Intervista a Antonio Santoro & Pierpaolo Brunoldi

 

Brunoldi

Buongiorno Pierpaolo Brunoldi e Antonio Santoro, intanto grazie mille per avere accettato questa intervista. Se non è un problema mi permetterei di darvi del tu.
• Essendo la prima volta che recensiamo un vostro libro ci piacerebbe sapere qualcosa di più di voi come persone prima ancora che scrittori.

Le buone occasioni sono spesso del tutto fortuite. Così è stato per noi. Ci siamo conosciuti durante un master di sceneggiatura. È stata la nostra prima opportunità di scrivere assieme. In quel caso si è trattato della sceneggiatura di un giallo. Poi abbiamo lavorato ad altri progetti di cinema e teatro. E infine ci è venuta l’idea per una trilogia di ambientazione medievale, che si è poi tradotta nei tre romanzi che conoscete.
• Siete arrivati al terzo ed ultimo capitolo di questa trilogia, come è stato scrivere a quattro mani e come siete arrivati a progettare questo lavoro. Era nata già come una trilogia o è stato il successo del primo capitolo a darvi l’idea di continuare?

La scrittura a due è un’esperienza stimolante. A ogni passaggio del testo da un autore all’altro si aggiungono nuove situazioni, dettagli e sfumature che l’arricchiscono. L’idea di scrivere una trilogia è nata da un desiderio che ci accomunava: legare la passione per la storia con quella per i thriller. Ci interessava raccontare le grandi vie di pellegrinaggio e la rivoluzione degli ordini mendicanti con la straordinaria figura di san Francesco d’Assisi. Così è nata la nostra trilogia.

• Bonaventura da Iseo è un frate realmente esistito ed era effettivamente molto conosciuto nell’ambiente francescano ed era noto per essere un abile alchimista. Cosa vi ha spinto ad usare proprio lui come protagonista del vostro progetto?
Vedi, in realtà le notizie biografiche che abbiamo su Bonaventura sono assai scarne. Tutte però concordano nel tracciare il ritratto di un uomo di fede e di scienza. Una figura carismatica all’interno dell’ordine e l’autore del primo trattato occidentale di alchimia. Era lo spunto perfetto per creare un investigatore ante litteram ispirato a due grandi personaggi della tradizione letteraria di genere: August Dupin dei racconti di Poe e Guglielmo da Baskerville di Il nome della rosa di Eco.

• L’altra grande protagonista della vostra saga è Fleur D’Annecy, personaggio molto controverso, spesso assai cupo ma capace di grandi slanci. Come è nato questo personaggio?

Fleur è il personaggio attorno al quale ruota il mistero della profezia sulla fine dei tempi che attraversa i nostri romanzi. Ci è subito venuta in mente una figura femminile atipica per il Medioevo: una giovane donna forte e fragile a un tempo, determinata a plasmare il proprio destino sfidando le convenzioni e le regole sociali. È sensuale, volitiva, ribelle, capace di odiare e di amare con la stessa intensità.

• L’ultima tappa del lungo viaggio di Bonaventura da Iseo è la Gerusalemme del tempo delle crociate. Come mai avete voluto far terminare qui il cammino di Bonaventura e Fleur?

Era una conclusione inevitabile. La trilogia è legata al cristianesimo e alla sua storia. Gerusalemme è il luogo dove tutto ha avuto inizio e ci sembrava che fosse il posto più giusto per la nostra conclusione. È inoltre insieme a Santiago di Compostela e Roma, uno delle tre grandi mete del pellegrinaggio medievale. Un luogo di miti e di leggende capace di esercitare un grande fascino e di incarnare per tutti un posto di grande contatto con il trascendente.
• Leggendo questo libro, ma in realtà leggendoli tutti e tre, si fatica a distinguere la realtà dalla fantasia tanto sono verosimili quasi tutte le vicende trattate. Immagino che per fare questo sia servito un accurato lavoro di ricerca. Quanto è importante la ricerca per poi scrivere libri come i vostri? Quali consigli dareste a chi volesse affrontare un percorso simile al vostro?

Siamo convinti che la ricerca storica sia essenziale per conferire credibilità alla narrazione di questo genere letterario. Nei thriller storici personaggi ed eventi reali si intrecciano con individui e accadimenti frutto di pura invenzione. Pertanto la credibilità dei luoghi, degli usi e dei costumi, insieme alla conoscenza degli eventi di maggior rilievo è indispensabile. È difficile dar consigli. Forse però si possono dire un paio di cose utili. La prima è raccontare solo ciò che ci appassiona, solo così potremo appassionare chi ci legge. La seconda è scrivere è un processo lungo che richiede continue revisioni, quindi tocca armarsi di tenacia e pazienza.

• I tre libri che compongono la Trilogia mi pare abbiano tre stili diversi. Il primo (La Fortezza del Castigo) mi è parso un romanzo storico di avventura, il secondo (Il monastero delle nebbie) più assimilabile ad un thriller storico con caratteristiche alla Sherlock Holmes, quindi più dedicato al lavoro di detective. Il terzo infine mi pare essere un po’ una miscela dei due precedenti. Cosa ne pensate? Siete d’accordo?

I tre romanzi appartengono al genere del thriller storico. Sono quindi un mix di mistero, azione e avventura. Nel caso della nostra trilogia ci siamo divertiti a giocare con i canoni del genere. Così, come dici, abbiamo dato maggior rilievo all’avventura nel primo romanzo, al giallo nel secondo e poi al mistero nel terzo. È vero inoltre che in qualche modo l’ultimo racchiude anche alcuni elementi stilistici dei due precedenti.

• Molti lettori si stanno chiedendo se per Frate Bonaventura da Iseo si tratti di un addio o di un arrivederci. Voi cosa potete dirci? Avete altri progetti per il nostro caro alchimista?

Difficile a dirsi in questo momento. È certamente un personaggio che ci è molto caro. Al momento però stiamo lavorando ad altri due progetti di romanzo storico, epoche diverse e nuovi personaggi.

• Infine, come faccio spesso nelle mie interviste, vi chiedo se vedreste bene la vostra trilogia trasposta sul piccolo o grande schermo e chi vedreste bene come attori nei ruoli di Bonaventura, Fleur, e dei principali personaggi della saga.

Sarebbe fantastica una trasposizione cinematografica. Ci sono tanti attori straordinari. Pensando a due anglosassoni diremmo Ewan MacGregor e Chloe Grace Moretz.

Grazie mille per la vostra disponibilità, arrivederci a presto sulle pagine dei Gufi narranti.

David Usilla

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