“Il porto delle anime” interpretazione di Teresa Breviglieri

SI AVVISANO I LETTORI CHE QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER!!!

Ritengo che ogni scrittore, tramite i suoi componimenti voglia dare un messaggio. Anche se le storie che racconta sono di pura fantasia, dietro ad ogni frase c’è un altro significato.

Allegoria è il termine esatto e oggi vorrei analizzare un libro che ho letto da poco e che mi ha molto colpita. “Il porto delle anime” di Lars Kepler. Nonostante io abbia letto molte recensioni negative, ritengo, (parlo in qualità di scrittrice), che questo libro non sia stato capito da molti; forse è per questo che i commenti negativi abbondano. Fortunatamente, ho letto anche moltissimi commenti positivi.

Tratta la storia di Jasmin, un soldato dell’esercito svedese di stanza in Kosovo. Vive per l’amore del figlio Dante, che ha avuto da un commilitone, un uomo segnato che cerca di affogare nella droga e nell’alcol gli orrori della guerra. Jasmin, in Kosovo è stata ferita gravemente e, durante il ricovero in ospedale, mentre lottava tra la vita e la morte, la sua anima si è trovata per qualche giorno in un posto misterioso, una specie di sovraffollata, caotica e violenta città portuale. Soltanto grazie alla sua grande forza, riesce a tornare indietro alla vita. Ma, pochi anni dopo questa esperienza nel porto delle anime, Jasmin dovrà purtroppo farvi ritorno, ma non da sola. Con lei vi è anche suo figlio Dante. Entrambi a bordo dell’auto di Jasmin con la madre di lei. Un brutto incidente per ritrovarsi in quel luogo oscuro. La donna si riprende, ma il figlio versa in gravi condizioni, tali da farla tornare in quella città fatta di oscurità e violenza per salvare la vita del figlio.

Analizzando le frasi del libro, ho trovato diverse allegorie che vado ad illustrarvi.

All’inizio del secondo capitolo, Jasmin durante il primo ricovero in ospedale dopo essere stata ferita in Kosovo si sveglia e trova accanto al suo letto Mark, il commilitone che diventerà il padre di suo figlio. La donna, ancora scioccata da quello che ha visto al porto delle anime pronuncia questa frase. << Al porto c’è gente che fa la fila per andarsene. Ci sono lampade rosse appese dappertutto, tutti i cartelli sono in cinese, non capisco…è tutto sbagliato, non capisco…>>

Questa frase, pronunciata con angoscia, a mio avviso, nasconde un messaggio ancora più inquietante. Le lampade rosse e i cartelli incomprensibili ci dicono che la luce non serve a rischiarare il cammino di chi passa nell’aldilà, anche se è visto dall’autore come un posto quantomeno inquietante; una specie di limbo che prelude un’attesa per il ritorno alla vita oppure la porta per passare oltre. I cartelli incomprensibili, ci dicono quanto non serva cercare vie che ci portino in un altro posto. Perchè comunque il cammino è più che chiaro, nel porto delle anime.

A metà del capitolo quattordicesimo, troviamo Jasmin, in compagnia di Ting, un uomo che come lei, lotta per tornare indietro e Grossman, un soldato che cerca di guidarli e di proteggerli. Sono al riparo e cercano di capire cosa succede e come muoversi. Grossman pronuncia questa frase:<< Andate pure al Terminal, però tenete presente che in guerra ci sono sempre dei tradimenti, e che gli alieni si nascondono dentro gente normale…>>. Questa frase, all’apparenza sibillina, in realtà nasconde un significato molto chiaro a mio avviso. Il personaggio parla della guerra, ma si riferisce alla vita di tutti i giorni, intesa come guerra personale e forse l’autore mentre scriveva questa frase, pensava a qualche episodio della sua vita che lo ha particolarmente segnato. Gli alieni sono secondo il mio punto di vista, le persone “normali” che (nel caso del libro), circondano i nostri protagonisti. Ma c’è un chiaro riferimento alla vita dell’uomo comune. Alieni inteso come nemici, cioè, tutte le persone che fanno più o meno parte della nostra vita e che spesso ci ostacolano il cammino.

Andando avanti con lo svolgimento della storia, troviamo altre frasi significative. Una di queste, mi ha particolarmente colpita. La troviamo all’interno del ventunesimo capitolo. Jasmin ritornata alla vita dopo l’incidente in auto dove ha perso la vita sua madre e dove il figlio Dante sta lottando per la vita. È ancora in ospedale e sta raccontando ad una persona quello che ha visto nell’aldilà e dice questa frase. << E’ come se la città fosse coperta di ceneri vulcaniche… e popolata da ombre, ombre color piombo; si è sul confine ma non è vita: alcuni si trovano lì da tanto tempo e sembrano illudersi di essere vivi… tentano di ristabilire un minimo di giustizia, ma… hanno dimenticato la vita… non ricordano che la vita è tutto e… e a quel punto non c’è più giustizia. >>.

Una frase di descrizione che denota anche tormento da parte dell’autore. Mi sovviene una domanda. Lars Kepker (l’autore), ha paura di quello che potrebbe trovare dopo la sua morte? La descrizione che dà di questa fantomatica città portuale, è scaturita veramente dalla sua fantasia? <<Alcuni si trovano lì da tanto tempo e sembrano illudersi di essere vivi>>. Secondo me ha due ulteriori significati questa frase. Può essere riferita alla vita reale, come per descrivere tipi di persone che vivono come zombie la loro quotidianità. << Hanno dimenticato la vita.>> Qualcuno che l’autore conosce? Qualcuno che fa parte della sua vita? “Dimenticare la vita”, è una condizione che può portare alla depressione. Riferito soltanto al porto delle anime o alla vita di tutti i giorni?

Non credo che Kepler, risponderebbe a questa domanda personale e lo capisco perfettamente. Ma leggendo questa frase, ho avuto la netta sensazione che ci fosse veramente un riferimento a persone reali.

Ne “Il Porto delle Anime”, ci sono diverse frasi, che mi lasciano presagire ad altri significati. È un libro da esplorare attentamente. Sono del parere, che non è sufficiente leggere per apprezzare un racconto o un libro. Credo fermamente che si debba, ogni tanto, “Leggere tra le Righe”.

Se questa mia analisi, ha trovato riscontro fra voi lettori, sarò felice di continuare questo percorso con voi in futuro.

Teresa Breviglieri

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