Ca’ Granda di Milano chiesa della Beata Vergine Annunciata e la cripta

Ca’ Granda di Milano e la cripta

Quando il 13 agosto 1447 Filippo Maria Visconti, signore di Milano, morì, la signoria avrebbe dovuto passare alla figlia Bianca Maria Visconti e a suo marito Francesco Sforza, ma i milanesi bramosi d’autonomia, insorsero autoproclamandosi Repubblica.

La famiglia Sforza pur accettando la svolta, non rimase a guardare, e lasciando che la neo proclamata repubblica si organizzasse da sola, mise in atto tutta una serie di iniziative atte a conquistare il consenso della popolazione. Tra le varie iniziative, a noi interessa la costruzione dell’ospedale Ca’ Granda o Ospedale Maggiore.

Per la sua costruzione scelsero l’architetto che già aveva costruito una struttura ospedaliera a Firenze ossia Antonio di Pietro Averlino, o Averulino, detto il Filarete consigliato allo Sforza da Cosimo de’ Medici di cui era amico.

L’incarico gli fu affidato il 29 febbraio 1460. Dello stesso architetto è anche il Castello Sforzesco, ma questa è un’altra storia.

L’ospedale fu operativo quasi subito nonostante i lavori di ampliamento fossero sempre in corso.

Subirono un primo arresto alla caduta degli Sforza e vennero ripresi nel 1624 quando il Capitolo dell’Ospedale Maggiore incaricò l’architetto Giovanni Battista Pessina di riprendere in mano il progetto.

L’ospedale era decisamente all’avanguardia, nei suoi registri è stato recentemente ritrovato il caso del “paziente zero” della famosa peste manzoniana.

Son giunti a noi anche testi di medicina in cui si trattavano di precauzioni igeniche, suddivisione di stanze per patologie, e altro ancora.

Tutto questo era attuabile anche grazie all’imponenza della struttura che si affaccia su quattro vie.

Come ogni ospedale anche Ca’ Granda aveva, ed è tutt’ora esistente, una chiesa: Chiesa della Beata Vergine Annunciata. Fu edificata nel 1637 grazie a quella che oggi definiremo una sponsorizzazione della famiglia Carcano, alla quale attualmente la città di Milano ha dedicato un teatro.

La chiesa è a pianta quadrilatera e si sviluppa su due piani: uno superiore e uno sotterraneo dove troviamo la cripta e il sepolcreto, utilizzati fino alla fine del 700 per tumulare i pazienti deceduti in ospedale. La cripta venne poi riutilizzata durante le famose Cinque giornate di Milano (18 – 22 marzo 1948) quando la città assediata non era in grado di raggiungere i cimiteri per seppelire i morti. Questo fa della cripta, ora, anche un luogo di celebrazione in quanto, a futura memoria, vennero riportati sulle pareti i nomi dei 141 caduti a difesa della città dall’invasore austriaco. I corpi furono però spostati nel 1895 presso il monumento costruito in memoria delle Cinque giornate progettato da Giuseppe Grandi

Al piano superiore, ossia la chiesa, oltre alla cupola sorretta da otto colonne, segnaliamo sull’altare maggiore un dipindo dell’Annunciata terminato nel 1639 opera di Francesco Barbieri da Cento più noto con il nome di “Guericino” (1591 – 1666). Tale soprannome, racconta il suo biografo, è nato in quanto l’artista in tenera età, a causa di uno spavento, perse la mobilità di un occhio.

Ma di tutta la struttura di cui stiamo parlando il vero capolavoro sta nel piano inferiore ovvero nella già accennata cripta.

Qui troviamo, ahi noi,  solo tracce degli affreschi di Giovanni Battista detto “Il Volpino” realizzati nel 1637, ma notevoli sono le strutture funerarie presenti, vere opere d’arte purtroppo da pochi conosciute.

 

Colpisce solitamente i visitatori la statua funeraria di una bambina: Florida.

Si racconta che la bimba fosse stata la figlia di Antonio Quaglioni, ricco oculista. Morta per cause a noi sconosciute nel 1878, il padre fece costruire questa statua in sua memoria dall’artista Metello Motelli. Vicino alla statua, è presente il monumento funebre dove la bimba riposa sorvegliata da un angelo.

Florida colpisce più di tutte le altre statue nonostante ce ne siano di importanti dal punto di vista artistico.

Se andate a vederla, sono sicura che anche voi resterete lì un attimo in silenzio, commossi nonostante siano passati quasi 150 anni dalla sua morte.

 

Si ringrazia Michela Rusciano per la supervisione e le immagini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.