?

R: E quivi ragionar sempre d’amore.                                                                                                      Non è la cosa più bella in questa nostra vita così difficile e che passa così in fretta?

 

A me piacerebbe parlare con te all’infinito ma ahimè sono cosciente che ciò in questa sede non è possibile.

Vuolsi così colà dove si puote…”

 

Ringraziamo Giuseppe Conte per la simpatia e disponibilità augurandoci che venga a trovarci nuovamente sulle pagine de I gufi narranti

 

Sandra Pauletto

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