Fame plastica di Nicola Brizio – Recensione

Nicola Brizio classe 1993. Nato ad Alba, di recente ha passato alcuni anni in Germania, è qui che scopre il suo amore per la scrittura e il cinema. Collabora con “Utopia Underground Film” per i quali  cura le sceneggiature dei cortometraggi “Moonlight Hotel” e “Night at 12042”. Dal 2016 cura le recensioni letterarie per il settimanale “Il Braidese”. Fame plastica  che recensiamo è il suo primo romanzo edito dalla  Funambolo edizioni, casa editrice giovane e interessante. (www.funamboloedizioni.net )

“Fame plastica” inizia brutalmente come un calcio in bocca. Diretto, non lascia nulla all’immaginazione sia come descrizioni che come vocabolario.

A volte si fatica a proseguire e ci si chiede perché l’autore abbia deciso di essere così “brutale”, ma poi  la risposta arriva da sola: nel futuro immaginato da Nicola Brizio il mondo è allo stremo. Quello che nel nostro oggi è già abbastanza visibile, nel libro è la normalità: squallore, povertà, insoddisfazione, per dirla alla Montale “Spesso il male di vivere ho incontrato…” e il nostro protagonista lo incontra ovunque, e se lo porta addosso, al punto da sopravvivere solo grazie allo “slink” droga sintetica fornitagli da un fantomatico dottor B.G.

Il protagonista ha pochi amici e poco si sa di lui. Ha un fratello con il quale non ha molti rapporti, al punto da non vederlo per diversi anni. Soffre la sindrome del fallito perché i genitori si erano fatti per lui e suo fratello ben altre aspettative, del resto un figlio drogato non è il sogno di nessuna madre o padre al mondo.

Libro che nella sua struttura riesce a rendere l’effetto confusione dato dalla droga. Scene legate e slegate fra loro ti portano fino al limite del baratro, fino quasi a farti pensare che hai perso il filo, ma proprio quando stai per cadere ti riprende e ti mette sulla via.

L’autore come detto al suo primo romanzo dimostra capacità di scrittura non comuni, alternando uno pseudo torpiloquio con un qualcosa di poetico.

L’amicizia, l’odio, l’amore sono a loro modo sempre presenti in questa metropoli dai tratti distopici e distorti.

Un futuro possibile ma non augurabile anche se in qualche modo esiste un lieto fine.

Consigliato a tutti, ma in particolare a coloro ai quali piace sperimentare nuove forme espressive fuori dai canoni classici del romanzo.

Facciamo il nostro miglior augurio a Nicola Brizio che intervisteremo a breve per il nostro blog!

Sandra Pauletto

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