Approfondimento: PORTA ALCHEMICA O PORTA MAGICA DI ROMA

PORTA ALCHEMICA O PORTA MAGICA DI ROMA

PORTA ALCHEMICA O PORTA MAGICA DI ROMA

 

Papa Sisto V° fece costruire a Roma la Strada Felice per collegare Trinità dei Monti con Santa Croce in Gerusalemme includendo la basilica di Santa Maria Maggiore. Su questa strada sorgeva Villa Palombara e la porta magica (o alchemica, per alcuni porta dei cieli o porta ermetica) era uno dei suoi ingressi e li rimase fino al 1888 quando venne spostata per finire vicino a Piazza Vittorio Emanuele II°,  nel cuore del quartiere Esquilino.

La porta alchemica pare essere stata costruita nella seconda metà del diciassettesimo secolo da Massimo Palombara marchese di Pietraforte (1614-1680). L’uomo apparteneva all’ordine esoterico dei Rosa Croce.

Il marchese era un alchimista affascinato dall’esoterismo, in buoni e stretti rapporti d’amicizia con la regina Cristina di Svezia, anche lei interessata all’esoterismo disponeva di un grande laboratorio presso la corte romana, dove con la supervisione di Pietro Antonio Bandiera, a sua volta alchimista si dilettava i  alcuni esperimenti.

Massimiliano Palombara marchese di Pietraforte era figlio del marchese Oddo V° e Laura Ceuli. Il suo nome Massimiliano era stato scelto in memoria di un ricco parente il cardinale  Massimiliano proprietario di diversi possedimenti in Campania e morto sette anni prima.

Nell’idea della famiglia anche il marchese avrebbe dovuto seguire la via ecclesiastica, ma divenne invece senatore e alchimista (uno degli ultimi considerando il periodo storico).

La sua amica Cristina di Svezia abdicò al trono, si convertì al cattolicesimo con lo scopo si stabilire la sua corte a Roma, città da cui era profondamente attratta.

Ma per poterlo fare ha dovuto attendere che una sua cognata, con la quale evidentemente non scorreva buon sangue, tale Olimpia Maidalchini e Papa Innocenzo X° morissero o comunque perdessero la loro influenza.

Il suo arrivo a Roma la vide passare del tempo a Palazzo Farnese per poi stabilirsi definitivamente alle pendici del Gianicolo dove oggi c’è la sede dell’Accademia dei Lincei con il Giardino Botanico ossia Palazzo Corsini all’epoca dei fatti già Palazzo Riario. È qui che Cristina di Svezia si incontra con i più grandi studiosi, ricercatori, architetti e alchimisti tra cui anche il nostro marchese Palombara.

Il nobile proprio per potersi dedicare autonomamente ai suoi studi alchemici acquista per inglobare nella sua villa anche Villa Montalto in precedenza di proprietà di papa Sisto V°.

Il terreno, di proprietà del marchese, comprendeva al suo interno un “rudere laterizio” più famoso con il nome di Trofei di Mario risalenti all’era romana di Alessandro Severo ( 1° ottobre 208 – 19 marzo 235), XIV° imperatore romano che regnò dal 13 marzo 222 al 19 marzo 235.

Altri importanti reperti furono rinvenuti dal marchese scavando nelle vigne di sua proprietà. Reperti di datazione precedenti ai Trofei di Mario. Villa Palombara aveva quattro porte d’entrata una delle quali la nostra porta alchemica.

Attualmente la porta alchemica è a tutti gli effetti tre stipiti murati. La porta dà sul nulla. Ma non è sola. Ai due lati della porta fanno bella mostra due statue di marmo identiche,  rinvenute nell’area del Quirinale durante degli scavi archeologici del 1888.

Raffigurano il dio egizio Bes, il quale merita sicuramente un approfondimento che faremo in un altro articolo. Qui ci limitiamo a dire che si tratta di una divinità apotropaica, ossia atto ad annullare un influsso magico maligno. Il dio Bes è esteticamente raffigurato come un nano dal viso arcigno e la lunga barba.

Ora guardiamo la porta da vicino. Il sigillo di Salomone che rappresenta l’equilibrio tra gli elementi ed è costituito da due triangoli sovrapposti fa bella mostra sul frontone. Al vertice superiore del triangolo c’è una croce e a quello inferiore il simbolo dell’oro e del sole. Il sigillo di Salomone è racchiuso in un cerchio sul bordo del quale è leggibile la seguente incisione:

CENTRUM IN TRIGONO CENTRI

 

Ossia:

 

IL CENTRO NEL TRIANGOLO DEL CENTRO.

 

Tutto questo è a sua volta circondato da un’altra incisione:

 

TRIA SUNT DEUS ET HOMO MATER ET VIRGO TRINUS E UNUS

 

Ossia:

 

TRE SONO LE COSE MERAVIGLIOSE IL DIO E L’UOMO, LA MADRE E LA VERGINE, IL TRINO E L’UNO.

 

Il latino non è l’unica lingua presente sulla porta. Sull’architrave superiore è leggibile un incisione in ebraico:

 

RUACH ELOHIM ossia SPIRITO DIVINO.

 

Se fin qui tutto potrebbe avere un senso ora iniziano le iscrizioni dal significato arcano esoterico di cui per quanto sia chiara la traduzione non è semplice attribuirne un reale significato: procediamo: la prima scritta misteriosa è collocata sotto quella ebraica vista poco fa, e recita così:

 

HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIDUM CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHIDAS DELICIAS NON GUSTASSET IASON

 

Sicuramente c’è un richiamo alla pietra filosofale in quanto Giasone e il vello d’oro a cui la frase fa riferimento sono ad essa associate secondo un’antica tradizione alchemica.

La frase esattamente dice questo:

“il drago che custodisce l’ingresso nel giardino magico delle Esperidi e senza l’Alcide, Giasone non avrebbe degustato le delizie colchiche.”

Facciamo notare che il colchico è pianta bulbosa libacea autunnale molto velenosa.

Sugli stipiti laterali sono presenti dei segni raffiguranti i simboli di alcuni metalli e la relativa divinità, accompagnati da una scritta.

Vediamoli per simbolo:

 

  • Saturno e Piombo: “Quando in tua domo nigri corvi parturient albas colombas tunc vocaberis sapiens”. Ossia: quando nella tua casa i neri corvi partiranno le bianche colombe, allora potrai essere chiamato sapiente.
  • Marte e Ferro: “Qui cit comburere aqua et lavare igni facit de terra caelum et de caelo terram pretiosam”. La traduzione più probabile necessita di una correzione al testo originale che trasforma “qui cit in qui scit”, così facendo si traduce “Chi sa come bruciare con l’acqua e lavare con il fuoco, fa della terra il cielo e del cielo terra preziosa.
  • Apolio-Sole e Oro: “Azoth et ignis de albando Latonam veniet sine veste Diana”. Ossia: azoto e fuoco imbiancando Leto renderanno Diana nuda. Precisiamo che Leto (o Latona) è figlia dei Titani e madre di Apollo il cui padre è Zeus. Mentre Diana, signora delle selve e protettrice degli animali e delle donne, è gemella di Apollo quindi anch’essa figlia di Zeus e Leto.
  • Venere e Rame: “Si faceris volare terram super caput tuum us lennis uas torrentum convertes in petram”. Ossia: se farai volare la terra sopra la tua testa, come gli uccelli, tu trasformerai il torrente in pietra.
  • E nuovamente Oro: “Figlius noster mortius vivit et ab igne redit i conjugio gaudet occulis”. Questa è la frase più controversa divisa in due parti, potremo così tradurla: il nostro figlio morto vive e ritorna dal fuoco … coniugazione godimento per gli occhi.

Oltre ai simboli che abbiamo analizzato precisamente prima di quest’ultima incisione è inciso un simbolo non conosciuto la cui frase latina di riferimento è la seguente:

 

DIAMETER SPHERAE THAU CIRCULI CRUX ORBIS PRO SUNT

 

Ossia:

 

Il diametro della sfera, il tau del cerchio, la croce di una sfera non sfera, trova queste cose.

 

Il tau è la XIX° lettera dell’alfabeto greco che corrisponde alla T. In fisica indica la costante del tempo di un fenomeno che decade in modo esponenziale. Tau però in ebraico è anche l’ultima lettera dell’alfabeto che rappresenta il compimento dell’intera parola rivelata di Dio.

Occupiamoci ora, che abbiamo terminato di analizzare lo stipite superiore e i due laterali, della base. Sul basamento (o gradino?) è presente un simbolo sconosciuto accompagnato da l’ennesima scritta:

 

EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO

 

Ossia:

 

è opera occulta del vero sapiente aprire la terra perché germogli la salute per il popolo.

 

Curioso il palindromo presente alla base il cui significato varia a seconda chi lo legge da destra verso sinistra o viceversa.

 

SI SEDES NON IS = se siedi non vai

SI NON SEDES IS = se non siedi vai

 

Questo richiamo all’andare o non andare pone importanti questioni sul reale “potere” della porta attorno alla quale su tutto spicca una leggenda trasmessaci da Francesco Girolamo Cancellieri nel 1802. L’uomo racconta che un pellegrino (presumibilmente) Francesco Giustiniani Bono venne ospitato per due notti nel giardino della villa all’interno del quale l’uomo cercò (e trovò?) una misteriosa erba capace di produrre oro. Una mattina fu visto attraversare la porta alchemica sparendo per sempre.

Nel giardino al di qua della porta furono rinvenute alcune pagliuzze d’oro e una carta coperta di simboli magici e strani enigmi che si presuppone svelassero il mistero della pietra filosofale.

Pare secondo Giustiniani Bono che il marchese fece incidere sulle cinque porte della villa e sulle sue pareti il contenuto del foglio affinché qualcuno prima o poi fosse in grado di decifrarlo. A noi quando sarebbe giunto con la porta alchemica di Roma solo una piccola parte.

Ma chi era l’alchimista Francesco Giustiniani Bono? Forse lo pseudonimo di Giuseppe Francesco Borri alchimista maestro del marchese di cui per i più curiosi segnaliamo il libro: “Libro del cavalier Borri”, in cui lui stesso parla di alchimia.

Borri è un personaggio intrigante e sapiente, non a caso in fuga per una condanna dall’Inquisizione per eresia e pratica di arti magiche. L’uomo fu arrestato e rinchiuso per dieci anni nella galera di Castel Sant’Angelo a Roma. Fu liberato grazie a un’amnistia.

Ma andiamo avanti.

Cosa allora i strani segni presenti sulla porta magica? chi ha potuto studiarli ha trovato molte analogie tra essi e quelli presenti nel famoso e anch’esso misterioso Manoscritto o Codice Voynich.

Per chi non lo conoscesse il Codice Voynich fu scoperto in Italia nel 1912 da Wilfrid Voynich un antiquario bibliofilo inglese di origine polacche che lo acquistò assieme e molti altri documenti alla Villa di Manfredonia a Frascati (Roma) dai religiosi della Compagnia di Gesù.

Il volume (che esiste davvero) si trova attualmente alla Beinecke Rare Book and Manuscript Library all’università di Yale. Tanto per avere un’idea delle sue dimensioni sappiamo le sue misure 16 X 22 cm. e alto 4 cm. composto da 204 pagine.

Voynich che fu il primo a studiarlo non riuscì a venirne a capo e nessuno c’è riuscito dopo di lui tant’è che ancora oggi il suo contenuto rimane inviolato. Per il manoscritto si è detto anche che potrebbe trattarsi di un falso storico, ma una recente datazione al carbonio fa risalire la pergamena al XV° secolo.

Ma come sarebbero finiti i simboli del Codice Voynich nella porta alchemica? Pare accertato che una copia del manoscritto fosse presente tra i volumi di Cristina di Svezia (amica del marchese) e che alla morte sia arrivata al gesuita Athanasius Kircher.

Quindi per svelare un mistero bisogna prima svelarne un altro. Il Codice Voynich è una specie di libretto d’istruzioni per attivare la porta alchemica, possibile stargate?

Aggiungiamo a quanto fin qui detto e per concludere che la collocazione esterna alla villa, che tutt’ora ha la porta alchemica è alquanto “interessante”. Piazza Vittorio a Roma dove attualmente si trova è un legame stretto tra la città di Roma e quella di Torino, città magica per eccellenza.

È considerata una piazza torinese perché al di là della squadratura dei palazzi che la circondano è stata proprio volutamente fatta assomigliare a Torino per rispetto verso i torinesi costretti a spostarsi a Roma quando la capitale d’Italia passò da Torino a Roma.

Quindi tanti e tanti misteri ruotano attorno alla porta magica di Roma dai guardiani egizi alla esoterica Torino e io personalmente ne aggiungo un altro, perché la porta magica è stata murata e non è quindi possibile attraversarla? Sarebbe come se qualcuno chiudesse la bocca della verità per paura che venga mozzata una mano ma non è stata chiusa o bloccata affinché  nessuno ci infili la mano perché tutti sanno che non incorre nessun pericolo neanche il più bugiardo degli uomini, la porta alchemica invece è stata murata affinché nessuno possa attraversarla. Non lo trovate curioso? È come se si volesse in qualche modo renderla inoffensiva…

Andate a darci un’occhiata se potete, ne vale davvero la pena.

Sandra Pauletto

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