Intervista a Adele Baldi – “Il Telo. Ferrari Auto e Resistenza” (Augh!)

Intervista a Adele Baldi – “Il Telo. Ferrari Auto e Resistenza” (Augh!)

Abbiamo da poco recensito “Il Telo. Ferrari Auto e Resistenza” (Augh!) di Adele Baldi e abbiamo ora la possibilità di scambiare con lei quattro chiacchiere per conoscerla meglio e per parlare del suo libro.

Buongiorno Adele Baldi, se sei d’accordo, ti darei del tu. Partiamo con le domande:

  • E’ la prima volta che ti recensiamo e che di conseguenza abbiamo il piacere di intervistarti. Ci piacerebbe conoscerti meglio sia dal punto di vista umano che da quello artistico. Ti va di farci un ritratto di te stessa?

Sono Tutor dell’Apprendimento e mi occupo in particolare di adolescenti e giovani adulti con difficoltà scolastiche. Amo il mio lavoro, scrivere, leggere, studiare matematica, parlare con gli amici, coltivare gerani e mangiare tortellini in brodo e tagliatelle al ragù con la mia famiglia.

Mi esprimo soprattutto attraverso le parole scritte, attingendo al mio mondo interiore e a quello delle persone che incontro.

Le persone sono in realtà il mio maggior interesse.

  • Il protagonista del libro è tuo padre. Come mai ti è venuta voglia di raccontare la sua storia?

Papà ha fatto tanto per la nostra comunità ma era una persona umile e molto riservata. Poche persone conoscevano la sua vita. Ho sentito il bisogno di onorarlo raccontando di lui. Papà Danilo ha letto e approvato Il Telo e per la prima volta non abbiamo discusso: l’ho lasciato senza parole!

  • Che rapporto hai avuto con tuo padre Danilo?

Abbiamo avuto un rapporto splendidamente complicato. Avevamo la capacità di leggerci dentro reciprocamente: bastava uno sguardo. Trascorrevamo ore a discutere soprattutto di politica, storia, musica lirica e spesso non avevamo le stesse opinioni. Mio padre non aveva potuto studiare ma aveva un’immensa cultura. Ha letto migliaia di libri e aveva un’intelligenza brillantissima con una capacità di analisi unica. È un anno che non c’è più e mi manca immensamente.

  • Insieme alla vita di tuo padre racconti anche un territorio, quella fascia che va da Modena fino alle prime salite dell’appennino emiliano. Che rapporto hai con la tua terra d’origine?

Mi piace viaggiare ma tutte le volte che rientro in Emilia Romagna, il mio cuore ha un sussulto. Amo profondamente Modena, la nostra piccola e splendida città, ma soprattutto adoro le colline a ridosso di Maranello e i nostri Appennini. Sono molto modenese nel cuore, nel carattere e nel pronunciare la s e la z. Quando sono particolarmente felice o arrabbiata, le parole mi escono in dialetto.

  • La provincia di Modena negli anni dal secondo dopoguerra in poi è stata la culla di grandi innovazioni, di grandi esempi di imprenditoria e di ingegno. Secondo te cos’è che ha fatto sì che questa terra si distinguesse in modo così importante?

Ci penso spesso, ma è difficile valutare con obiettività una cultura quando si è così coinvolti. Credo che i modenesi sappiano lavorare in gruppo e in esso vengano riconosciuti e apprezzati i diversi doni e le differenti vocazioni. Solo così si riescono a fare grandi cose.

  • La vita di tuo padre è stata a lungo legata ad un marchio storico che non ha bisogno di presentazioni, la Ferrari. Che ha significato e ancora significa per te il cavallino rampante? Che ricordo hai di Enzo Ferrari?

Papà ha lavorato alla Ferrari per quarant’anni e l’ha amata profondamente. Quando la Ferrari vince e suonano le campane, c’è un’incredibile euforia in paese perché la Ferrari è di tutti i maranellesi. Per molti è una vera e propria fede. Per me è orgoglio e appartenenza. Ricordi personali di Enzo Ferrari ne ho pochi. L’ho incontrato soltanto due volte. Di lui, oltre al genio imprenditoriale, ho profondo rispetto del modo che aveva di trattare e coinvolgere i suoi collaboratori.

  • Credo che il secondo dopoguerra abbia forgiato una generazione di grandi uomini e grandi donne che hanno fatto cose straordinarie, uno ad esempio è proprio tuo padre. Cosa credi animasse queste grandi persone?

Il puro desiderio di consegnare un futuro diverso nelle mani di figli e nipoti. Hanno avuto la capacità di non soccombere sotto il peso dei dolori ma di rimboccarsi le maniche e lottare per noi. Mio padre fino alla fine ha pensato ai suoi nipoti rammaricandosi di lasciare tanti problemi.

  • Qual è il tuo rapporto con i motori?

Sono nata e cresciuta in mezzo ai motori e continuo ad avere a che fare con la meccanica. Infatti mio figlio Gabriele e mio marito Roberto sono meccatronici. In modo molto naturale ho imparato ad ascoltare il motore e individuare eventuali danni; so fare piccole manutenzioni e guidare bene, ma non sono appassionata di meccanica. Andrei sempre a piedi e non amo la velocità.  La mia auto ha 20 anni e non ho intenzione di cambiarla!

  • Per il futuro hai già pensato a nuovi progetti letterari?

Sto già scrivendo un nuovo romanzo. Parlerò di un villaggio con personaggi strani ma veri. C’è tanta ironia nei dialoghi ma anche tanto sentimento. Mi sto divertendo!

Ringraziamo Adele Baldi per la sua disponibilità e l’aspettiamo di nuovo qui con noi per parlare delle sue nuove uscite letterarie

 

David Usilla

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.