Analisi: “Sotto cieli diversi” Marco Tartari con intervista – Dialoghi edizioni

Analisi: “Sotto cieli diversi” Marco Tartari con intervista – Dialoghi edizioni

 

“Sotto cieli diversi” è una silloge scritta da Marco Tartari, pubblicata dalla casa editrice Dialoghi, collana Glifi, nel 2020. La silloge consta di 49 pagine. C’è una dedica a una donna, che assurge come punto cardine dell’intera poetica del poeta Tartari. L’introduzione di apre con un pensiero di Arakida Moritake in cui si pensa che un fiore caduto non possa tornare sull’albero, a meno che non sia una farfalla. Ecco che il “volo” si fa protagonista assoluto del viaggio, sia esso fisico o spirituale o mentale. Il poeta Tartari, con la sua poesia e con la sua metrica, tratta dell’amore e della lontananza, attraverso ossimori apparentemente inconciliabili e senza alcuna logica, appaiati secondo un costrutto segreto e inaccessibile, accessibile solo al protagonista, come in un culto iniziatico e propiziatorio.

Scrive il poeta Tartari che gli occhi sono” irrequieti come onde”: un movimento un po’ pressante ma anche lieve, che incita al cambiamento e al dinamismo, senza monotonia, senza ripetizione. Un’onda di sentimento genera una perturbazione profonda e lacerante nell’anima, perché l’amore può ferire, senza una causa precisa con l’abbandono e la dissipazione del ricordo e del passato.

Nella poesia “Mediterraneo” il poeta Tartari descrive la natura che si anima (“gli ulivi ascoltano”), dove “il muschio tace impietrito” come se volesse parlare di profondità ma fosse impossibilitato nel comunicare il suo ardore. Ma la natura è viva, viene percepita dagli artisti come entità divina, mai impassibile, essendo fecondante e fecondata proprio per la sua energia e per l’unione misteriosa con l’uomo. “La terra è sazia di pioggia”, come un figlio è sazio dell’amore della propria madre, della figura che lo nutre e lo accudisce con dedizione: la terra quindi sente la legge entropica che sa distruggere ma anche creare.

“Le parole arriveranno/ e saranno le migliori possibili/ saranno uniche”, la parola è l’emblema della comunicazione e dei sentimenti: è il cardine su cui poggia la vita. Lo scrittore Tartari crea attraverso la parola, ma prima della parola, c’è il pensiero, e prima del pensiero, l’immaginazione. Ogni parola rimane assioma impenetrabile; più parole costituiscono una strofa, in questo caso scritta e comunicata alla polis. La poesia cattura l’istante, il momento della creatività.

“Sono fiero/di averti dato tutto”, il poeta Tartari ricorda un attimo di amore e di tenerezza, è soddisfatto di avere regalato un pezzo della propria anima a un’altra creatura umana. In fondo, quando amiamo, doniamo noi stessi all’umanità intera, senza discernere con razionalità, senza calcolo, con una certa ingenuità d’amore.

Nella poesia “Insieme”, ecco che l’autore Tartari riflette sulla vita e sulle sue esperienze: come sosteneva Socrate, bisogna conoscersi intimamente per scegliere in modo appropriato. Ma all’uomo non resta che il libero arbitrio, quindi anche lo sbaglio, il perdono di se stessi e degli altri, “l’occhio non giudicante”, il non ritorno al passato, la visione del “qui e ora”. L’amore è comprendere l’altra persona emotivamente e spiritualmente ; tuttavia non siamo invincibili, siamo esseri fragili, pronti all’errore.  L’amore è anche scambio reciproco, armonia indissolubile, ricordi frastagliati.

In “Una lettera d’addio” il poeta Tartari auspica un riavvicinamento in un’antitesi : il ramo si oppone al all’arido calore dell’asfalto, così la natura, che fa esplodere tutta la sua vitalità si oppone all’afa della città, dell’anima abbruttita dalla società. C’è una verità forse che fa tremare le stelle, tenuta segreta nei pensieri dell’autore, un mistero non sondato, un allontanamento forse non voluto con la persona amata e desiderata. Ecco che in questa poesia si crea un’allitterazione (subire-solchi-sotto), vale a dire una ripetizione istintiva della lettera sibilante: ma non si può essere “ghiacciati sotto il sole”, ecco che si propongono contemporaneamente un ossimoro, un paradosso e un’iperbole.

“Esistono incontri/che non è dato dimenticare”, il poeta Tartari enuncia in questi versi tutta la verità dell’umanità, una verità che schiaccia e che assume un’identità spirituale assoluta: ogni uomo, a prescindere dalla sua origine, rimane creatura irripetibile, degna di valore e di grandiosità.

Consiglio questa silloge per i frequenti ossimori, per i ripetuti paradossi che sono parte imprescindibile dell’animo umano. Inoltre si sonda, attraverso l’uso del verso libero, la volontà di affezionarsi a qualcuno e il desiderio di congiunzione con chi si ama (“saper appartenere a qualcuno” come scrive il poeta). Inoltre, tramite l’Io narrante, col suo segreto, si dà spazio e voce all’umanità intera, ai primi e agli ultimi (spiritualmente parlando) e alla natura.

Ho apprezzato la dolcezza penetrante (“Ti aspetterò”) e lo sguardo inerme del poeta. La morte tuttavia non scalfisce l’amore: “La polvere delle nostre ossa/continuerà a soffiare/su questi limpidi silenzi”, in un addio che è rimediabile, in un’unione che comunque può ancora esserci, che distanzia, almeno nella mente del poeta Tartari, solo in modo apparente.

 

Eloisa Ticozzi

 

 

INTERVISTA A MARCO TARTARI – SILLOGE “SOTTO CIELI DIVERSI” – DIALOGHI EDITORE.

 

Ora abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con il poeta.

 

  • Buongiorno, grazie essere passato a trovarci, da cosa nasce l’esigenza di scrivere poesie?

Una poesia nasce dalla necessità di dare nome e forma a quelle emozioni che in un primo momento sembrano innominabili, ma allo stesso tempo segnano, spesso con un marchio indelebile, i momenti importanti del nostro vissuto, nel bene e nel male.

  • Secondo un poeta che cos’è la poesia?

La poesia può assumere tante forme, essere complessa o lineare. Come scrisse Ghiannis Ritsos, il suo scopo è “lasciare qualcosa a chi verrà dopo – almeno due versi, scritti con la mano della pioggia, che indichino tremanti

sempre, sempre, in direzione del sole”.

  • Gli scrittori di romanzi creano una realtà immaginaria, i poeti fanno lo stesso o è tutto strettamente legato alla propria realtà?

Durante la stesura di “Sotto cieli diversi” ho esplorato entrambe le strade. In poesie come “Mediterraneo” e “Eppure” ho messo in primo piano il lato personale. In “Sura di Aleppo” e “Warwick Crescent”, ad esempio, ho preferito adottare il punto di vista di personaggi inventati.

  • Esiste un legame con la poesia e la parte femminile che c’è in ognuno di noi?

La poesia, al suo meglio, ambisce a stabilire un legame con quelle emozioni universali che accomunano tutti e che scavalcano le definizioni di genere.

  • C’è un poeta a cui ti ispiri o che ti ha aperto al mondo della poesia?

Dante, Leopardi, Ghiannis Ritsos e Pablo Neruda hanno sempre avuto un posto speciale. Con loro ho scoperto quanti e quali traguardi la poesia può raggiungere.

 

Grazie mille a Marco Tartari per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.

 

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