Augustown – Kei Miller (Funambolo Edizioni)

Augustown di Kei Miller (Funambolo Edizioni)

Se a bruciapelo ci chiedessero di parlare della Giamaica come la descriveremmo? Probabilmente parleremmo di quest’isola caraibica come di un posto fatto di spiagge incantevoli, di mare cristallino, di feste, di cocktail, e ci verrebbe subito in mente la musica di Bob Marley. Questa però è una visione molto parziale e superficiale di un’isola che sotto quel velo fatto di sole, musica e mare, nasconde un’anima inquieta, fatta di sofferenza, povertà, soprusi e diseguaglianze. La trama che Kei Miller riesce a tessere è davvero molto intensa ed avvolgente, intreccia assieme le varie anime dell’isola caraibica, ne racconta il folklore, la cultura delle gang e delle armi, le radici del Rastafari, l’amore, la violenza, e la schiavitù. Il vissuto dei vari personaggi si intreccia a formare un prezioso arazzo multicolore, veniamo trasportati nel loro mondo in un viaggio emozionante e coinvolgente. Ogni personaggio viene scavato nel profondo, ne possiamo quasi sentire i respiri, i battiti del cuore, le emozioni, le paure, i dubbi, le contraddizioni, e le speranze. La scrittura è fortemente evocativa, profonda, ma allo stesso tempo compressa ed essenziale, l’autore non si perde troppo in dettagli inutili, in vaniloqui buoni solo ad allungare il brodo, va diritto al centro della questione, al cuore delle storie che vuole raccontare e che da metà libro in poi, come fossero tanti torrenti, fa confluire in un unico grande fiume. C’è una parola che aleggia durante buona parte della narrazione, il termine “autoclaps”, che tiene il lettore sospeso in attesa di un qualcosa che non riesce inizialmente a capire, da cui non sa bene cosa aspettarsi, creando una forte souspance. Questo termine è lì, incombente, sinistro, inquietante, con i suoi presagi tutt’altro che rassicuranti, con le sue promesse di guai, tanti guai. Se vi venisse la curiosità di sapere che significa non fate la fatica di cercarlo su Google o su classici dizionari di inglese perché non trovereste nulla di soddisfacente. L’unica soluzione è leggere il libro, entrare di mente e di cuore nella storia e ad un certo punto sarà l’autore stesso a diradare la nebbia, a farci capire il significato di questo oscuro presagio. Uno dei personaggi che subito cattura il cuore e l’anima del lettore è certamente quello di Ma Taffy, nata Irene McKenzie, e diventata una sorta di istituzione nel suo quartiere. Grazie al racconto d Kei Miller Impariamo a conoscerla e ad amarla, scopriamo delle raccapriccianti circostanze che l’hanno costretta alla cecità, ci possiamo lasciare trasportare dalle storie che racconta. Molto interessante è anche la figura di Alexander Bedward detto “The Flying preacher” (il predicatore volante) di cui proprio da Ma Taffy impariamo a conoscere le vicende. Credo che questo sia uno di quei libri che valga la pena leggere, che valga la pena vivere, per cui valga la pena emozionarsi e lasciar scorrere liberi fantasia ed emozioni. Credo che Kei Miller ci abbia invitato ad accompagnarlo in uno straordinario viaggio attraverso la storia, la cultura, le leggende, le emozioni e le sensazioni di una terra tutta da scoprire e da capire. Personalmente posso solo augurare a chi avrà voglia di imbarcarsi in questo viaggio di riuscire a respirare profondamente ogni attimo, di sentire ogni suono, ogni profumo, ogni voce e di riuscire alla fine a portare tutto con sé dentro il cuore e dentro l’anima.

 

David Usilla

 

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