Berlusconi ascesa e discesa di un politico chiacchierato (undicesima parte)

Berlusconi ascesa e discesa di un politico chiacchierato (undicesima parte)

Legge Mammì e il caso Lentini

Da quando, nel 1984, Craxi fece approvare il decreto Berlusconi bis, minacciando la crisi di governo, in Italia mancava una regolamentazione che disciplinasse l’emittenza televisiva. Si viveva in una sorta di far west senza regole dove il cavaliere faceva quello che voleva.

Ma all’inizio degli anni novanta, il governo dovette cercare di proporre una regolamentazione per scongiurare il giudizio della Corte costituzionale in merito alla famigerata legge Berlusconi, di sei anni prima.

In quegli anni il cavaliere stava anche cercando di mettere le mani sulla casa editrice più importante: La Mondadori.

Il clima politico non era dei più tranquilli con il Caf che governava e l’opposizione con l’animo esacerbato.

Oscar Mammì era il Ministro delle Poste dal 1987, prima con il governo Goria, quindi con De Mita e infine con Andreotti. Fu lui a dover assumere l’onere di redigere una legge che mettesse pace alla disputa.

Oscar Mammì

Chiamò al suo fianco il giovane repubblicano, e socio in affari, Davide Giacalone con l’incarico di consigliere e fu proprio lui, in realtà, a scrivere la legge.

Venne indetto un appalto per lo studio e per la disposizione di un piano delle frequenze.

L’appalto di 28 miliardi e 800 milioni di lire fu vinto dalla piccola società di Segrate, la Federal Trade Misure srl, fondata il 19 luglio 1990, pochi giorni prima dell’approvazione della legge, con pochissima esperienza in merito e senza mezzi a disposizione, ma in grado di farsi assegnare stranamente l’appalto dal Ministero delle Poste.

Lo studio delle frequenze fu seguito, per volere di Giacalone, dai tecnici della Fininvest.

Davide Giacalone

“L’enfant prodige” repubblicano secondo Giuseppe Parrella, all’epoca il direttore generale dei telefoni di Stato, ebbe numerosi incontri con il dirigente della Fininvest, Gianni Letta, sempre inerenti alle frequenze.

La Camera rimase bloccata molto tempo a discutere la proposta di legge di Oscar Mammì.

In seguito al feroce scontro politico in atto si dimisero i ministri della Dc: Mattarella, Martinazzoli, Misasi, Mannino e Fracanzani, in aperta polemica, ma furono prontamente sostituiti da Andreotti nell’intento di far approvare una legge truffa, chiamata ironicamente da qualcuno “legge Polaroid” in quanto non modificava niente, ma ufficializzava il sistema precedente.

La legge passò grazie alla richiesta del voto di fiducia.

Paolo Cabras della Dc disse: <<Non è mai successo che il Parlamento fosse chiamato a tutelare gli interessi di una sola persona>>.

Per Berlusconi fu varata una legge favorevole cucita addosso come un vestito del sarto. Tre televisioni e le mani sulla pubblicità.

La legge Mammì però non consentiva a Silvio di detenere la proprietà anche del “Giornale”.

Niente paura, la proprietà venne intestata al fratello Paolo. Naturalmente fu solo un cambio apparente. Il controllo rimase saldamente nelle mani di Silvio.

Ma la sua bulimia televisiva non conosceva limiti e poco dopo la società Tele + partorì tre nuovi network. Tele+ 1, Tele +2 e Tele+3.

Sebbene la “Mammì” non consentisse il controllo di oltre il 10% di Tele + molti furono i dubbi del pool Mani Pulite sulla reale partecipazione e controllo di Berlusconi della società televisiva.

L’avvocato inglese David Mills, ammise davanti ai giudici di Milano, che Giorgio Vanoni (responsabile del comparto estero della Fininvest) e Alfredo Messina (direttore generale dei servizi Fininvest) gli confidarono che in All Iberian confluirono parecchi soldi che sarebbero serviti per raggirare la legge Mammì, e poter controllare di nascosto Tele +.

La riconoscenza di Berlusconi non venne meno neanche questa volta, e come molti altri che lo precedettero, anche Giacalone nel 1992 diventò un consulente della Fininvest con un ricco contratto di seicento milioni di lire.

Il pool di “mani pulite” pose molta attenzione su Giacalone e sul Ministero delle Poste.

Fu arrestato Giuseppe Parrella che fece luce sulle mazzette distribuite ai partiti, e il 18 maggio 1993 fu arrestato anche Davide Giacalone con l’accusa di corruzione.

All’arresto di Giacalone il ministro Mammì si dimise dalla carica.

Giuseppe Parrella ammise di aver preteso dagli imprenditori tangenti in cambio degli appalti che assegnava, in quanto prassi comune.

Ci furono mazzette che vennero distribuite a tutti i partiti del governo.

Gli andreottiani di ferro, Ciarrapico e Pomicino, ebbero accrediti sui conti esteri.

Anche Craxi non volle essere da meno, e battendo i pugni sul tavolo, pretese la sua parte, dieci miliardi.

Il ministro Carlo Vizzini, del Psdi, venne anche lui generosamente omaggiato.

Giacalone a nome del Pri, prese dall’1988 al 1990, nove miliardi, e personalmente venne ricompensato con 1 miliardo sul proprio conto estero.

Quando la Procura di Roma chiese il trasferimento delle competenze alla Capitale, il pool di Milano dovette cedere le indagini.

Nel 2002 si chiuse l’inchiesta con molte assoluzioni e qualche prescrizione.

Per Giacalone i giudici riconobbero il reato di corruzione, ma il giovane segretario di Mammì poté beneficiare di un termine di prescrizione dimezzato.

Anni dopo, durante una intervista, l’ormai ex ministro, Mammì raccontò che, nel 1990, alla viglia della presentazione della legge che portava il suo nome, ricevette la visita del Cavaliere, che cercò di accattivarsi le sue simpatie facendo lo spiritoso con le battute. Il ministro, mantenendo un atteggiamento istituzionale lo accomiatò senza promettere niente, ma prima di uscire dalla stanza, Berlusconi gli si inginocchiò davanti e baciandogli le mani gli disse, cercando di impietosirlo: “La prego, ministro, non rovini me e le mie due famiglie”.

Debole con i potenti e potente con i deboli.

Il caso Lentini

Gianluigi Lentini era un calciatore cresciuto nelle giovanili del Torino, che nel 1991/92 trascinò la squadra granata, allenata da Emiliano Mondonico, al terzo posto in campionato e in finale di Coppa Uefa dove venne sconfitta dopo 2 pareggi dall’Ajax, per colpa del 2-2 casalingo.

Con la sua potenza, velocità e tecnica, Lentini, si mise in luce meritandosi la convocazione in nazionale e le attenzioni della Juventus e del Milan, che ingaggiarono una strenua lotta per mettere le mani sul suo cartellino.

Gianluigi Lentini

Alla fine la spuntò il Milan di Berlusconi che, sebbene da poco nel mondo del calcio, capì che poteva usare le sue armi preferite per poterlo acquistare.

Il Torino calcio, malgrado le soddisfazioni sportive raccolte in quei primi anni novanta, versava in gravi difficoltà economiche.

Tra le tante spese non mancarono neanche quelle che il direttore generale della società, Luciano Moggi, destinò per le disinibite ragazze chiamate a rendere meno monotono il soggiorno nella città della Mole, agli arbitri internazionali chiamati a dirigere le partite del Toro in coppa Uefa.

Il Presidente Gian Mauro Borsano, nel marzo del 1992 sottoscrisse un contratto, in un periodo vietato dal regolamento, accettando l’offerta del Milan e Lentini diventò, tra mille polemiche un giocatore rossonero, la vendita permise al presidente di poter pagare i premi partita dei giocatori.

In quegli anni Bettino Craxi amava i personaggi spregiudicati, amanti del lusso, delle operazioni spericolate e dei conti all’estero. Personaggi come Berlusconi, o come Gian Mauro Borsano.

Gli piaceva talmente tanto che lo candidò alle politiche del 1992 a Torino nelle liste del Psi.

A Borsano l’idea piacque molto, visto i suoi guai giudiziari in arrivo, l’idea di una immunità parlamentare lo fece sdilinquire come davanti ad una pellicola d’amore. Salvo poi ricredersi quando in seguito l’immunità venne abolita.

Gianmauro Borsano

Borsano comunque raccolse molti voti e venne eletto parlamentare per la gioia sua e quella del primo tifoso del Toro: Bettino Craxi.

Ma nel dicembre del 1993, Gian Mauro Borsano fu convocato dalla Procura di Torino in merito alla finanziaria Gima che controllava tutte le sue società, e tra le altre cose ammise anche di aver ricevuto da Adriano Galliani, per la vendita di Lentini, oltre ai 18 miliardi e 500 milioni, cifra ufficiale per il cartellino, anche una cifra in nero estero su estero di 10 miliardi di lire versati in Svizzera.

La Procura di Torino trasmise il il fascicolo a Milano, e fu grazie a questo episodio che il pool di mani Pulite venne a conoscenza dei conti esteri della Fininvest.

Naturalmente Berlusconi, come al solito, negò di essere al corrente di questo pagamento in nero, affermando di aver ricevuto ferma rassicurazione dall’amministratore delegato Adriano Galliani di aver pagato solo la cifra che risultava depositata in lega. Diciotto miliardi e mezzo di lire.

Ma il pool, grazie alle rogatorie scoprì, che in realtà Borsano ricevette dieci miliardi su un conto di Lugano.

Il Milan volle tutelarsi nell’eventualità che l’affare f,osse saltato, chiedendo in garanzia a Borsano le quote del Torino Calcio, le quali vennero depositate presso lo studio di un notaio di Milano.

Berlusconi si trovò a detenere contemporaneamente la proprietà di due società di serie A per alcuni mesi, contravvenendo alle disposizioni federali, ma la Federazione chiuse entrambi gli occhi scongiurando l’ennesima retrocessione del Milan in serie B.

Nel maggio del 1998 vennero rinviati a giudizio Berlusconi, Galliani e l’avvocato Berruti.

La strategia dei legali della Fininvest fu quella di allungare i tempi processuali, ed infatti nel 2001 il governo presieduto da Berlusconi varò la legge sul falso in bilancio, e il caso Lentini venne definitivamente chiuso nel 2002 e gli imputati furono tutti prosciolti per l’intervenuta prescrizione di rito.

 

Alberto zanini

4 Risposte a “Berlusconi ascesa e discesa di un politico chiacchierato (undicesima parte)”

    1. mi fa piacere che la storia venga apprezzata. ti comunico però che vado in ferie e ho deciso di riposarmi veramente, quindi riprenderò con la dodicesima puntata appena possibile. nel frattempo comunque il blog pubblicherà sicuramente qualcosa che magari potrebbe interessarti. altrimenti se preferisci essere avvisato ti conviene iscriverti alla newsletters. ciao

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