Berlusconi: ascesa e discesa di un politico chiacchierato pt 3

Berlusconi: ascesa e discesa di un politico chiacchierato (terza parte)

 

Amicizie e frequentazioni pericolose

Berlusconi fin da giovane ha sempre avuto un rapporto molto stretto con il mondo cattolico. Frequentava i Salesiani alle medie e il collegio di Sant’Ambrogio al liceo, quindi la residenza universitaria di Torrescalla che lo avvicinò all’Opus Dei.

L’Opus Dei fu fondata, il 20 ottobre 1928, da Josemaria Escrivà de Balaguer, canonizzato nel 2002 da papa Giovanni Paolo II.  Escrivà, fu amico personale del dittatore fascista Francisco Franco, al quale non negò mai il suo appoggio. Oscurantista e reazionario, considerava il comunismo come la sozzura del mondo, ed infatti non nascose mai la propria approvazione a Hitler, Salazar e Pinochet. L’Opus Dei, di fatto una massoneria bianca, è una prelatura personale del pontefice, e quindi ne risponde solo a lui. Non esiste nessun elenco ufficiale dei membri che lo compongono, e un velo di segretezza copre l’entità del patrimonio.

Berlusconi (il terzo da sinistra in alto)

Nel 1963 ci fu l’incontro con Marcello Dell’Utri, che allenava la squadra giovanile dell’Opus Dei. Dell’Utri nacque a Palermo nel 1941. Di famiglia piccola borghese, Marcello decise di studiare Giurisprudenza alla Statale di Milano. Berlusconi che stava realizzando il suo complesso edilizio a Brugherio (grazie ai soldi ripuliti delle misteriose finanziarie elvetiche) lo convinse nel 1964 a fargli da segretario, incarico che ricoprì per due anni. Nel 1966 Dell’Utri si trasferì a Roma per dirigere il centro sportivo Elis sempre dell’Opus Dei, ma un anno dopo fece ritorno a Palermo dove fondò l’Athetic Club Bacigalupo , una società frequentata dalla Palermo bene, ma anche dalla Palermo mafiosa. Ed è qui che iniziò il rapporto con Vittorio Mangano e Gaetano Cinà, uomo d’onore della famiglia Malaspina. Nel 1970 Dell’Utri, grazie al padre, fu assunto alla Sicilcassa, una banca che la mafia usava per riciclare i soldi sporchi.

Quando negli anni 60 molti mafiosi furono costretti al soggiorno obbligato lontano dalle proprie case, nacque il fenomeno dei sequestri, mettendo in apprensione la ricca borghesia. Tra il 1961 e il 1972, 372 i mafiosi vennero mandati al nord. Fu un’infiltrazione continua, come un virus che si diffonde, che diede vita ai sequestri di persona a scopo estorsivo. In Lombardia tra il 1974 e il 1983 ci furono 103 sequestri di persone, ad opera dei calabresi della ‘ndrangheta e dei siciliani di Cosa Nostra. Vennero prese di mira anche le aziende con minacce, ricatti ed estorsioni. Nel 1973 Berlusconi, ormai diventato ricco, temette per se e per i figli. Decise allora di mandare la famiglia in Spagna. Chiamò il suo vecchio amico Dell’Utri e lo convinse a tornare a Milano.

Berlusconi e Dell’Utri

Nel maggio del 1974 nella sede della Edilnord a Milano avvenne l’incontro fatale tra Berlusconi e i boss mafiosi Francesco Di Carlo, Stefano Bontate, Gaetano Cinà, Mimmo Teresi e Vittorio Mangano. Berlusconi chiese ed ottenne la garanzia della protezione per lui e per la sua famiglia in cambio di una tangente annuale, alla presenza di Marcello Dell’Utri che fece da mediatore nella trattativa. Un accordo che praticamente consolidò il potere mafioso al nord grazie anche alle ingenti somme che Berlusconi verserà alla mafia. La prima rata è di 100 milioni di lire. Dell’Utri continuò i rapporti anche quando, in seguito alla seconda guerra di mafia, alla morte di Stefano Bontate gli succedette Totò Riina. In merito all’accordo, Berlusconi il primo luglio del 1974, assunse il giovane, elegante, raffinato ed intelligente trafficante di droga Vittorio Mangano con l’incarico di fattore e stalliere, ma in realtà con il compito di proteggere la famiglia.

berlusconi
Vittorio Mangano.

Mangano era conosciuto dalla Polizia fin dal 1967 per essere già stato condannato per truffa, ricettazione, lesioni volontarie e tentata estorsione. Mangano si prese cura dei figli di Berlusconi, Marina e PierSilvio, accompagnandoli a scuola e vigilando sulla tenuta con 6 mastini napoletani al guinzaglio. Pochi mesi dopo, nel dicembre, Mangano venne arrestato per diversi reati, ma nel gennaio fu rilasciato e ritornò ad occuparsi della tenuta di Villa Casati. Nel dicembre dello stesso anno, dopo l’ennesimo arresto, ritornò libero in breve tempo. Durante la sua permanenza, Il fattore, diede ospitalità a molti latitanti nel suo appartamento nella villa di Arcore. Quando Pippo Calò venne arrestato, Mangano divenne il capo della famiglia di Porta Nuova al suo posto. Due condanne all’ergastolo per duplice omicidio e traffico di droga decretarono la fine alla sua carriera di mafioso fino a quando nel 2000, per un male incurabile, morì. Fino a qui i dati inoppugnabili sanciti dai giudici della terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo, che il 25 marzo del 2013, condannarono Marcello Dell’Utri a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto “mediatore contrattuale” nei rapporti intercorsi tra Berlusconi e Cosa Nostra nel periodo 1974/1992.

Ma altre ombre offuscano il passato del miliardario, come risulta anche dall’intervista rilasciata da Paolo Borsellino, il 21 maggio 1992, (due giorni prima che, nei pressi di Capaci, trovarono la morte Giovanni Falcone con la moglie e tre agenti della scorta) a due giornalisti francesi, dove dichiarò che a Palermo era in atto un’inchiesta su Berlusconi e Mangano.

Paolo Borsellino intervistato

Il nastro dell’intervista sparì misteriosamente, ma otto anni dopo, in occasione dell’anniversario delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio, la figlia di Borsellino consegnò una copia al direttore di Rai News 24. In tarda serata Rai 1 decise di mandarlo in onda malgrado il tentativo di Berlusconi di impedirlo. Il nastro venne acquisito agli atti dalla Procura Distrettuale antimafia di Palermo e dalla Commissione Parlamentare antimafia. Il pentito Salvatore Cancemi, il 29 gennaio 1998, dichiarò al Pm Luca Tescaroli che 20 giorni prima dell’attentato di Capaci, Totò Riina, durante una riunione a casa di Girolamo Guddo, tranquillizzò i presenti ammettendo di avere “Berlusconi e Dell’Utri nelle mani”. Al processo d’appello per l’attentato di Capaci, Cancemi raccontò di aver convinto Mangano a lasciare la gestione del rapporto con Berlusconi e Dell’Utri a Riina, e sebbene a malincuore, Mangano si fece da parte. Più volte in quel periodo Riina fece riferimento ad accordi presi con “persone importanti” in merito alle richieste per l’annullamento del 41 bis, abolizione dell’ergastolo, la legge sui pentiti e impedire il sequestro dei beni. Confermata da più pentiti la voce che la Fininvest versasse 200 milioni a Cosa Nostra come contributo una tantum.

Il giorno di Natale del 1985 venne intercettata una telefonata tra Gaetano Cinà e Alberto Dell’Utri, il fratello gemello di Marcello, nella quale si parlava di un’enorme cassata siciliana di quasi 12 chili con al centro il logo di Canale 5 in marzapane che era stata spedita al Cavaliere: “sono giorni che un uomo si deve ricordare degli amici fraterni” proseguì Cinà dicendo: “ho dovuto far fare una cassa dal falegname, altrimenti si rompeva” la cassata naturalmente….

Il Pm Tescaroli durante il secondo processo per la strage di via D’amelio giunse alla conclusione che la strategia messa in atto dal 1991 (*) aveva lo scopo di trovare nuovi interlocutori politici-finanziari che sostituissero quelli che ormai non garantivano più gli interessi di Cosa Nostra.

Il 15 gennaio 1993 venne arrestato Totò Riina e all’interno di Cosa Nostra ci fu una spaccatura tra chi voleva proseguire con gli attentati e chi avrebbe preferito fermarsi. Si decise di proseguire, finché con la discesa in campo di Forza Italia gli attentati cessarono. Il pentito Antonino Giuffrè ammise che Cosa Nostra appoggiava decisamente Forza Italia alle elezioni e che i fratelli Graviano ottennero rassicurazioni da Berlusconi su determinati benefici giudiziari, una tesi confermata anche da Gaspare Spatuzza.

(*) 12 marzo ’92 omicidio di Salvo Lima

23 maggio ’92 strage di Capaci con l’assassinio di Giovanni Falcone 5 vittime

19 luglio ’92 strage di via d’Amelio con l’assassinio di Paolo Borsellino 6 vittime

14 maggio ’93 fallito attentato di via Fauro a Maurizio Costanzo nessuna vittima

27 maggio ’93 strage di via Georgofili. Gli Uffizi di Firenze 5 vittime

27 luglio ’93 strage di via Palestro. Padiglione d’arte contemporanea di Milano 5 vittime

28 luglio ’93 bomba a San Giovanni e a San Giorgio in Velabro a Roma nessuna vittima

15 settem. ’93 omicidio di Don Puglisi a Palermo

31 ottobre ’93 fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma

 

Alberto Zanini

4 Risposte a “Berlusconi: ascesa e discesa di un politico chiacchierato pt 3”

  1. Vi ammiro, mi aspettavo che nella giornata di ieri non avreste pubblicato nulla di politico, tanto più con questo contenuto. Mi sbagliavo 1 a 0 per voi. Mi piace il vostro coraggio di andar controcorrente, i blog ormai son spesso un coacervo di pubblicità con false notizie solo per aver il click. E’ chiaro che voi di certo non andate a caccia del click facile visti gli argomenti trattati. Non so come stiate andando ma il tempo vi renderà merito. Grazie Alberto, una voce fuori dal coro.

    1. dire che non abbiamo né padrini né padroni sembrerebbe una battuta, ma è la verità. non dobbiamo rendere conto a nessuno. e forse è la nostra forza. scriviamo quello che vogliamo, e siamo liberi.ciao e grazie per la tua costanza. se t’interessa fai un giro dentro al blog, potresti trovare anche altre cosine interessanti. dai racconti, alle poesie, alle recensioni di cinema e di musica e anche altri articoli sugli anni 70, su Falcone e su Borsellino. ciao

      1. Ho visto diverse cose buone e mi complimento. Deve esserci molto lavoro dietro e in questo mondo di sciacalli trovare qualcuno che non lo fa per soldi ancora mi meraviglia, al punto che quasi stento a crederci. Alla prossima

        1. ti ringrazio e ti confermo che non prendiamo un euro per quello che noi dei gufinarranti scriviamo e pubblichiamo

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