Code Red – Fang Of The Sun – Thrash votato alla massima distruzione.

Code Red – Fang Of The Sun

Anno: 2017

Provenienza: Giappone

Genere: thrash metal

Membri: Aki Shimizu – basso; Tomohira Inoue – batteria; Yuichi Ishiguro – chitarra; Izuru Inoue – chitarra e voce

  1. Repatriated Body Bags
  2. Rise Of The Avenger
  3. Toward The South
  4. Freezing Cold
  5. Chaos/ Salvation
  6. Hunger Island
  7. Warzone
  8. Disappointed
  9. Die! Mother Fucker Die!!!
  10. August 6th 1945
  11. Destroy
  12. Blaze Resistance

Casa discografica: Thrashing Cult Records

Alla base del thrash metal c’è prima di tutto l’aggressività. Un approccio esaminabile nel filamento del DNA denominato hardcore. Quest’anno ne abbiamo avuto un ottimo esempio con quell’apocalisse sonora di Nightmare Logic dei Power Trip. Su questa scia che non accetta compromessi ci sono i Code Red. Giapponesi, nati dalle ceneri dei Mind Field, questi quattro thrashers occupano un angolo piuttosto appartato dell’immenso underground. La loro prima massima espressione risale al 2007 quando, nel pieno fermento del revival thrash metal, pubblicarono Wolves Of Warfield. Un album ingiustamente passato inosservato ai più e nascosto dai nomi più altisonanti che si sono confermati in quegli anni. Un peccato, perchè Wolves Of Warfield è un ottimo disco che conferma anche le potenzialità del Giappone in campo metal, considerati gli sconvolgenti e ben più prolifici Fastkill. Se avete in mente la brutale essenzialità degli Slayer più maturi, i suoni thrash metal modernizzati quanto basta tanto cari a gruppi come le Nervosa e uno stile vocale vicino ai Warbringer avrete Fang Of The Sun, opera seconda dei Code Red. Un disco che esce esattamente a dieci anni di distanza dal suo predecessore. Una lunga attesa che però sta quasi a significare che il thrash continua a lottare per sopravvivere alle mode e che non ha bisogno di un revival per essere pensato e prodotto egregiamente e soprattutto per essere recepito dall’ascoltatore. Dopo il breve intro, fatto di chitarre malate e piangenti, di Repatriated Body Bags si piomba diritti nell’inferno di Rise Of The Avenger. Un assalto frontale in bilico fra vecchia e nuova scuola. La musica è serrata, potente ed aggressiva senza farsi mancare una bella dose di groove. La resa sonora non è mai spudoratamente rivolta al passato, ma nemmeno smaccatamente moderna da rovinarne l’origine. Un compromesso nella norma di questi tempi. Toward The South investe l’ascoltatore col suo carico di blast – beat unito alle partiture thrash. Un pugno in faccia ossessivo e spietato. Freezing Cold invece ha un approccio più hardcore, quasi crust, a causa del suo riff semplice ma di indubbia carica. Violento e trascinante, è impossibile non sbattere la testa all’impazzata. Elemento sicuramente più caratterizzante è la voce di Izuru che si riversa con una ferocia davvero da ricordare. Sottotraccia i Code Red intanto dimostrano di saper variare bene alla loro forma classica, seppur con piccoli sotterfugi. Chaos/ Salvation parte da una base più melodica per scatenare una scazzottata non veloce ma coinvolgente e pesante. Le melodie ricercate potrebbero quasi ricordare la scuola death metal scandinava.

La massacrante e violentissima Hunger Island ci porta a Warzone, dove il grantitico thrash dei Code Red si apre ad accenni death. Il resto è un furibondo alternarsi di cambi di tempo e riff micidiali. La forma più apprezzata dai quattro nipponici è quella diretta e senza fronzoli di Disappointed e della violenta, irruenta e fuori controllo Die! Mother Fucker Die!!!. Con un titolo così che cazzo si può pretendere d’altronde? Arrivati alla decima traccia melodie cupe e sinistre raccontano i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. Per August 6th 1945 i Code Red optano per un approccio più ragionato e complesso ed un ritmo meno sostenuto. Il risultato ricorda da vicino i modelli Seasons In The Abyss e South Of Heaven. Un buon tentativo, di indubbia fattura, anche se permane la sensazione di incompletezza. Già che si era osato tanto si poteva sviluppare ancora di più. Dopo aver ripreso fiato ci si rigetta nel caos distruttivo di Destroy che convince per le sue ritmiche serrate ed insistite. Nel suo piccolo un’altra annichilente prova di maturità. Blaze Resistance sorprende un po’ negativamente in quanto, per essere la traccia conclusiva, non aggiunge granchè al resto se non i due minuti in più di durata rispetto agli altri pezzi. Alla fine permane la furia di Fang Of The Sun. Una furia difficile da scordare che ci consegna un gruppo votato alla massima distruzione.

Voto: 8

Zanini Marco

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