Il commissario Botteghi e il mago – Diego Collaveri – recensione

IL COMMISSARIO BOTTEGHI E IL MAGO (L’ULTIMA ILLUSIONE DI WETRYK)

LIBRO DI DIEGO COLLAVERI – FRATELLI FRILLI EDITORI 2018

Saranno entusiasti i fans di Botteghi e la sua squadra per la nuova indagine del loro beniamino sempre firmata Diego Collaveri.

Ancora una volta l’autore come per La bambola del cisternino (il suo romanzo precedente che ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti) ci prende per mano e ci accompagna in una Livorno sconosciuta ai più, sa affascinare e spingere ad approfondire argomenti e ambientazioni.

Dopo aver esplorato i sotterranei della città nel libro precedente, questa volta con un colpo di magia (è proprio il caso di dirlo) ci accompagna a scoprire intrighi e segreti del mondo degli illusionisti.Tutto gira attorno alla figura di un personaggio livornese realmente esistito, che a suo tempo riempiva i teatri con spettacoli di magia e illusionismo, il mago Wetryk ( al secolo Antonio Pastacaldi).

Imparerete a scoprire chi era ed entrare nel suo misterioso mondo a caccia del suo più grande segreto.

Il corpo di un uomo viene trovato all’ultimo piano della vecchia casa di Wetryk.

Una mano guantata di bianco l’ha ucciso.

Bianco come metà delle mattonelle del pavimento dove giace, che il mago ha voluto disporre a scacchiera in onore al gioco degli scacchi che amava, ma che a me ha fatto subito pensare (a torto forse) alle logge massoniche.

Il corpo esanime è quello del notaio che avrebbe dovuto e stava per compiere la vendita della casa del mago, la casa che pare nasconda un segreto. Qualcosa di così unico e speciale che per averla si è disposti ad uccidere.

L’ultima magia di Wetryk, la più incredibile, il sogno di qualunque illusionista.

La scrittura di Collaveri migliora di libro in libro raggiungendo in questo volume altezze capaci di commuovere (cosa rara per i libri). La sensibilità dell’autore traspare da più punti obbligando il lettore ad appassionarsi sì alla trama del giallo, ma anche alle avventure e agli affanni di Botteghi uomo e non commissario. La sua forzata solitudine, il senso di colpa (senza senso), quel rapporto fragile con sua figlia  non può non intenerire anche i cuori più aridi, perchè abbiamo tutti almeno una delle difficoltà del corpulento Botteghi, un dettaglio della vita che ci avvicina a lui.

Quando ho letto il romanzo ho ritrovato (ma è una mia personalissima sensazione) qualcosa di Agatha Christie e  I10 piccoli indiani, gli ambienti forse o il trovare tutti i protagonisti all’interno dello stesso palazzo.

Leggetelo e fateci sapere cosa ne pensate. E’ un giallo che non scade nello scabroso anzi, sa con le descrizioni far vibrare una parte nascosta di noi. Chissà se è merito di Botteghi di Collaveri… o del mago?

Sandra Pauletto

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