Berlusconi: ascesa e discesa di un politico chiacchierato (quarta parte)

Berlusconi: ascesa e discesa di un politico chiacchierato (quarta parte)

Agli inizi degli anni ’70 vi fu il boom delle radio private, e sull’onda di quel crescente successo incominciarono a trasmettere le prime televisioni private in ambito locale. Nell’esclusivo insediamento di Milano 2, Berlusconi pensò di offrire ai suoi residenti una televisione condominiale chiamata TeleMilano. Un’unica grande antenna centralizzata progettata dalla Siemens prese il posto delle brutte antenne sui tetti. Il 24 settembre 1974 iniziò a trasmettere via cavo i notiziari, qualche film e ricette di cucina. Dopo un periodo di assestamento TeleMilano, nel 1977, incominciò a trasmettere via etere e cambiò lo stato sociale in Spa. “Sua Emittenza” in società con Adriano Galliani, che era il titolare dell’Elettronica Industriale, iniziarono l’avventura televisiva acquistando le attrezzature, una trentina di ripetitori, e installando un’antenna di trasmissione sul grattacielo Pirelli.

Una settimana prima, il 16 settembre 1974, in Salita San Nicola da Tolentino a Roma nasceva la società immobiliare “San Martino spa” e l’amministratore unico era una vecchia conoscenza: Marcello Dell’Utri.

Furono due fiduciarie della BNL a costituire la San Martino: la Servizio Italia rappresentata da Gianfranco Graziadei (piduista) e la Saf (Società azionaria finanziaria) rappresentata da un prestanome cecoslovacco, nato nel 1887, di nome Frederick Pollack. Queste fiduciarie legate alla BNL avranno un ruolo strategico nella nascita dell’impero Berlusconiano.

La società immobiliare S.Martino, rimase dormiente per tre anni, e nel settembre del 1977 cambiò denominazione in Milano 2 spa, la sede venne trasferita a Milano e il suo capitale sociale ebbe un notevole incremento. Soldi, come al solito, di provenienza sconosciuta. La società acquistò dei terreni, a Segrate, sui quali vennero costruiti 150 appartamenti.

Nel 1977 Berlusconi divenne il settimo contribuente milanese con un imponibile di 304 milioni di lire.

Silvio Berlusconi, fotografato da Alberto Roveri, nel suo studio

Il 2 giugno dello stesso anno il Presidente della Repubblica, Leone, conferì al palazzinaro milanese il titolo di Cavaliere del Lavoro. Leone, che fu eletto grazie alle pressioni esercitate sui politici da parte di Gelli, con questo atto trovò il modo per sdebitarsi.

Berlusconi e il presidente della Repubblica Leone mentre conferisce nel 1977 l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro.

Le due fiduciarie della Bnl: la Servizio Italia e la Saf, che abbiamo visto costituire la S.Martino, tennero a battesimo, il 21 marzo del 1975, la Finanziaria di Investimenti Fininvest srl su mandato del cugino di Berlusconi, Giancarlo Foscale, che tre anni dopo diede un altro mandato per la creazione a Roma, della Fininvest Roma srl.

Durante il processo a Marcello Dell’Utri, per concorso esterno in associazione mafiosa, i consulenti tecnici della Procura di Palermo dichiararono che le finanziarie berlusconiane accolsero, tra il 1978 e il 1985, almeno 113 miliardi di ignota provenienza, ma riconducibili, secondo i giudici, alla mafia.

L’anno dopo, il 7 maggio 1979, queste due società si fusero prendendo il nome di Finanziaria d’investimento Fininvest Srl e Milano divenne la nuova sede. Silvio Berlusconi riemerse dall’anonimato e assunse la presidenza della società e il fratello Paolo assunse la carica di vice presidente.

Nella primavera del 1977 Berlusconi entrò nel consiglio di amministrazione del “Giornale nuovo” di Indro Montanelli rilevando il 12% della società, ma in breve tempo riuscì a detenere il 37%.

Indro Montanelli e Berlusconi

Nel luglio dello stesso anno Berlusconi disse che “ il Pc deve stare all’opposizione perché è ancora affascinato dal modello sovietico e sogna patate e cipolle per tutti.” E’ la prima dichiarazione d’amore nei confronti della sinistra.

Il 1977 è anche l’anno in cui Marcello Dell’Utri lasciò, inspiegabilmente, Berlusconi per andare a lavorare con Filippo Alberto Rapisarda, finanziere d’assalto, capo dell’Inim, terzo gruppo immobiliare italiano (un impero di 67 società con centinaia di miliardi di fatturato).

Dall’intercettazione di una telefonata tra Marcello Dell’Utri e Vittorio Mangano nacque l’interesse della Criminalpol nei confronti dell’Inim- Internazionale Immobiliare. Si sospettava una collusione tra la società immobiliare e la mafia di Vito Ciancimino. La società aveva la sede in via Chiaravalle a Milano in un splendido palazzotto dove risiedevano anche i gemelli Dell’Utri. Le notevoli disponibilità economiche della società gli consentiva di rilevare le aziende in difficoltà economiche. Il dubbio che Dell’Utri fosse stato mandato appositamente da Berlusconi a lavorare, per un diretto concorrente del mercato immobiliare è molto forte. L’amico Marcello avrebbe dovuto agevolare la vendita, a prezzo di saldo, dei terreni di Peschiera Borromeo della società “Facchin & Gianni”, ai quali Berlusconi era molto interessato.

Rapisarda, siciliano di Sommatino in provincia di Caltanissetta, investiva i soldi degli amici mafiosi, ed era in società con Francesco Paolo Alamia, ex assessore del Turismo del Comune di Palermo, con frequentazioni, anche lui, mafiose. Rapisarda, durante un processo, ammise di avere assunto Marcello Dell’Utri in seguito ad una raccomandazione piuttosto pressante di Gaetano Cinà. Una richiesta alla quale non aveva potuto dire di no.

Filippo Alberto Rapisarda

Marcello venne nominato amministratore della Bresciano Spa che fallì nel 1980, mentre il fratello gemello Alberto amministrava la Venchi Unica Duemila spa che venne dichiarata fallita dal tribunale di Torino nel luglio 1978. Risultarono parecchie irregolarità che portarono all’arresto di Alberto Dell’Utri per bancarotta fraudolenta mentre Rapisarda inseguito dal mandato di cattura per lo stesso motivo riuscì a scappare in Venezuela. Per Marcello il capo d’imputazione fu di criminalità finanziaria. Il compito delle due società era di aver accesso a crediti bancari. Nelle indagini della Criminalpol nel 1981 emersero i collegamenti del gruppo Inim con Vito Ciancimino, il vero padrone di casa, e con il riciclaggio dei soldi sporchi provenienti dall’estero. Marcello dopo la bancarotta della Bresciano ritornò a lavorare con Berlusconi che nel 1983 gli affidò un ruolo di dirigente di Publitalia 80, concessionaria della pubblicità del gruppo Fininvest.

Il 19 giugno 1978 nacquero le famose 22 Holding di quella che sarebbe diventata la galassia berlusconiana. Costituire le Holding era fiscalmente vantaggioso perché portava ad un risparmio sulle imposte del 30/40 % ed inoltre garantiva l’anonimato dei proprietari. Armando Minna (consulente di Berlusconi) e sua moglie Nicla Crocitto furono i prestanome a capo delle 22 società finanziarie. Queste società erano in pratica delle scatole vuote e servivano esclusivamente ad incassare i dividenti in quanto azioniste della Fininvest. Soltanto 6 mesi dopo due fiduciarie, la Parmafid e la Saf (su mandato di Berlusconi) acquistarono le quote delle Holding. L’uso sistematico dei prestanome (alla fine saranno una cinquantina) e delle fiduciarie ebbero il solo scopo di proteggere l’anonimato dei reali proprietari. Anonimato ed elusione fiscale furono i pilastri sui quali venne eretta l’architettura della Fininvest. Queste 22 holding (che alla fine diventeranno 38 ) si scoprì che erano registrate come ”servizi di parrucchiera ed istituti di bellezza”. In seguito si aggiunsero altre 5 società denominate Holdfin e Holding Elite. Un fiume di denaro (200 miliardi) confluirono nelle società, tra il 1978 e il 1985, di cui 113 miliardi di provenienza ignota. La Procura di Palermo sostenne che si trattava di soldi mafiosi. Dopo il blitz antimafia del 14 febbraio 1983, quasi tutte le Holding chiusero i rapporti con la Banca Rasini.

Berlusconi nel 2002 si avvalse della facoltà di non rispondere alla domanda del Pm Ingroia sull’origine dei capitali arrivati dalla Svizzera e confluiti nelle sue holding.

Il 24 ottobre 1979 la Guardia di Finanza visitò la sede dell’Edilnord Cantieri Residenziali, la società era intestata ad Umberto Previti (padre di Cesare futuro pregiudicato) e Berlusconi, pur essendo il reale proprietario, mentì spacciandosi per un semplice consulente esterno. L’ispezione mise alla luce gli oscuri rapporti con i misteriosi soci svizzeri, ma inspiegabilmente i 3 militari (Massimo Maria Berruti, Salvatore Gallo e Alberto Corrado) chiusero frettolosamente l’ispezione, e pochi mesi Berruti divenne un collaboratore della Fininvest come avvocato, ma nel 1994 assieme a Corrado, venne accusato di depistaggio nell’inchiesta per corruzione alla Guardia di Finanza ed incarcerato. Gallo invece si scoprì che era iscritto alla P2.

 

Alberto Zanini

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