Berlino e il muro. Gli alleati (Approfondimento di Alberto Zanini Pt 2)

Berlino e il muro. Gli alleati   (seconda parte)

 

Nel maggio del 1941 Hitler chiese ai finlandesi di collaborare nell’attacco alla Russia, consentendo il passaggio delle truppe tedesche in cambio della garanzia della protezione del paese.

La Finlandia malgrado si dichiarasse neutrale il 16 giugno si mobilitò per combattere i soldati russi.

Contemporaneamente all’offensiva delle Ardenne, Hitler decise di mandare gran parte delle sue forze verso la linea dell’Oder per contrastare i sovietici, però sguarnendo decisamente il fronte occidentale.

Le forze alleate ripresero il cammino verso la Germania, che dopo la sconfitta delle Ardenne si era molto indebolita, per effettuare una nuova offensiva sul Reno.

Nel frattempo i finlandesi capirono che sarebbe stato meglio liberarsi dall’influenza tedesca e il Presidente Rysto Ryti rescisse l’impegno con i nazisti e nel novembre 1944 i finlandesi firmarono il nuovo armistizio con Mosca.

Il 13 febbraio Budapest cadde nelle mani dell’Armata rossa e due mesi dopo anche Vienna fu liberata dai nazisti. I soldati di Stalin avanzavano senza più ostacoli. Caddero anche la Romania e la Bulgaria.

Il 16 aprile l’esercito di Stalin attraversò l’Oder-Naisse prendendo la strada verso Berlino.

Mentre il conflitto infuriava in Europa e in Asia i leader delle forze alleate: Franklin Roosevelt, Winston Churchill e Iosif Stalin si incontrarono più volte.

A Teheran, dal 28 novembre al”1 dicembre 1943, si decise: l’appoggio ai partigiani di Tito, le modalità dello sbarco in Normandia (operazione Overlord), della dichiarazione di guerra da parte dell’URSS al Giappone, della creazione dell’ONU e dell’assioma inequivocabile del diritto di ogni nazione di essere autosufficiente e libero da imposizioni autoritarie.

Conferenza di Teheran

Vennero presi in esame anche gli eventuali confini che avrebbe dovuto avere la Polonia alla fine del conflitto.

Nella conferenza di Jalta, in Crimea, fra il 4 e l’11 febbraio 1945 Roosevelt, Churchill analizzarono solamente i problemi ma non venne sottoscritto nessun documento ufficiale. L’unica decisione presa fu di accordare una zona di occupazione alla Francia, per espresso desiderio di Churchill.

The Yalta Conference,

Si considerarono i confini da assegnare alla Polonia, che avrebbe dovuto restituire i territori presi all’Urss dopo il 1918, ma che avrebbe avuto come risarcimento parte dei territori della Germania.

Roosevelt in un protocollo segreto con Stalin acconsentì di concedere il controllo della Manciuria in cambio della dichiarazione di guerra da parte dell’URSS al Giappone, inoltre sempre al leader sovietico propose di riconoscere ed aderire all’Onu come organo di pace futura. Stalin parve accettare ma pretese il diritto di voto permanente con l’evidente scopo di poter bloccare ogni decisione sgradita.

Roosevelt credeva che il conflitto avrebbe lasciato un Europa divisa e che la presenza attiva degli Stati Uniti in Europa non fosse necessaria. La morte improvvisa e prematura, avvenuta il 12 aprile 1945, del Presidente degli Stati Uniti mise fine anche ai suoi sogni di pace.

Mentre le richieste di Roosevelt e di Churchill furono sempre chiare, quelle di Stalin nascondevano interessi di influenze ed annessioni.

L’esercito alleato spingeva ad occidente e il 7 marzo occupò Colonia. Gli americani il giorno dopo passarono il ponte a Remagen formando una “testa di ponte”. Il generale Patton, dopo aver sfondato le difese tedesche riuscì ad attraversare il Reno ad Oppenheim e il 23 marzo, preceduto da un massiccio bombardamento, ebbe inizio l’attacco prestabilito dal generale Montgomery che dopo aver attraversato il Reno a Wesel stabilì un’altra “testa di ponte”.

I tedeschi persero la protezione del fiume e, ormai inarrestabili, le forze anglo-americane accerchiarono trecentomila soldati tedeschi isolandoli dal resto delle forze della Wermacht, in quella che venne chiamata “La sacca della Ruhr”. Il 21 aprile 1945la guarnigione tedesca si arrese.

Sacca della Ruhr

La marcia alleata riprese risolutamente, e in varie parti della Germania vennero occupate: Brema, Amburgo, Hannover, Magdeburgo, Lipsia, Norimberga e Monaco.

L’Elba diventò il nuovo obiettivo. L’11 aprile gli americani, senza incontrare eccessiva resistenza raggiunsero il fiume e si fermarono. Berlino distava ormai solo 100 chilometri.

Nel frattempo sul fronte orientale l’esercito sovietico si apprestava ad entrare nella capitale tedesca.

Il 25 aprile le forze anglo-americano e l’Armata rossa s’incontrarono a Torgau, centro della Sassonia vicino all’Elba.

alleati s’incontrano a Torgau

Preceduti dal massiccio bombardamento iniziato il 20 aprile, le armate di Zukov e Konev, il 25 aprile, accerchiarono la città ed entrarono in una Berlino distrutta, dove ormai i civili vivevano senza luce e gas. I russi lottarono casa per casa con le ultime resistenze tedesche che difesero la città strenuamente, ma il 2 maggio la città si arrese alle truppe sovietiche.

La resa di Berlino

Il Fuhrer ordinò, ai commissari regionali, di distruggere acquedotti, impianti industriali ed elettrici, officine del gas e depositi di generi elementari per evitare che cadessero nelle mani del nemico. L’assoluta e folle determinazione di Hitler nel raggiungere il suo fine è stato il punto di non ritorno del nazismo. Chiedere l’autodistruzione come estrema forma di difesa e ritenere la popolazione sacrificabile dà l’esatta misura del folle cinismo del dittatore nazista che arrivò a dire:

Se la guerra è perduta, anche la nazione tedesca è destinata a perire. Sarebbe quindi assurdo preoccuparsi di ciò che servirebbe alla popolazione”

Il 29 aprile mentre l’Armata rossa invadeva Berlino e combatteva strenuamente per prendere la città Adolf Hitler, dopo aver fatto la colazione e aver salutato i presenti, si chiuse nel suo studio dove scrisse le sue ultime volontà. Il Fuhrer, dopo aver ingerito il contenuto di una fialetta, appoggiò la canna di una Walther PPK 7.65 alla testa e fece fuoco, il rumore dello sparo rimase attutito dal cemento del bunker.

Il suo corpo venne trovato riverso sul divano, accanto giaceva anche quello senza vita di sua moglie Eva Braun, morta avvelenata.

Un forte odore di mandorle amare aleggiava nella stanza.

Rispettando la volontà di Hitler, i corpi, vennero portati del giardino della Cancelleria dove furono bruciati.

Il terzo Reich finì in fumo come il cadavere del Fuhrer.

Prima di suicidarsi Hitler aveva vergato il testamento dove nominava l’ammiraglio Doenitz il nuovo Presidente del Reich.

Goebbels dopo aver avvelenato i suo sei figli, chiese ad una guardia delle S.S di ucciderlo assieme a sua moglie, quindi i corpi furono sommariamente bruciati sempre nel cortile della Cancelleria.

Nello stesso giorno, in Italia il generale Karl Wolff e il comandante in capo della 10° Armata, Heinrich von Vietinghoff, ordinarono di cessare le ostilità all’esercito tedesco.

Con effetto domino i tedeschi si arresero nella Germania nordoccidentale, in Danimarca, nei Paesi Bassi e anche a Breslavia in Polonia.

A Berlino scendeva una fredda pioggerellina quando, il 2 maggio alle 07:00, il generale Helmut Weidling ordinò il “cessate il fuoco”e consegnò la città al generale sovietico Vasilij Cujkov.

Il 7 maggio alle 02:41, a Reims, venne firmata la resa, nel quartiere generale di Eisenhower, dal generale Alfred Jodl.

I sovietici pretesero che, il giorno dopo, venisse firmata la resa anche nel quartiere generale dal maresciallo Zukov. La firma da parte tedesca fu del feldmaresciallo Wilhelm Keitel.

L’8 maggio i tre leader dei paesi alleati: Churchill, Truman e Lenin annunciarono la fine del conflitto in Europa.

Il Giappone resisteva ancora, ma i terribili bombardamenti di Hiroshima del 6 agosto 1945 e a Nagasaki tre giorni dopo, costrinsero alla resa i nipponici.

Enola Gay il bombardiere che sganciò la bomba su Hiroshima

Il 15 agosto 1945 l’Imperatore Hirohito dichiarò la resa del Giappone.

Berlino venne scelta come sede della conferenza che avrebbe dovuto sancire gli accordi finali. Ma la città si presentava come un ammasso di macerie e allora si decise per Potsdam in Brandeburgo. L’incontro tra i tre leader avvenne tra il 17 luglio al 2 agosto.

Conferenza di Potsdam 1945- Clement Attlee, Harry S. Truman, >Joseph Stalin

Harry Truman, nuovo presidente degli Stati Uniti al posto di Roosevelt, morto improvvisamente il 12 aprile 1945, Stalin e il nuovo Primo Ministro inglese, il laburista, Clement Attlee decisero che la Francia avrebbe avuto una parte della Germania ricavata dai settore britannico e americano.

Durante la conferenza Truman dichiarò di essere in possesso della bomba atomica, credendo di allarmare Stalin che invece, grazie ad una spia infiltrata tra gli americani, era già a conoscenza della notizia e non si mostrò assolutamente preoccupato.

Alla Germania fu imposto il disarmo completo, il pagamento di oltre 22 miliardi di dollari come risarcimento, il partito nazionalsocialista fu sciolto, la legislazione nazista venne abolita.

La Germania venne divisa in quattro zone di occupazione militare; agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna alla Francia e all’URSS.

Il corso dei fiumi Oder e Naisse, che scorrono da nord a sud fu scelto come confine naturale tra la Germania e la Polonia, che si vide assegnare anche la Pomerania e la Slesia.

La Prussia orientale, compresa la città di Konigsberg, diventò territorio sovietico.

Berlino diventò un enclave all’interno della zona tedesca destinata ai sovietici. La città venne divisa in quattro zone; agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna e alla Francia ad ovest, ai sovietici ad est.

Alla fine del conflitto mondiale l’Europa si trovò prostrata e ridotta in macerie.

La distruzione di città, fabbriche, strade, ferrovie e ponti furono drammatiche fotografie della realtà.

La vittoria sul nazismo fu pagata a carissimo prezzo. La carenza di carbone, fonte essenziale sia per il riscaldamento che per l’industria mise in ginocchio le economie del continente.

La fame la povertà e l’inverno rigidissimo del 1947 amplificarono ulteriormente gli enormi

problemi della gente.

 

Berlino e il muro.   (seconda parte)

 

Alberto Zanini

 

 

 

 

 

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