Berlusconi : ascesa e discesa di un politico chiacchierato (quinta parte)

Berlusconi: ascesa e discesa di un politico chiacchierato (quinta parte)


Il 26 gennaio 1978 il palazzinaro meneghino, ufficialmente, si affilia alla loggia segreta P2, numero della tessera 1816.

Berlusconi e la quota versata per l’affiliazione alla P2

Berlusconi e Gelli si frequentavano da qualche tempo, e già lavoravano per la realizzazione del “Piano di Rinascita Democratico”.

Nel dicembre del 1976, l’obiettivo era dividere l’Msi di Almirante, per fare confluire deputati e senatori in una nuova formazione moderata di destra da affiancare alla Dc. Berlusconi intervenne economicamente finanziando Democrazia Nazionale che nacque da una costola dell’Msi

Il vero potere risiede nelle mani di chi ha i mass media” (Licio Gelli)

Il “Piano di Rinascita” prevedeva sia l’attività edilizia che la creazione di una tv privata che spezzasse il monopolio della Rai. Gelli tramite Berlusconi intendeva realizzare il suo progetto e il Cavaliere avrebbe avuto in cambio enormi vantaggi. Tra il 1974 e il 1981 Berlusconi ricevette fidi dalle banche per 198 miliardi di allora, 150 miliardi di fidejussioni e decine di miliardi di mutui.

Sotto il cielo francese del 1278 un leggero venticello soffiava dalle colline, l’uomo raccolse quattro sassi e li appoggiò all’estremità del disegno disteso sul tavolino, sotto il porticato. File ordinate di grossi blocchi di pietra aspettavano di essere spostati.

 

La massoneria

 

Muratori, tagliapietre, carpentieri, vetrai tutti in movimento, come formiche impazzite, mentre il chiacchiericcio si mescolava con il cigolio delle carrucole. L’architetto mentre guardava compiaciuto l’abbazia che prendeva corpo, indicò sul disegno al suo capocantiere la “Loggia”, ovvero il magazzino degli attrezzi. Quella casamatta serviva anche come luogo dove ritrovarsi per discutere, per riposare, per studiare e progettare. Era una sorta di zona franca dove il libero pensiero era tollerato anche se considerato pericoloso. Era un luogo dove si dava asilo anche a persone perseguitate per motivi religiosi. La legge della Chiesa o quella del sovrano non valevano. La cultura laica era rappresentata dall’architetto che spesso doveva contrastare la cultura ufficiale.

All’interno di queste “logge” si formò il concetto di “massone”, persona libera di ribellarsi e di pensare. Queste associazioni muratorie crebbero, si moltiplicarono e si organizzarono nel tempo.

La data ufficiale della nascita della massoneria moderna è il 24 giugno del 1717 quando, quattro grandi corporazioni inglesi, si riunirono nella prima Grande Loggia Unita di Londra. In Italia bisognerà attendere fino al 1732 quando, a Firenze, alcuni dignitari inglesi fondarono la prima Loggia Italiana. In seguito altre logge nacquero in varie parti della penisola.

Nel periodo del Risorgimento lo spirito patriottico animò queste obbedienze, sostituendosi alle motivazioni storiche di tolleranza, fratellanza e umanità. Garibaldi fu uno dei (primi) Gran Maestri della massoneria.

Nel 1860 vide la luce “Il Grande Oriente d’Italia” (GOI), la più importante loggia massonica. All’inizio del secolo scorso la massoneria appoggiò il fascismo, e Mussolini la usò per i suoi fini politici. Nel 1923 fu nominato addirittura Gran Maestro onorario. Ma con un colpo a sorpresa nel 1925 il duce mise fuori legge la massoneria. Molti furono costretti ad emigrare all’estero, ma caduto il fascismo si ricostituì il Grande Oriente d’Italia.

Nel 1962 (un certo) Licio Gelli si affiliò alla loggia Romagnosi Universo di Roma del Grande Maestro Roberto Ascarelli, che in seguito lo fece entrare nella loggia Propaganda 2 chiamata così per distinguerla dalla antica loggia Propaganda di Torino.
Questa loggia nacque nel 1877 aderendo al GOI, fu formata con l’intento di proteggere l’identità degli affiliati più noti. Nel 1925 fu chiusa, come le altre logge, dalla legge di Mussolini, per poi riprendere la sua attività alla caduta del fascismo.

Gelli nacque a Pistoia nel 1919, e fin da giovane abbracciò gli ideali del fascismo, prima come volontario nella guerra di Spagna, e quindi iscrivendosi al Partito nazionale fascista nel 1940. Tre anni dopo diventò informatore dei tedeschi rastrellando e facendo arrestare gli italiani antifascisti e gli inglesi scappati dai campi di concentramento. Queste azioni gli valsero la promozione a tenente, ma quando Gelli si rese conto che la fine dei tedeschi era imminente, con una piroetta degna del miglior ballerino di tango, si riciclò e incominciò a dare la caccia ai nazisti, ma riconosciuto fu costretto a scappare.

Nel 1945  venne arrestato e poi rimesso in libertà provvisoria l’anno dopo. Tra molte vicissitudini arriviamo negli anni ’60, dove il nostro eroe lavora in una fabbrica di materassi, e incomincia la sua storia nella massoneria.

Nel 1971 Gelli ricevette dal gran maestro del GOI, Lino Salvini, l’incarico di rilanciare la loggia P2, cercando personaggi importanti da reclutare tutelandone naturalmente l’identità. Il Maestro Venerabile convinse gli affiliati che in Italia occorreva un “regime autoritario di destra e militare”. Gelli saccheggiò le varie logge e la riservatezza divenne assoluta. I nominativi vennero tenuti all’oscuro anche a Salvini, e questa eccessiva segretezza e l’aumento del potere del massone toscano non piacquero, al gran maestro del GOI, e molti dubbi vennero anche agli altri affiliati, malumori dettati anche dal passato, poco limpido, da fascista di vecchia data. Fu decisa la “demolizione” della P2 e la rimozione di Gelli. Inspiegabilmente, nel 1975, Salvini richiamò il nostro eroe, che nel frattempo era diventato Maestro Venerabile, riconsegnandogli la P2.

Licio Gelli in paramenti massonici

Gelli negli anni era riuscito a coltivare molte amicizie importanti, tanto che anni dopo un membro della commissione P2 lo definì: << l’uomo che collega tutti>>.

Ma come mai questa perseveranza nel concedere al massone toscano l’incarico di ricostruzione della loggia P2? Il gran maestro Giuliano Di Bernardo in una intervista rilasciata a Ferruccio Pinotti per il libro “Fratelli d’Italia”, asserì che dietro Gelli ci fossero i poteri forti americani, che preoccupati dell’atteggiamento accondiscendente di Moro nei confronti di Berlinguer, sempre più in crescita nel gradimento degli Italiani, decisero di intervenire.

L’Italia era considerata strategicamente un paese chiave e in quel momento delicato della guerra fredda i comunisti facevano molta paura.

Gelli nel 1944 lavorò nell’OSS (Office of Strategic Services) con James Angleton, un agente segreto americano che diventerà capo del controspionaggio della Cia. Gli americani individuarono in Gelli la persona giusta per contrastare l’avanzata dei comunisti. Il maestro massonico ebbe carta bianca e sostegni economici illimitati.

Nel 1975 Gelli scrisse il “Piano di rinascita democratico” che aveva l’obiettivo di controllare le istituzioni, la politica (attraverso i partiti) e i media con la televisione e i giornali. Gelli si proponeva anche di modificare la Costituzione e trasformare la Repubblica da Parlamentare a Presidenziale. La P2 è stata accostata a tutti i tentativi di golpe e agli attentati di quegli anni. Il Golpe Borghese del 1970, la strage di piazza Della Loggia di Brescia, la bomba sul treno Italicus. Gelli infiltrò gente di provata fede nei posti strategici. Solo nella Banca Nazionale del Lavoro, che era il più importante istituto di credito, si scoprirono in seguito ben 9 affiliati della P2 nei posti chiave.

17 marzo 1981.

Nel silenzio del mattino, ancora buio, dodici macchine della Guardia di Finanza, imboccarono l’autostrada del Sole a Melegnano con destinazione sud. Il colonnello Vincenzo Bianchi, che coordinava l’operazione, aprì la busta che i giudici istruttori di Milano, Giuliano Turone e Gherardo Colombo, gli avevano affidato e quindi comunicò le destinazioni, tenute segrete fino all’ultimo per timore che una talpa potesse comunicarle al sospettato.

Giuliano Turone e Gherardo Colombo

Tutto nacque dall’indagine che Turone e Gherardo stavano eseguendo su Michele Sindona, in merito all’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, avvenuto a Milano l’11 luglio 1979 (omicidio commissionato dal banchiere siciliano). Durante l’inchiesta i giudici notarono che un nome ricorreva con insolita frequenza. I sospetti si rafforzarono quando la polizia di New York trovò un’agenda del fallito banchiere siciliano.

Nella busta affidata al colonnello Bianchi vi erano scritti quattro indirizzi: Villa Wanda ad Arezzo, abitazione di Licio Gelli, un’azienda di Frosinone, l’Hotel Excelsior di Roma dove il venerabile riceveva politici ed autorità, e una fabbrica di abbigliamento di Castiglion Fibocchi in provincia di Arezzo.

Negli uffici della “Gioele”, questo il nome della fabbrica di abbigliamento, i finanzieri trovarono il personale poco propenso a collaborare. La reticenza della segretaria insospettì gli uomini del colonnello Bianchi, che infatti perquisendo la borsa della donna trovarono la chiave della cassaforte dove erano nascosti i documenti che sancirono la fine (vera o falsa non si saprà mai) della P2.

Un mondo sommerso venne a galla casualmente, negli elenchi erano segnati i nomi di 962 persone. Molti nomi eccellenti, che scatenarono un terremoto politico istituzionale di enorme impatto.

3 ministri, 18 magistrati, 208 ufficiali tra le forze armate e l’arma dei carabinieri, numerosi parlamentari, 49 banchieri, 27 giornalisti e molti imprenditori, tra cui Berlusconi, e uomini dello spettacolo. Si scoprì che fin dal 1979 la P2 era infiltrata in tutti i posti chiave dello Stato, servizi segreti, banche, partiti, magistratura, stampa e forze armate.

Nello specifico venne fuori un quadro di potere parallelo e nascosto: 52 ufficiali dei Carabinieri, 37 della guardia di Finanza, 50 dell’esercito, 29 della Marina, 9 dell’Aeronautica, 6 della pubblica sicurezza. Si scoprì che Gelli era l’uomo più potente d’Italia e manovrava lo Stato a suo piacimento.

Peccato che nel trattato “Dialogo per massoni” dei filosofi tedeschi G.E Lessing e J.G. Herder, entrambi affiliati alla massoneria, viene postulato che la vera ragione della massoneria è la costruzione dell’umanità, quindi occorre sostituirsi alla malapolitica per aiutare i deboli, i poveri e i giovani. Lessing inoltre insisteva nel ricercare l’uguaglianza tra gli uomini abbattendo tutte le barriere sociali. Sicuramente Gelli dissentiva da questa teoria, e anche Berlusconi.

Durante la perquisizione grande imbarazzo procurò al colonnello Bianchi la telefonata del Generale della Guardia di Finanza, Orazio Giannini, che sottilmente gli annunciava che il suo nome era nella lista appena sequestrata.

Quando i giudici Colombo e Turone entrarono in possesso dell’elenco ritrovato nella cassaforte di Gelli, si preoccuparono di farne due copie e di nasconderle per paura che potessero sparire. Quindi, il 25 marzo 1981, decisero di mettere al corrente il Presidente del Consiglio Forlani, in quando il Presidente Pertini si trovava all’estero. Forlani, da buon democristiano, manifestò scetticismo sulla veridicità dell’elenco, ma, davanti al documento di affiliazione alla P2 del ministro di Grazia e Giustizia Sarti debitamente firmata, dovette convenire che si trattava di un documento autentico. Il presidente del Consiglio cercò comunque di guadagnare tempo, ma il 20 maggio, due mesi dopo, dovette arrendersi e rendere pubblico l’elenco consegnandolo alla stampa. Nell’elenco risultarono anche 5 sottosegretari, oltre che persone potenti come i generali del Sid Vito Miceli e Gianadelio Maletti e il capitano dei Servizi Segreti Antonio Labruna. Nello stesso elenco, come abbiamo già visto, la tessera numero 1816, rilasciata il 26 gennaio 1978, risultava intestata a Silvio Berlusconi. In seguito alle indagini fu arrestato anche il Presidente del Banco Ambrosiani, Roberto Calvi.

Gelli fu espulso dal consesso massonico.

Nel 1990, la Corte d’Appello di Venezia dichiarò Berlusconi colpevole per aver giurato il falso, davanti ai giudici, in merito alla sua iscrizione e affiliazione alla loggia massonica P2. Il reato fu dichiarato estinto in quanto il Parlamento, pochi mesi prima, varò, miracolosamente, l’amnistia.

Lo scandalo investì gli apparati dello Stato e fu crisi di Governo. Forlani si dimise e Spadolini divenne il nuovo Presidente del Consiglio. La P2 venne sciolta in base alla legge del 25 luglio 1982 contro la costituzione delle società segrete. La Procura di Milano emise un ordine di cattura nei confronti di Gelli, che nel frattempo era fuggito in Svizzera, grazie ad un passaporto diplomatico, ospitato dal suo braccio destro e piduista Umberto Ortolani. In seguito il venerabile venne arrestato in una banca di Ginevra, mentre depositava dei soldi sul conto “Protezione” intestato a Silvano Larini, e al quale Bettino Craxi vi accedeva tranquillamente. Il 4 luglio 1981, la figlia di Gelli, Maria Grazia, venne intercettata all’aeroporto di Fiumicino e durante la perquisizione, nel doppio fondo della valigia, venne trovato il famigerato “Piano di rinascita democratica” nel quale Gelli teorizzava come usare la politica, la magistratura, le forze dell’ordine e la stampa per raggiungere gli obiettivi prefissi, infiltrando le persone giuste nei posti cruciali del potere.

Field Manual 30-31

Nella valigia venne trovato anche il “Field Manual 30-31” che era una direttiva del generale William C. Westmoreland del 1970 per gli ufficiali degli Stati Uniti, dove erano elencati i compiti dei servizi segreti americani e come portare a termine le attività terroristiche e paramilitari, definite “operazioni speciali”. Compresa la destabilizzazione nel paese amico dove vi fosse il rischio di un’avanzata elettorale del comunismo. Il 9 dicembre il Presidente della Camera Nilde Iotti propose l’istituzione di una Commissione Parlamentare d’inchiesta presieduta da Tina Anselmi, che alla fine dei lavori giunse alla conclusione che la P2 ebbe chiari intenti cospiratori, ma il tribunale non fu dello stesso parere. Gelli sarà comunque inquisito in seguito per altri reati. Nel 1988 venne condannato a 12 anni per il crac Ambrosiano, e altri 10 anni nel 1995 per aver depistato le indagini per la strage della stazione di Bologna. In seguito al “Venerabile” vennero concessi i domiciliari per motivi di salute. Licio Gelli è morto a 96 anni, il 15 dicembre 2015.

 

Alberto Zanini

 

2 Risposte a “Berlusconi : ascesa e discesa di un politico chiacchierato (quinta parte)”

  1. Articolo impegnativo e denso. La massoneria è argomento difficile da trattare dopo il film di Dan Brown. Sarà forse l’ antistato? Aspetto la prossima.
    Michele

    Spero che molti leggano i tuoi articoli in tempo per decidere con raziocigno chi votare, ma se tanto mi da tanto…

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