Berlino e il muro. Il muro di Berlino (Approfondimento di Alberto Zanini Pt 4)

Berlino e il muro. Il muro di Berlino (quarta parte)

Walter Ulbricht nacque a Lipsia e nei primi anni ’20 frequentò la Scuola Lenin di Mosca, fondata dal Comintern (Internazionale comunista). I viaggi tra Mosca e Berlino divennero frequenti. Nel 1929 fu eletto Segretario del KPD (partito comunista tedesco) a Berlino.

Walter Ulbricht

Nei primi anni ’30 con i nazisti al potere e Hitler Cancelliere, il partito comunista fu messo al bando e Ulbricht lasciò la Germania rifugiandosi prima a Mosca e in seguito a Parigi.

Il primo maggio 1945 Ulbricht rientrò in Germania con il compito di condurre la Germania secondo gli ordini ricevuti a Mosca. A Berlino riceveva gli ordini dal generale Ivan Serov, capo in Germania del NKVD (Commissariato del popolo per gli affari Interni; in pratica quello che sarebbe diventato KGB).

Ulbricht si adoperò a scegliere i sindaci da insediare, al controllo della stampa tramite uomini di fiducia e alla scelta dei vertici della polizia, sebbene il vero controllo sulla sicurezza era effettuato dall’Amministrazione militare sovietica.

Come sindaco di Berlino fu scelto Arthur Werner, anziano, senza identità politica e mansueto. Come vice fu scelto invece uno di provata fede comunista.

Stalin nel gennaio del 1946, mostrandosi spazientito, chiese ad Ulbricht di accelerare i tempi per trovare un accordo tra i socialdemocratici (SPD) e i comunisti (KPD) e trovare una casa comune.

I militanti di sinistra dell’ SPD si mostrarono disponibili alla fusione, ma molti altri attivisti si rifiutarono decisamente di apparentarsi con i comunisti, non volendo perdere la propria identità nata fin dal giorno della fondazione del partito che risaliva al 1875.

Ulbricht e i suoi uomini ricorsero a metodi poco ortodossi ma sicuramente convincenti e il 21 e il 22 aprile si svolsero a Berlino est delle consultazioni guidate e i due partiti confluirono nella nuova formazione politica del SED. Al vertice s’insediarono Wilhelm Pieck (KPD) e Otto Grotewohl (SPD), ma il vero potere lo assunse Ulbricht.

Se da una parte Mosca venne accontentata, in realtà qualche intoppo Ulbricht lo ebbe.

I socialdemocratici, che si rifiutarono di confluire nel nuovo partito, mantennero in vita l’SPD e nelle elezioni di Berlino ottennero quasi il 49% dei voti, mentre la Sed riuscì a raccogliere meno del 20% di preferenze. L’Amministrazione Militare Sovietica si mostrò indignata per lo scarso risultato ottenuto.

Nel 1946 i sovietici costituirono il DVDI (Amministrazione tedesca dell’Interno) in pratica la Polizia del Popolo che avrebbe in seguito avuto un filo diretto col la temibile Stasi.

Ormai la divisione della Germania fu vista come un evento inevitabile.

L’8 maggio 1949 venne creata la Repubblica Federale di Germania e le forze alleate occidentali riconobbero l’indipendenza della neo costituita Repubblica. Il 23 maggio fu emanata la Costituzione, mentre il primo governo fu formato il 20 settembre 1949 presieduto da Konrad Adenauer.

Konrad Adenauer

Nel 1950 gli Stati Uniti chiesero il riarmo della Germania occidentale per poter proteggere l’Europa da eventuali aggressioni sovietiche, ma trovò l’opposizione da parte specialmente della Francia. Ma nel 1954 i paesi europei accettarono il riarmo della Repubblica Federale Tedesca ed ufficialmente la Germania fece il suo ingresso nella Nato.

Nel frattempo, al di la del confine orientale, nasceva la Repubblica Democratica Tedesca, conosciuta anche come DDR.

Era il 7 ottobre 1949 e l’Unione Sovietica cedeva la sua sovranità.

Wilhelm Pieck fu eletto come primo Presidente del neonato Stato.

Il 1949 fu anche l’anno che vide l’unione Sovietica fare il primo esperimento nucleare ponendola di fatto al fianco degli Stati Uniti come super potenza mondiale.

Stalin nel 1952, poco prima di morire, propose di unire la Germania in uno stato unico e di demilitarizzarla, ma Adenauer, cancelliere della Germania occidentale, rifiutò.

Nel 1955 la DDR entrò nel Patto di Varsavia.

Mosca chiese ad Ulbricht di approntare delle riforme che potessero migliorare il tenore di vita dei contadini e degli operai.

Il 16 e il 17 giugno 1953 a Lipsia gli operai scesero in piazza esasperati per il taglio dei salari.

Ma le richieste non riguardarono soltanto rivendicazioni economiche, ma i dimostranti chiesero anche elezioni libere, maggiore democrazia e la riunificazione della Germania.

L’intransigenza del governo non si fece attendere e da Mosca arrivarono i rinforzi che repressero pesantemente la protesta nel sangue.

Il muro di Berlino (13 agosto 1961)

Berlino era divisa in due parti e con due fermate di metropolitana si poteva andare nella parte occidentale.

Tutti i giorni 500 mila berlinesi attraversano il confine, i cosiddetti “frontalieri”.

Silenziosamente in quegli anni oltre 2 milioni e mezzo di tedeschi dell’est non fecero ritorno a casa scegliendo di rimanere a Berlino ovest. Giovani studenti, ma anche laureati e professionisti. Fughe che nella DDR furono mal viste e per niente accettate.

Ulbricht venne chiamato personalmente da Nikita Sergeevič Chruščëv  per porre rimedio.

La soluzione scelta fu di chiudere definitivamente il passaggio tra le due Berlino creando alcuni varchi controllati ed erigendo una barriera di filo spinato.

L’accordo tra la DDR e Mosca venne tenuto segreto fino alla fine.

Malgrado Ulbricht negasse recisamente la costruzione di una barriera in mezzo alla città in realtà la notte del 13 agosto 1961, centinaia di camion scaricarono 160 tonnellate di il filo spinato.

Mentre gran parte della città dormiva, pochi si accorsero della chiusura della frontiera. Coloro che lavoravano abitualmente di notte: poliziotti, giornalisti e trasportatori.

Furono interrotte le comunicazioni e i collegamenti.

Decine di migliaia di uomini lavorarono tutta la notte e l’indomani i berlinesi si risvegliarono attoniti davanti all’orrida barriera metallica che con 137 chilometri di filo spinato circondava Berlino ovest. Strade, piazze e cimiteri divisi, finestre murate e le case confinanti con la linea di demarcazione furono svuotate e i residenti obbligati ad andare via. Famiglie divise forse per sempre. Il dramma di anziani, mariti, mogli e figli. Un orrore perpetrato senza il più elementare senso di umanità.

15 agosto 1961 – Conrad Schumann soldato della VolksPolizei. foto di Peter Leibing

Alcuni tedeschi tentarono di passare ugualmente il confine. Gesti dettati dalla disperazione. Nel frattempo arrivarono anche i vigili del fuoco che prepararono i teloni per aiutare coloro che avessero deciso di lanciarsi dalle finestre. Alcuni riuscirono altri, purtroppo, persero la vita.

Quelli che passarono la notte tra sabato e domenica a Berlino ovest decisero di rimanervi e si presentarono il lunedì nei centri di accoglienza. Ci furono anche quelli che attraversarono il canale di Teltow.

Le fughe continuarono comunque e nel primo mese più di 400 tedeschi riuscirono a passare ad ovest. Ma a non tutti andò bene. Le guardie tedesche spararono e non solo a scopo di avvertimento.

Molti cercarono di passare il confine di nascosto.

Chi lo fece in mongolfiera, Horst Klein su una fune come un equilibrista, scavando un tunnel, con una funivia, con un treno, sott’acqua, con un tank, con un materassino. Ma forse la fuga più clamorosa la fece un soldato della VolksPolizei, Conrad Schumann, che venne anche immortalato in una fotografia mentre saltava il filo spinato. Era il 15 agosto 1961. Purtroppo il ragazzo deluso dall’occidente si suicidò.

Bloccare le fughe era un ordine tassativo di Ulbricht.

Nel frattempo proseguivano i lavori per migliorare e rinforzare la barriera tra le due parti di Berlino.

Nel 1964 erano stati costruiti solamente 15 chilometri di muro, 165 torrette, per il resto era ancora una barriera di filo spinato.

Il passaggio era interdetto anche ai tedeschi dell’ovest e solo nel 1963 vi fu una piccola concessione con dei permessi provvisori per consentire le visite ai parenti stretti, ma solo nel periodo natalizio.

La barriera di filo spinato in seguito fu sostituito da due barriere di cemento. Due muri paralleli distanti un centinaio di metri e la zona che si venne a creare fu chiamata la “striscia della morte”.

Guardie e cani pattugliavano continuamente la zona.

Negli anni ’70 il muro venne migliorato e rinforzato. All’interno si trovava la barriera denominata:”muro dell’hinterland”, dove si avvisava il divieto di scavalcarlo. Parallelo, verso Berlino ovest, sorgeva un’ ulteriore barriera in filo spinato chiamata il “recinto di segnalazione della frontiera”, davanti si trovavano i dispositivi antiuomo. Ostacoli in metallo. Quindi la “striscia della morte” e oltre a questa il muro alto 3 metri e 50 chiamato “primo elemento di sbarramento”.

Un regista non sarebbe mai riuscito ad immaginario uno scenario simile per un film di spionaggio.

Il 18 gennaio 1989 Honecker, irriducibile ed immarcescibile, Presidente del Consiglio della Repubblica Democratica Tedesca, guardando il muro disse:

Il muro esisterà ancora, anche fra cinquanta o cent’anni, finché non verranno meno le premesse che lo hanno reso necessario”.

Le fughe continuarono negli anni a seguire, anche se con minore insistenza, e anche i decessi sul muro di conseguenza furono meno del solito. Nell’aprile del 1989 Honecker abolì l’ordine di sparare per uccidere.

Il checkpoint Charlie diventò esclusivamente il passaggio per i turisti e gli stranieri.

Tra il 1949 e il 1961 passarono il confine senza più ritornare 2 milioni e 500 mila tedeschi.

Dopo la costruzione del muro e il suo crollo, quindi tra il 1961 e il 1989 furono circa 5000.

Secondo stime ufficiali, tra il 13 agosto 1961 e il 9 novembre 1989, ci furono 86 persone che trovarono la morte uccisi mentre cercavano di passare a Berlino ovest.

Altre fonti parlano di 125 morti, ma considerando anche i decessi avvenuti in maniera indiretta.

La costruzione di un muro, si presume lo si faccia per proteggersi da un eventuale invasione indesiderata. Ma la decisione del governo della DDR fu approntata per impedire ai cittadini di scappare.

Walter Ulricht ed Erich Honecker che concepirono l’idea dimostrarono la loro debolezza. I leader del fronte orientale condivisero ed applaudirono all’iniziativa. Germania est, Romania, Cecoslovacchia e Bulgaria erano i conservatori, acerrimi sostenitori ortodossi e contrari alle riforme.

 

quarta parte

 

Alberto Zanini

 

 

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