Almanacco cinema 2019 – Le saghe muoiono. Il cinema tira fuori i coltelli.

Almanacco cinema 2019

  1. Cena Con Delitto – Knives Out
  2. I Miserabili
  3. Joker
  4. Martin Eden
  5. I Morti Non Muoiono
  6. It – Capitolo Due
  7. Avengers: Endgame

Rian Johnson, regista di Looper e Star Wars: Gli Ultimi Jedi, dirige un cast iconico addentrato nella famiglia Thrombey, specchio dell’attuale America trumpiana. Harlan, autore letterario e detentore della ricchezza dei Thrombey, viene trovato morto in camera sua. Tutti gli elementi portano al suicidio, ma l’investigatore Benoît Blanc non è convinto. Gli interrogatori aiutano a svelare i segreti di una famiglia disfunzionale unita solo dal bisogno di realizzarsi nella vita attraverso il patrimonio di papà Harlan. Il quadro dipinto mostra inoltre un gruppo di persone accomunate da una forte ipocrisia, un egoismo dilagante e tanti pregiudizi. Cruciale risulterà il ruolo di Marta Cabrera, l’infermiera e amica sudamericana di Harlan. La regia è di alto livello, la trama architettata da Johnson un susseguirsi continuo di colpi di scena, il finale uno schiaffo in faccia alla società razzista e nazionalista.

L’agente di polizia Stéphane Ruiz, recentemente trasferito a Parigi, si unisce alla brigata anti crimine composta da Chris e Gwada. Tra gli abusi di potere dei due superiori e l’imbarazzo del nuovo arrivato, inizia un viaggio all’interno delle bande criminali di Parigi, proprio mentre viene rubato dal circo l’attrazione preferita di Zorro, un leoncino, cosa che coinvolge anche i gruppi di ragazzini. Il debutto di Ladj Ly è gigantesco, la sua indagine sociale profondissima e la sua denuncia feroce.

Un cinecomic che non ha quasi nulla del cinecomic. Todd Phillips ci offre una lettura inedita dell’antagonista principe di Batman tralasciando quasi del tutto il lato d’evasione, preferendo un approccio autoriale che indaga atmosfere noir e thriller. Gotham diventa città immaginifica reale e attuale, la famiglia Wayne viene tratteggiata negativamente e Joker diventa il simbolo degli emarginati, di un popolo dentro il popolo, quello degli individui ingiustamente rifiutati dalla società. Joaquin Phoenix piega il suo fisico alla sofferenza del personaggio; semplicemente da Oscar. Un film che rimane nell’immaginario collettivo come fece l’incisività di V Per Vendetta, ma con un apporto scenico superiore.

Dal romanzo di Jack London e dopo un paio di adattamenti cinemotografici, prende il mano il soggetto dello scrittore Pietro Marcello. Martin Eden viene da un ambiente povero ma vuole imparare, parlare e vivere come un borghese; a causa anche di Elena, ragazza di una famiglia benestante. In una Napoli tra il biennio rosso e gli anni ’70, avvolta da una descrizione temporale a volte confusa, Pietro Marcello tocca un sacco di tematiche importanti: la lotta di classe, l’istruzione scolastica, la democrazia e i suoi inganni. Il film forse concede qualche sequenza di troppo al pathos, ma da un punto di vista tecnico la fattura è altissima, Marinelli notevole e la scelta del soggetto una vera manna per il nostro vuoto ed anestetizzato presente.

Gli apparecchi elettronici vanno in tilt e il ciclo solare è alterato. L’asse terrestre si è spostato a causa della rottura dei poli e la rotazione terrestre è divenuta irregolare. Il disastro non è solo climatico ed ambientale, ma in più i morti stanno resuscitando. Questo perchè, come dice la canzone di Sturgill Simpson, i morti non muoiono. Orde di zombie iniziano ad infestare una sonnolenta cittadina americana tornando a fare quello che più amavano fare da vivi. Jim Jarmusch, regista tradizionalmente sopra le righe, vuole un horror vecchio stile e lo delinea con un umorismo grottesco e getta in parodia tutto ciò che di più prevedibile si può avere dal genere. Satira horror tagliata con l’acceta da un’ironia glaciale, degna del più grande Aki Kaurismaki. Tempi dilatati, massima attenzione alle atmosfere lugubri e umide carpenteriane. I Morti Non Muoiono mette a nudo la nostra società dove i morti non avrebbero bisogno di uscire dalle tombe, perchè sono i vivi ad essere già morti.

Andrès Muschietti chiude la sua rivisitazione del demonico essere Pennywise con un secondo e conclusivo capitolo. Anche stavolta il tentativo di rendere giustizia al tomo leggendario di Stephen King non è riuscito, in quanto sono tante le parti salienti tralasciate (sicuramente anche a causa della censura). Tuttavia il regista argentino si porta a casa il risultato di una buona epopea fanta horror innervata di forza adolescenziale e speranza, azzeccata nella sua ricollocazione temporale, ben interpretata ed egregiamente rappresentata visivamente.

Anche la saga dei Vendicatori giunge al termine. Avengers: Endgame è cinematograficamente un evento epocale (botteghino e cifre di produzione lo confermano). Sta ai giorni nostri come Star Wars lo è stato tra gli anni ’80 e ’90. E se la saga di Lucas, anch’essa proseguita e terminata, non ha potuto vantare una conclusione all’altezza, quella della Marvel/Disney si. Infinity War già aveva colpito positivamente e Endgame pone fine con successo. Meno azione, forse interrotta da troppi momenti riflessivi di non grande rilievo, ma la sceneggiatura si fa’ apprezzare, nonostante gli ardui intrecci temporali. L’apice giunge nel finale con un colpo di scena triste e uno malinconico. Una chiusura emotiva che non mi sarei auspicato.

Zanini Marco

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