Furiosa: A Mad Max Saga
Anno: 2024
Paese di produzione: Australia, USA
Genere: fantascienza, avventura, azione
Regia: George Miller
Produttore: Doug Mitchell, George Miller
Cast: Anya Taylor-Joy, Chris Hemsworth, Lachy Hulme, Tom Burke, Alyla Browne, Nathan Jones, Josh Helman, John Howard, Angus Sampson, Charlee Fraser, Quaden Bayles, Daniel Webber, Elsa Pataky, Jacob Tomuri
Furiosa vive con le Molte Madri e altri sopravvissuti nel Luogo Verde, un paradiso terrestre in cui, nonostante l’apocalisse nucleare e gli infiniti deserti circostanti, continua a crescere vegetazione e scorre l’acqua. Un giorno il posto viene scoperto da una banda di motociclisti e Furiosa, nel tentativo di sabotarli, viene rapita. Mary Jo Bassa, sua madre, si precipita all’inseguimento dei criminali, ma attraversando le distese di sabbia senza fine arriva fino all’insediamento di Dementus, signore brutale e sadico al comando di un’altra manica di sopravvissuti. Mary Jo Bassa cerca di trarre in salvo Furiosa ma la fine è amarissima: lei perde la vita e la figlia viene tenuta in schiavitù dal clan di Dementus. Crescendo però Furiosa organizza giorno dopo giorno la sua vendetta.
George Miller, settantanove anni compiuti, non vuole ancora abbandonare il suo immaginario post apocalittico che ha inaugurato nel 1979 con Interceptor e torna perciò con il prequel spin – off del suo ultimo capolavoro, Mad Max: Fury Road. La saga dei guerrieri delle strade deserte in cerca di un senso da dare alle proprie vite disperate prosegue. A colpire di più, oltre ai miracoli visivi, sono l’energia e la potenza del regista che non si sono per nulla affievolite.
Il soggetto protagonista della saga Mad Max ha sempre assunto un archetipo, quello che, per detta stessa di Miller, rappresenta l’avventuriero solitario in cerca di vendetta, redenzione, giustizia. Lo stesso Max visto in Fury Road infatti non è necessariamente lo stesso interpretato da Mel Gibson nei primi due film. Così arriviamo a Furiosa, ultima intestataria dell’epico ruolo. Va da sé che Furiosa: A Mad Max Saga ha una trama che ricalca un copione già affrontato, ma i film del regista australiano non vanno visti per questo, vanno lasciati fluire dentro di noi con incanto e sicuramente anche con un po’ di timore, per rimanere investiti da tutta la loro forza espressiva libertaria e furiosa.
Capace di colpire ancora di più nel segno di qualsiasi capitolo precedente qui ci si scontra con episodi di rara brutalità, momenti che rimangono impressi sulla retina ed impressionano l’anima. Allo stesso modo si rimane abbagliati dagli scenari che riempiono totalmente l’inquadratura con la loro vastità e la bellezza dei loro colori, dal giallo ocra del deserto al blu intenso delle notti stellate. Di mezzo un’umanità allo sbando, ridotta ad un solo stimolo: la sopravvivenza. Dopo un’introduzione abbastanza ampia vengono mostrate le forze in gioco. La prima quella di Dementus e la sua banda sanguinaria, la seconda quella di Immortan Joe, a guardia della Cittadella e con un impero di carburante e munizioni da proteggere. Alla fine dello scontro interessante notare come i piani apparentemente certi vengano elaborati; Dementus non è per nulla stupido come il nome lascerebbe presagire anzi, è molto astuto e malvagio, mentre Immortan Joe, nonostante l’aspetto spaventoso pare più ragionevole. Come si sa da Max Mad: Fury Road la brace nella quale finirà Furiosa sarà proprio quella di Immortan e qui viene tutto pienamente descritto; allo stesso tempo l’unica fase del film che mi ha deluso per come è stata raccontata, non gestendo bene a mio parere il modo in cui Furiosa si addentra tra certi ranghi della Cittadella. C’è una grande battaglia finale ma Miller decide di non mostrarla forse per il rischio di renderci partecipi di uno spettacolo già visto e rivisto e preferendogli la catarsi dell’inseguimento finale di Furiosa ai danni di Dementus, un momento che, bisogna ammetterlo, riesce a farsi ricordare fino alla spaventosa conclusione.
Un altro epico racconto di disillusione, nichilismo e disperazione in un futuro disgregato come tantissimi granelli di sabbia.
Marco Zanini