Berlusconi ascesa e discesa di un politico chiacchierato (settima parte)

Berlusconi ascesa e discesa di un politico chiacchierato (settima parte)

 

L’assoluta mancanza di regole permise a Berlusconi di egemonizzare il mondo della televisione privata. Le piccole emittenti furono fagocitate dall’ingordo miliardario meneghino.

Nel frattempo molti personaggi  attraversarono il Rubicone televisivo, passando dalla Rai ai network berlusconiani.

La nascita di Publitalia aveva lo scopo essenziale di raccogliere pubblicità , e quando nel 1983 Marcello Dell’utri prese il comando della concessionaria di Berlusconi, la trasformò in una vorace macchina da soldi.

In quegli anni la Rai aveva il monopolio assoluto della raccolta della pubblicità televisiva e le grandi aziende facevano la fila per avere uno spazio, ma con la nascita di Mediaset anche le piccole aziende ebbero modo di farsi conoscere a suon di spot pubblicitari.

Durante la campagna elettorale del 1983 Berlusconi mise a disposizione, a pagamento, le sue televisioni ai politici amici, approfittando dell’immobilismo della Rai che continuava a trasmettere le tribune politiche.

Lo spazio dato a Bettino Craxi e al partito socialista, a scapito degli altri schieramenti politici, aiutò moltissimo il successo nelle elezioni dei socialisti, che divennero l’ago della bilancia nel panorama politico italiano. Craxi si vide conferire da Pertini l’incarico di Presidente del Consiglio. Un altro tassello del piano Rinascita che andava a posto.

Berlusconi

L’eccessivo bombardamento pubblicitario incominciò a sollevare malumori e critiche specialmente dai registi che si lamentarono per le continue interruzioni durante i film.

Gran parte del pubblico televisivo ritenne insopportabile questa continua sovraesposizione pubblicitaria, e anche le più grosse aziende inserzioniste decisero di ritornare ad investire nella stampa, nella radio e nella cartellonistica stradale.

Ed è anche per questa situazione che Berlusconi tentò l’avventura in Europa.

In Francia per La Cinq chiese aiuto a Craxi che lo introdusse nel salotto di Mitterand (socialista anche lui).

Ma la Francia non era il selvaggio far west italiano dove Berlusconi era abituato a cavalcare impunemente.

Il governo Mitterand all’inizio pose condizioni molto restrittive al miliardario milanese, come niente pubblicità durante i film.

Le parti tuttavia giunsero ad un compromesso e Berlusconi iniziò a trasmettere.

L’avventura in Francia comunque era destinata a finire ed infatti con l’avvento di Chirac, che considerava Berlusconi “un venditore di minestre”, venne tolta la concessione a “La Cinq”e nel 1992 si interruppero definitivamente le trasmissioni.

la fine delle trasmissioni di La Cinq

Nel frattempo Silvio cercò lo spazio televisivo anche in Germania e in Spagna In Germania l’avventura ebbe vita breve, invece Telecinco in Spagna continua a trasmettere ancora.

Berlusconi in Sardegna

Silvio Berlusconi e Romano Comincioli si conoscono dai tempi del liceo, e negli anni a seguire nacque una vera e propria amicizia.

Tra i due iniziò un rapporto di collaborazione che spinse Comincioli a vendere le abitazioni della Edilnord a Brugherio. Comincioli in seguito fece anche da prestanome in operazioni discutibili.

Al faccendiere sardo Flavio Carboni piaceva la vita dispendiosa ed era sempre alla ricerca di soldi.

Flavio Carboni

Ad Olbia era conosciuto per la disinvoltura a rilasciare assegni a vuoto.

L’ex appartenente alla Banda degli Magliana, Antonio Mancini, divenuto collaboratore di giustizia ha definito Flavio Carboni “Anello di raccordo” fra la Mafia, la Banda della Magliana e la Massoneria.

Carboni con Calvi riversava nel Banco Ambrosiano i soldi del traffico della droga e delle sigarette provenienti dalla mafia di Pippo Calò, riciclandoli.

Carboni è stato riconosciuto colpevole di aver distratto 19 milioni di dollari, con la complicità di Roberto Calvi, provenienti dai conti esteri del Banco Ambrosiano e quindi depositati in Svizzera.

Flavio Carboni un giorno propose a Comincioli un progetto faraonico, quello di costruire un grosso insediamento turistico, talmente grosso da far impallidire il famoso insediamento di Porto Cervo.

Comincioli ne parlò con Berlusconi che, dopo aver incontrato Carboni a Roma, nel marzo 1980, decise di partire per la Sardegna per verificare la possibilità dell’operazione.

Romano Comincioli

La strategia era di acquistare terreni agricoli e trasformarli in edificabili, facendone aumentare il

valore di mercato

Il progetto prevedeva un intervento su 685 ettari a pochi chilometri da Olbia in una zona paludosa. Un porto per 2000 posti barche, mentre Porto Cervo ne contava 800, e un insediamento per 5000 villette.

Dei 685 ettari, 78 erano del demanio regionale e 75 di quello marittimo.

Occorrevano naturalmente le concessioni. Furono stanziati 7 miliardi per “spese politiche”.

Carboni allacciò i rapporti con il sardo Armando Corona, Presidente della Regione Sarda e futuro massone. Il sindaco socialista di Olbia Antonio Cacciu promise il suo appoggio, ma il progetto trovò ostacoli da parte della Regione e dall’Ente del Turismo. A nord di Olbia sorgeva già l’insediamento della Costa Smeralda, e con quello della Costa Turchese di Berlusconi la costa sarebbe stata invasa da milioni di metri cubi di cemento.

In seguito il progetto ebbe dei rallentamenti e quindi si arenò per i sopraggiunti problemi di liquidità di Berlusconi dovuti in parte per la stagnazione delle vendite immobiliari e per la forte richiesta finanziaria di Canale 5.

L’Operazione di San Valentino

Il rapporto tra Marcello Dell’Utri e il mafioso Vittorio Mangano attirò l’attenzione della Criminalpol che, estese l’indagine sulla Mafia dei colletti bianchi a Milano, e sui rapporti con le famiglie siciliane. Nella notte del 14 febbraio 1983 partì l’Operazione di San Valentino, durante la quale furono arrestate quaranta persone in varie parti d’Italia, tra i quali i mafiosi Vittorio Mangano, Gaetano Fidanzati e i fratelli Bono. Vennero sequestrati anche beni per centinaia di miliardi di vecchie lire. Molti mafiosi arrestati avevano versato soldi nella Banca Rasini.

Durante il blitz venne arrestato anche Antonio Vecchione, il nuovo Direttore Generale al posto del padre di Silvio Berlusconi, e la Banca fu accusata dal Tribunale di Milano di essersi prestata per il riciclaggio di denaro sporco della Mafia.

La Banca Rasini fu fondata negli anni cinquanta dal conte Carlo Rasini, Gian Angelo Rasini, Enrico Ressi, Angela Maria Rivolta, Giovanni Locatelli e Giuseppe Azzaretto.

Azzaretto, appartenente alla borghesia siciliana, era Cavaliere di Malta, e Cavaliere del Santo Sepolcro, terminale politico di Andreotti in Sicilia e molto legato al Vaticano.

Nel 1970 la Banca, frequentata dall’alta borghesia milanese, acquisì una quota della Brittner Anstaldt, una società di Nassau che nel Consiglio di Amministrazione vi figuravano tra gli altri, Calvi, Gelli, Sindona e Marcinkus.

Nel 1973 la famiglia Rasini cedette il controllo a Giuseppe e Dario Azzaretto, pur rimanendo nel Consiglio di Amministrazione, salvo lasciare definitivamente la Banca nel 1974, pare, per divergenze con gli Azzaretto. Nei successivi dieci anni il valore della Banca crebbe notevolmente.

Nel 1983 Andreotti mise a capo della Banca (che controllava da anni) l’imprenditore Nino Rovelli, a lui molto vicino.

Nino Rovelli, detto il Clark Gable della Brianza, proprietario del gruppo chimico Sir, divise l’azienda in tante piccole società per ottenere i prestiti agevolati. Dopo una crescita esponenziale arrivò a fatturare nel 1975, quasi milleduecento miliardi, accumulando però debiti per poco più di duemilaquattro miliardi.

Nino Rovelli

Agli inizi degli anni 80 ebbe una causa con l’Imi, una banca specializzata in finanziamenti all’Industria, a proposito di un credito promesso ma mai erogato e che costò il fallimento della Sir medesima. La querelle si trascinò per dodici anni, finché, dopo tre gradi di giudizio, nel 1994, la Cassazione decise di condannare l’Imi al pagamento di quasi mille miliardi di risarcimento alla Sir. In realtà venne accertato in seguito che Rovelli comprò la sentenza corrompendo i giudici Vittorio Metta e Renato Squillante, tramite gli avvocati Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora, che ebbero dei versamenti miliardari sui loro conti esteri.

Nel 2006 la Cassazione condannò definitivamente Vittorio Metta , Cesare Previti e Attilio Pacifico a sei anni. Tre anni e otto mesi a Giovanni Acampora, mentre Renato Squillante venne assolto. I seicentosettantotto miliardi, al netto delle tasse, pagati agli eredi di Nino Rovelli, dopo aver fatto il giro del mondo approdarono in Svizzera, dove vennero distribuiti in più conti correnti.

In parte rimasero sul territorio elvetico, e in parte varcarono l’oceano. Fino a far perdere le proprie tracce, ma ultimamente sembra che la magistratura di San Marino abbia trovato circa sedici milioni di euro riconducibili ad un conto della figlia di Rovelli, Rita.

Dopo venticinque anni si conclude la vicenda Imi-Sir. Il 21 maggio 2015 il Tribunale di Roma ha condannato Vittorio Metta e Giovanni Acampora ha pagare 173 milioni di euro a Intesa San Paolo, che nel frattempo ha acquisito la Imi. In realtà il danno venne quantificato in 570 milioni di euro, ma Previti, Pacifico e gli eredi di Rovelli hanno saldato la loro parte, rimangono Metta e Acampora che risultano, malgrado i miliardi ricevuti all’epoca, insolventi, quindi sarà lo Stato Italiano ad assumersi l’onere.

La Banca Rasini venne assorbita tra il 1991 e il 1992 dalla Banca popolare di Lodi.

Alberto Zanini

2 Risposte a “Berlusconi ascesa e discesa di un politico chiacchierato (settima parte)”

  1. Non so quanti appuntamenti sono previsti, ma mi dispiacerà quando sarà finito. State facendo un ottimo lavoro. Bravi

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