Destruction – Infernal Overkill – Un’invasione bestiale dalla Germania.

Destruction – Infernal Overkill

Anno: 1985

Paese di provenienza: Germania

Genere: thrash metal

Membri: Mike – chitarra; Schmier – basso e voce; Tommy – batteria

Casa discografica: Steamhammer

1. Invincible Force

2. Death Trap

3. The Ritual

4. Tormentor

5. Bestial Invasion

6. Thrash Attack

7. Antichrist

8. Black Death

Si facevano chiamare Knight Of Demon, ma questo nome durò pochissimo. Destruction diventò infatti rapidamente uno degli epiteti più conosciuti del thrash metal. Il trio capitanato da Schmier, si affaccia sulla scena con ruvidezza ed impeto bestiale. Il thrash dei Destruction si dimostra immediatamente mortifero nella voce, che è un rantolo sommesso e strisciante, e grezzo e terremotante nelle tracce di chitarra. Si può dire che i tre musicisti tedeschi riescano a far emergere bene la propria personalità già in questo debutto proprio grazie ad un suono affilato, per il momento ancora personale all’interno del movimento. Lo stesso non si può dire sulla scelta dei titoli che iniziano con Infernal Overkill a far trasparire una testardaggine non trascurabile (Tormentor è già stato usato sia dagli Slayer che dai Kreator). Tra urla belluine e scariche chitarristiche che cadono addosso come frane di massi aguzzi, Invincible Force è l’indimenticabile biglietto da visita dei Destruction. A scandire un andamento ascensionale della scaletta Death Trap la supera in quanto ad impatto sonoro, pregno di riff pesantissimi e veloci.

The Ritual attacca con un riff davvero inquietante e si articola tra fraseggi nebbiosi che sfociano in una prova solista davvero notevole di Mike, in un grande sfoggio di tecnica e gusto. Il pezzo in questione non è tra i più celebrati dei Destruction, ma a mio avviso è sicuramente la cosa migliore uscita da Infernal Overkill.

Per comprendere l’amore del gruppo verso il thrash non si può non considerare Tormentor che, nonostante non sia niente di strabiliante, è ciò che fa’ felice praticamente ogni ascoltatore medio del genere. Passando invece per l’opinione di un totale sprovveduto (in quanto tale cerco l’esaltazione dove capita) i riff nevrotici di Bestial Invasion sono il tratto distintivo sul quale i Destruction è giusto che insistano perché è la cosa più particolare, bella e malata che la loro mente abbia partorito. Quasi a voler dimostrare poi che, anche se sono dei bordellari conclamati, sanno anche proporre musica per palati fini, i tre teutonici sfoderano una strumentale breve, senza grossi orpelli ma con una foga incontrastabile. Thrash Attack rappresenta a suo modo un unicum nella scena thrash, in quanto quasi nessuno abbia fatto qualcosa di simile. E anche se Antichrist tende a ricordare un po’ l’incedere di Invincible Force, si può perdonare i Destruction, perché la ritmica che imbastiscono è irresistibile. Il finale suona un po’ come un’occasione persa. Black Death è il fatidico banco di prova in cui tutti i gruppi si misurano, cioè quello del brano lungo (quasi otto minuti in questo caso). Diversi minuti che scorrono senza troppa inventiva e con qualche sbadiglio. Infernal Overkill contribuisce comunque a dare credibilità anche alla scena tedesca che, almeno al suo principio, custodiva sicuramente più malignità rispetto a quella californiana.

Voto: 8

Zanini Marco

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