Deadpool – Un fumetto che propone un tipo di satira interessante e riuscita.

Deadpool

Deadpool

 Anno: 2016

Titolo originale: Deadpool

Paese di produzione: USA

Genere: supereoi

Regia: Tim Miller

Produttore: Simon Kinberg, Ryan Reynolds, Lauren Shuler Donner

Cast: Ryan Reynolds, Ed Skrein, Morena Baccarin, Andre Tricoteux, Brianna Hildebrand, T. J. Miller, Gina Carano, Leslie Uggams, Jed Reese, Karan Soni, Style Dayne, Kyle Cassie, Isaac C. Singleton Jr. , Rob Hayter

 

E’ una giornata nuvolosa in una qualsiasi metropoli. Un uomo in maschera e costume rossi cazzeggia seduto sul bordo di una super strada. In realtà si sta preparando per la prossima azione. Inizia così un ipercinetico combattimento autostradale. E’ solo l’inizio, o meglio, la parte centrale, di questa vicenda. Il film infatti parte in medias res, ritornando al principio proprio grazie al suo protagonista che letteralmente si racconta al pubblico. Sembra una comunissima pellicola d’azione ma in realtà basta questo breve incipit a rendere l’idea della complessità del personaggio,particolare che immediatamente lo consegna alla storia. La sua origine risiede nella persona di Wade Wilson, ex forze speciali, congedato con disonore, che ha abbracciato la carriera del mercenario; in poche parole un farabutto arrogante e sbruffone, che ha tutto tranne che dell’eroe e che non vuole esserlo. La sua vita la passa principalmente in un locale fetido gestito dall’amico Weasel, bevendo “pompinotti” e andando a puttane. In una di queste tipiche situazioni conosce Vanessa. Tra di loro sboccia un amore tenerissimo ma che è tutto un programma, all’insegna del cattivo gusto e della volgarità. Sembrano fatti l’uno per l’altra e tutto sembra andare bene. Poi l’inferno.

Con un mirabile fermo immagine che avvolge tutto il veicolo in fase di ribaltamento, Tim Miller inaugura la carneficina. Fatta eccezione per la seguente adrenalinica scazzottata ad alta velocità,davvero ottimamente girata, la qualità visiva non raggiunge vette eccelse, ma la missione più riuscita della pellicola è nell’intreccio. Da un punto di vista narrativo infatti, il secondo lavoro di Miller, può considerarsi un miracolo. Abilissimo nell’evitare le trappole, pesanti o talvolta stucchevoli, di un racconto che procede a ritroso, il regista affida tutto alla parlantina di Reynolds per scavare nel suo passato. L’attore americano, quasi in stato di grazia, si adatta benissimo al ruolo risultando sempre convincente, con e senza la maschera. Svolgendo bene il suo onesto lavoro di mestierante, arricchendolo con un senso dell’umorismo immortale, riesce senza troppa fatica a diventare uno dei supereroi meglio interpretati di sempre.

Deadpool
Wade Wilson/ Deadpool. Un Ryan Reynolds da ricordare.

E’ grazie a Ryan Reynolds che Deadpool monta e smonta la logica del mondo di cui fa parte ed è questo il suo più grande successo. Fondamentalmente qui si aderisce quasi in tutto e per tutto alle dinamiche supereroiche, dalla fabbricazione del costume, alla resa dei conti finale, dalla mutazione e l’acquisizione dei poteri ai cattivi sempre più spietati da battere. Tuttavia basta un apparentemente sottovalutabile cambiamento di stile da parte del protagonista, a distinguere Deadpool da tutto. Perfettamente caratterizzato, Wade Wilson è una testa di cazzo conclamata, volgare e rozzo, ma un po’ come tutte le canaglie, sotto sotto nasconde della tenerezza, qualità che Vanessa riesce a tirare fuori.
Nella sua mutazione in Deadpool, ottenuta attraverso un travaglio di sofferenze raramente così ben realizzate in altre pellicole, rimane il suo lato eccessivo stavolta al diretto servizio della violenza, condito da una logorrea inarrestabile che contribuisce alle mille sfaccettature di questo individuo inedito. Come se non bastasse ad accrescere il lato controverso della sua personalità, nelle missioni si accompagna con accessori di dubbia inerenza, vedi l’orologio di Adventure Time e lo zaino di Hello Kitty. Scelte coraggiose, ma vincenti, come il registro complessivo del film, di una volgarità fino ad ora sconosciuta agli standard della Marvel. La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla figura che fanno gli X – Men, abbastanza negativa. In suo supporto ne escono come spocchiosi buonisti,  tutt’altro che simpatici, ligi all’etica del supereroe che deve risparmiare i cattivi ad ogni costo; etica a cui Deadpool si oppone categoricamente. Considerato che questo è un capitolo della saga cinematografica degli X – Men, da considerarsi come una sorta di spin – off, la sua non aderenza fa’ un certo effetto e attira l’attenzione.

Insomma, in tutto il suo eccesso Deadpool conquista e diverte, dai fiumi di parole versate dal suo protagonista ai dialoghi al limite del non-sense. All’interno di questi “bordi frastagliati” che costituiscono il ruvido di un mondo grezzo e brutale, c’è anche spazio per un amore insolito, ma inaspettatamente tenero e coinvolgente, scandito dalle note degli Wham !, quelli che meritarono il punto esclamativo.
Nella sua complessità, fornendo chiavi di lettura molteplici, Deadpool scrive un nuovo capitolo nella storia dei supereroi. Un capitolo strano, controverso ma indelebile.

Zanini Marco

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