IL PONTE DELLA MADDALENA O PONTE DEL DIAVOLO (BORGO MOZZANO – LU )

IL PONTE DEL DIAVOLO (BORGO MOZZANO – LU )

Tra Lucca e la Carfagnana c’è Borgo Mozzano, famoso per ospitare una delle costruzioni longobarde più popolari di tutta la Toscana: il ponte della Maddalena, popolarmente chiamato “il ponte del diavolo”. Sotto di esso scorre il fiume Serchio.

È una struttura decisamente imponente lungo più di novanta metri (m. 93,10), diverso dagli altri ponti esistenti in quanto costruito da una serie di archi tutti di grandezza variabile che si sviluppano a destra e a sinistra dell’arco maggiore. Ha una forma convessa quasi a cuspide, raggiunge un’altezza superiore (di poco) ai diciotto metri (m. 18,50). Tutti gli archi sono, per quanto asimmetrici, dalla forma note come “a schiena d’asino”.

Il nome reale del ponte è “Ponte della Maddalena” perché sulla sponda sinistra ai piedi della struttura si ergeva una statua dedicata alla Santa, attribuita alla famiglia di scultori Della Robbia.

Ma come abbiamo detto il ponte è più famoso con un altro nome di cui raccontiamo le origini.

Sulla costruzione del ponte aleggia una leggenda responsabile (più di ogni altra) dell’attribuzione da parte del popolo del folkloristico nome del ponte del diavolo. Pare che il capomastro responsabile dei lavori, una notte, era seduto sulla riva del fiume Serchio in preda alla disperazione perché consapevole di non riuscire a consegnare il ponte alla data prestabilita.

In suo aiuto comparve il diavolo che gli propose un patto “io termino il ponte per te questa notte, ma in cambio mi prendo l’anima del primo che lo attraverserà”. L’uomo accettò e il diavolo mantenne le sua parola.

Visto terminato il ponte il capomastro, forse pentito, forse sperando di farla in barba a messere Satanasso si rivolse a un religioso confessandogli l’accaduto. Il prete consigliò all’uomo di mandare come primo attraversatore del ponte un maiale.

Pare che il diavolo furente per il tiro mancino, nella notte d’autunno, vaghi sul ponte nelle vesti di un cane randagio presumibilmente aspettando il capomastro per sbranarlo.

Ma questa non è la sola leggenda e non è la sola versione esistente, ma prima di dirvi quale altra  può avere fatto battezzare il ponte del diavolo, devo completare la leggenda precedente che vede nella sua variante il diavolo costruire l’arcata principale del ponte  aiutato da tanti diavoletti nel costruire quelli più piccoli, l’altezza dell’arco era data dall’altezza del diavoletto che lo costruiva.

Un’altra leggenda legata al ponte, ma non alla sua costruzione, vede coinvolta addirittura Lucida Mansi (Lucca 1606 – Lucca 12 febbraio 1649), una nota nobildonna fiorentina. La donna era ossessionata dalla perdita della bellezza e dall’insorgere della vecchiaia, al punto che il giorno in cui scoprì una ruga sul suo viso corse sul ponte della Maddalena sconvolta dal pianto e dalla disperazione.

Venne avvicinata da un giovane il quale dopo avere capito il motivo di tanta disperazione gli offrì trent’anni di giovinezza in cambio però della propria anima.

Appena la donna accettò, il baldo giovane prese le fattezze del diavolo, trascinò la donna nel punto più alto del ponte e “succhiatole” l’anima buttò il corpo ormai senza vita nelle acque sottostanti del fiume Serchio.

Così è nato il nome del ponte del diavolo, che ancora oggi è visibile e percorribile dopo avere, nel tempo, resistito a varii danni tra i quali ricordiamo quello del 1836 in cui la piena del fiume lo mise a dura prova, mentre fu, a dir poco, graziato quando i nazisti lo minarono per farlo saltare,  per poi ripensarci non ritenendolo così un punto nevralgico per il nemico.

Il ponte della Maddalena è un miracolo d’architettura che merita di essere visto e percorso. Se qualcuno durante l’attraversata dovesse fermarvi per proporvi qualche affare, visto la leggenda, fossi in voi, tirerei diritto!

 

Sandra Pauletto

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