Franco Battiato – Fetus – Scienza, progressive e poesia.

Franco Battiato – Fetus

Anno: 1971

Paese di provenienza: Italia

Genere: rock progressivo

Membri: Franco Battiato – voce, synth e chitarra elettrica; Gianfranco D’Adda – batteria e percussioni; Gianni Mocchetti – chitarra elettrica, chitarra acustica, basso e cori; Riccardo Rolli – chitarra acustica, chitarra elettrica e cori; Pino Massara – tastiera; Alberto Mompellio – tastiera; Sergio Almangano – violino; Rossella Conz – voce

Casa discografica: Bla Bla

  1. Energia
  2. Fetus
  3. Una cellula
  4. Cariocinesi
  5. Fenomenologia
  6. Meccanica
  7. Anafase
  8. Mutazione

Il fatto che nel 1971 si fosse in piena era progressive, per Franco Battiato non è valso come un semplice accodarsi ad un filone, ma bensì come la concreta possibilità di dare qualcosa di importante al genere. Fetus è il suo primo lascito. E che lascito. L’ambizione è testimoniata già dal concetto dietro all’opera che, rifacendosi al romanzo distopico Il Mondo Nuovo (1932) di Aldous Huxley e alle riflessioni filosofico esistenziali del guru indiano Paramahansa Yogananda, condensa un’accurata indagine scientifica sull’origine e la composizione del corpo umano.

Per quanto le tracce non aspirino ancora a raggiungere la complessità e le numerose variazioni care al progressive, il musicista siculo riesce a creare un’idea di rock progressivo e sperimentale propria, dove la musica melodica italiana può guadagnare spessore e godere di una scrittura di buon livello. Paradossalmente con Fetus molte delle caratteristiche principali del modo di fare musica di Battiato negli anni a seguire vengono espresse precocemente. In quanto album concept c’è un tema portante che emerge dalle viscere di un brodo primordiale continuo. Energia, che avvia il nastro di questo viaggio nel corpo e nell’esistenza dell’uomo, strega subito l’ascoltatore con questo tappeto di sintetizzatore che scrive immediatamente la storia del progressive italiano. E’ come il motivo o la colonna sonora di un “trattato” scientifico che di fatto è lo stesso Fetus.

E’ poi l’orgia di suoni, tra i lampi elettronici e l’incedere urgente del basso della traccia omonima a dare vita ad una tempesta di massima ispirazione sonica. E’ però Una Cellula a segnare il fondamentale ingresso della voce di Battiato, che aggiunge un tocco poetico a questo progressive magico e molecolare. Per capire che non c’è niente di ruffiano nell’aggiunta del pathos tradizionalmente italiano alle ostiche partiture prog basterà ascoltare Cariocinesi e lasciarsi avvolgere dalle sue spassose divagazioni jazz. D’altronde anche Fenomenologia conferma la qualità dei testi e il grande impegno concettuale di Battiato, pezzo dominato dagli elettronici singulti estatici e accarezzato da parole cariche di sentimento. Così come Meccanica dimostra, dopo un bellissimo accordo di chitarra, come non si possa non rimanere affascinati dalla fluidità con cui il polistrumentista riesca ad esporre il suo saggio biochimico in modo così dolce e prorompente allo stesso tempo. Anafase e Mutazione sono i due momenti più complessi e puramente progressive di Fetus, riusciti nella struttura e nell’orecchiabilità, che godono anche di un tema che punta dritto al cosmo quasi come si fosse in 2001: Odissea Nello Spazio. Stiamo tuttavia parlando di un disco dove si ricorre largamente ad un linguaggio poetico e tutt’altro che freddo e calcolato, considerati i rischi del genere, e proprio per questo trova la sua ragione d’essere e contraddistinguersi. Come inizio di carriera niente male Franco, non so perchè ma mi sembri già un predestinato…

Voto: 10

Zanini Marco

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