Cambiare le ossa di Barbara Baraldi (Giunti Editore)

Cambiare le ossa di Barbara Baraldi (Giunti Editore)

Dove eravamo rimasti? Ah già, eravamo nel 1988 ed il sostituto procuratore Francesco Scalviati, dopo un’indagine serrata ha assicurato alla giustizia il pericoloso serial killer che per tanto tempo aveva terrorizzato gli abitanti di Torino. Qualcuno però è stato risparmiato dalla follia omicida del serial killer, un bimbo di 4 anni, Tito Ferretti, che nonostante sia stato testimone dell’omicidio della madre e del suo amante, è riuscito a salvarsi. Alla fine, dopo tanto buio, un raggio di sole fa capolino nella vita di Francesco Scalviati, nasce sua figlia, che non può che prendere il nome di Aurora. Così si concluse “La stagione dei ragni” (Giunti Editore). Aurora Scalviati vi dice niente? Eh sì è proprio lei, la profiler creata dalla magnifica penna di Barbara Baraldi, protagonista della ormai celebre trilogia del buio (“Aurora nel buio”, “L’osservatore oscuro” e “L’ultima notte di Aurora” tutti editi da Giunti Editore), personaggio che ha conquistato il cuore di migliaia di lettori che ne hanno ormai imparato ad amare le fragilità, le paure, i dubbi, le ansie ma anche la forza, il coraggio, la determinazione, l’intuito. Con “Cambiare le ossa” (Giunti Editore) si può dire che si va a chiudere un cerchio, Aurora torna a Torino, città da cui è dovuta andarsene dopo un evento che l’ha segnata profondamente e di cui ancora si porta dentro i segni, per indagare su un omicidio molto particolare, un omicidio attribuito al nuovo serial killer che sta iniziando a mietere vittime tra la gente di Torino, un assassino denominato “Lo Spaccaossa”. Ma chi è la nuova vittima dello Spaccaossa? Eh sì, è proprio quel Tito Ferretti di cui ho accennato poco fa, sopravvissuto allora, ma che non ha avuto scampo questa volta. Pure Aurora a suo modo è una sopravvissuta, chi ne ha già letto le gesta lo sa, mentre a chi la impara a conoscere solo ora lasciamo la curiosità di scoprire quale passato la sta ancora oggi tormentando. Come sempre Barbara Baraldi brilla per originalità e per imprevedibilità, anche questa volta riesce a stupire i lettori con colpi di ingegno assolutamente incredibili. Non credo che in molti riuscirebbero a coniugare fede e meccanica quantistica e costruirci sopra un thriller di grande qualità. E soprattutto non è facile portare avanti un progetto letterario che ormai si compone di 5 romanzi senza perdere di originalità, senza scadere sul letto e riletto, senza scivolare nel banale, senza soprattutto dare la spiacevole sensazione di allungare un brodo ormai senza sapore. Barbara Baraldi riesce a rimanere sempre brillante, imprevedibile, originale, riesce ancora adesso a stupire anche il lettore che la segue dal primo capitolo della saga, e questo credo testimoni una volta di più il fatto che lei sia una delle signore del thriller italiano se non la signora del thriller made in Italy. La bellezza dei libri di Barbara Baraldi sta nello straordinario equilibrio che riesce a mantenere tra azione ed introspezione profonda, tra momenti adrenalinici e momenti di riflessione. Seguire le indagini di Aurora vuol dire anche indagare su se stessi, vuol dire guardarsi nel profondo e ritrovarsi un po’ nei dubbi e nelle angosce che lei si porta dentro, significa fare i conti non le proprie ansie, i propri tormenti e significa soprattutto seguire assieme a lei la strada che dal buio porta, passo dopo passo, alla luce. Il ritmo della narrazione è incalzante dalla prima all’ultima pagina e questo fa sì che, nonostante le sue 560 pagine, si legga davvero in brevissimo tempo. C’è effettivamente un problema però, ed è che non riuscendo mai a staccare gli occhi dalle pagine, non riuscendo ad un certo punto a dire stop, si rischi di passare la notte in bianco. Ma va bene lo stesso, questo è un volume che merita anche una notte senza sonno in compagnia di Aurora, di Bruno, di Jerome, dell’enigmatica dottoressa Alida Bellocchi, e di tutti gli altri personaggi che si muovono nello scacchiere messo in piedi dalla straordinaria fantasia di Barbara Baraldi. L’immancabile momento del “The End” è sempre quello più triste, il momento in cui ci si deve per l’ennesima volta congedare da quella che ormai è un’amica di vecchia data, il momento in cui ci si deve salutare sperando che si tratti di un arrivederci e non di un addio.

 

David Usilla

 

 

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