Bathory – The Return…… – Il ritorno dell’oscurità e del male.

Bathory – The Return……

Anno: 1985

Paese di provenienza: Svezia

Genere: thrash black

Membri: Quorthon – voce, chitarre, basso; Stefan Larsson – batteria; Andreas Johansson – basso

Casa discografica: Black Mark Production

  1. Revelation Of Doom
  2. Total Destruction
  3. Born For Burning
  4. The Wind Of Mayhem
  5. Bestial Lust (Bitch)
  6. Possessed
  7. The Rite Of Darkness
  8. Reap Of Evil
  9. Son Of The Damned
  10. Sadist (Tormentor)
  11. The Return Of The Darkness And Evil

 

Come plasmare una forma musicale bestiale? Rendendola ancora più cupa. Dopo un debutto al fulmicotone infatti i Bathory “Retornano……” concentrandosi maggiormente sulle atmosfere, che si fanno sempre più oscure e malevole. Con un intro fatto di rumori sinistri e vocalizzi spettrali, l’obbiettivo di Quorthon e soci viene subito chiarito. Inizia una vera e propria discesa all’inferno, fatta di zaffate elettriche e rasoiate impietose. Total Destruction, così come The Wind Of Mayhem, sono momenti difficili da dimenticare che spingono l’ascoltatore prepotentemente verso il black metal. Pur rimanendo spartana e gracchiante la produzione inizia a delineare con maggior precisione le linee vocali mostruose di Quorthon, rendendo comunque sempre fede ad una ruvidezza voluta delle chitarre, che tra assoli cacofonici e deliranti e insistiti tappeti ritmici, creano nuovamente l’affresco di un estremismo musicale unico.

A dare prova dell’influenza dei Bathory all’interno del circuito black metal, ma anche di quello crust punk, sicuramente c’è l’epitome del riff portante di The Rite Of Darkness, compendio assoluto della musica più tenebrosa e catacombale, assunto a mo’ di feticcio da una pletora di altri gruppi. A confermare una via senza salvezza, Reap Of Evil si avvale anche di voci maggiormente incupite, che contribuiscono alla creazione di un’atmosfera pestifera. Vero marchio di talento all’interno del brano è comunque il cambio di tempo che ci porta in uno degli accenti più puramente thrash black di sempre, scandito da riff assassini e da un tappeto di doppio pedale che è uno sconquasso per le budella. Disorientante e ipnotico come una possessione demoniaca l’attacco di Son Of The Damned va ad aggiungersi alle fasi più esaltanti di un disco nero come la pece, incatenato ad una monotonia che se da una parte ne limita l’evoluzione compositiva, dall’altra ne accresce il bisogno di nichilismo e distruzione. In questa apoteosi di guerra, battaglie e scenari apocalittici difficile uscirne mentalmente riposati, soprattutto se a concludere sono due pezzi esplosivi come Sadist (Tormentor) e The Return Of Darkness And Evil. Quest’ultima, come nelle idee del frontman Quorthon, va a completare i puntini di sospensione che avevano lasciato così enigmatico un titolo che comunque, già senza appendici, non faceva presagire nulla di rassicurante. Finisce tutto in un caos riverberato e confuso che sa di perdizione eterna, lenta agonia del genere umano, catarsi distruttiva dei Bathory, proiettati verso la creazione di un nuovo genere.

P. S.: faccio un p. s. perché mi piaceva che la recensione finisse così (vizio di forma), ma per essere più che concisi The Return…… è un album a mio parere fondamentale per lo sviluppo di tante cose, per via di alcune sue intuizioni semplicemente geniali. Ha una pecca però che lo colloca al di sotto dell’efficacia di Bathory, cioè la monotonia a tratti eccessiva.

Voto: 7

Zanini Marco

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