Il dono di Nina – Favola di Sandra Pauletto

Il dono di Nina

Era corsa nel boschetto di fronte casa per arrampicarsi sul suo albero preferito.

Sul ramo più alto.

Era solito farlo ogni volta che poteva. Amava gli alberi ed era certa che gli alberi amassero lei. Non faceva granché una volta seduta, stava li e guardava le foglie muoversi.

Era da un po’ che non venivi” disse una voce.

Nina guardò giù, convinta di sorprendere qualcuno chiacchierare, ma era sola.

Chi ha parlato?” chiese spaventata.

Ma come, ti tengo in braccio da quando eri piccola, e hai paura di me? Non lo sapevi che gli alberi sono magici? Non hai letto Pinocchio?” e un ramo, nonostante non ci fosse un alito di vento, le accarezzò il viso.

Nina sorrise.

L’ ho sempre sperato sai?” Disse la bambina “Sentivo che potevo parlarti, ma gli adulti mi dicevano che non comunicate con le parole come noi, ma solo attraverso il colore delle foglie e la forma dei rami.”

Noi parliamo solo con chi ci pare” disse la pianta. “E poi, non tutti sono capaci di sentire la nostra voce. Noi siamo magici, ma anche chi riesce a capirci un po’ lo è, come te”.

Magica io?” disse Nina, arrossendo appena un po’, non aveva mai pensato grandi cose su di sé, e sentirsi definire addirittura magica le sembrava un complimento stupendamente esagerato.

Ma in che senso?” chiese incerta.

Tu hai il dono di amare e rispettare la natura, non sono molti i ragazzini della tua età a farlo, e non te l’hanno neanche dovuto insegnare.”

Effettivamente, Nina non ricordava nessuno che l’avesse mai sgridata per aver strappato un fiore o calpestato un germoglio. Semplicemente non le era mai venuto in mente di farlo, perché sentiva nel suo cuore che era sbagliato.

Sarebbe questa la magia?” chiese, un po’ delusa dal non aver poteri magici per trasformare le cose o farne sparire delle altre.

Si” rispose l’albero, “tu possiedi la magia dell’Amore, e la Natura ti è amica. Se avrai bisogno di noi, non devi far altro che dire: “Madre Natura aiutami!” e qualcuno di noi verrà in tuo soccorso.”

Si stava facendo buio, Nina salutò e ringraziò l’albero, che piegò i rami per farla scendere, facendola scivolare a terra.

Si era inoltrata forse più del solito e aveva ancora diversi minuti di cammino, prima di uscire dal boschetto e arrivare a casa. Era stata la chiacchierata con l’albero a farle perdere la cognizione del tempo, e temeva, oltre che di arrivare tardi per cena, anche il buio che stava rapidamente oscurando il cielo, in quella tiepida serata d’autunno. Accelerò.

Non devo avere paura, sono magica” si ripeteva per farsi coraggio, mentre aumentava l’andatura e la luce continuava a calare.

Un rumore secco tra le foglie fu la classica goccia che fa traboccare il vaso: la paura prese il sopravvento e Nina si mise a correre. Era così spaventata che inciampò in una radice e cadde rovinosamente a terra. Provò a rialzarsi, ma sentì che la caviglia le faceva troppo male e si stava rapidamente gonfiando.

Strinse i denti e fece un altro tentativo, ma non ce la faceva. Riuscì a fare qualche passo saltellando, ma si rese conto da sola che sul terreno impervio rischiava di farsi ancora più male.

Gattonò per qualche metro, ma anche così era impossibile. Si abbandonò ad un pianto disperato, non sarebbe mai più riuscita a tornare a casa e nessuno sarebbe venuto a cercarla proprio lì.

Pianse tutte le lacrime che aveva, e anche quando non ne ebbe più. Era stremata dal dolore e dalla paura, le bruciavano gli occhi per il gran pianto. Si mise supina e abbassò le palpebre, respirando a fondo e cercando di calmarsi, quando una foglia andò a posarsi proprio sul suo viso. Non c’era un alito di vento. Al contatto con la pelle, Nina aprì gli occhi spaventata, temendo si trattasse di qualche animale, ma quando si accorse che si trattava solo di una foglia, verde oltretutto, sorrise. “Come ho fatto a non pensarci? Grazie fogliolina per avermelo voluto ricordare.” Nina prese fiato e disse: “Madre Natura aiuto!” mentre accarezzava con amore la piccola foglia che si era sacrificata per lei.

Si alzò una leggera brezza, che poi divenne vento. I capelli di Nina volavano leggeri, e la bimba rideva divertita perché poteva ascoltare gli alberi attorno che le parlavano:

Non ti preoccupare, ti aiuteremo noi.”

Sentì la caviglia venir stretta tra ramoscelli e radici, fino a formare una specie di ingessatura rudimentale. Il dolore, in questo modo era tollerabile.

Non abbiamo ancora finito” dissero le piante, “ti serve ancora qualcosa.”

Il vento tornò e mulinò proprio sulle fronde dell’albero più vicino a Nina. Soffiò e soffiò, finché un grosso ramo diritto cadde vicino alla bambina.

Aiutati con lui, e vedrai che sarai a casa in men che non si dica.”

Effettivamente, così riusciva a camminare abbastanza spedita.

Era quasi giunta fuori dal bosco, quando sentì che la chiamavano.

Nina! Nina, dove sei?”

Sentire la voce dei suoi genitori le riempì il cuore di gioia.

Mamma, papà, sono qui!” gridò con quanto fiato aveva in gola.

Appena i tre si riunirono, ci furono grandi abbracci e baci. Nina raccontò di come fosse caduta e del fatto che non riusciva più a camminare. Stava per raccontare anche di come i suoi amici alberi l’avevano aiutata, ma suo padre la interruppe.

Guarda che bella fasciatura ti sei fatta, credo che nessuno saprebbe farne una simile, tu con le piante saresti capace di fare qualunque cosa, anche le magie”.

Nina sorrise nella penombra, mentre, a cavalcioni sulle spalle di papà, tornava verso casa, tenendo in mano, con tutta la delicatezza possibile, la foglia che cadendo sul suo viso le aveva ricordato di non essere sola.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.